Capitolo 12

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Accese la radio proprio nel momento in cui davano "My heart will go on", la canzone usata per Titanic.
Lo supplicai di lasciarla e così fece.

Near, far wherever you are
I believe that's my heart will go on- canticchiavo a bassa voce.

-Siamo arrivati. Scendete e state attente e quando finite vi vengo a prendere e andiamo al Mc- disse Yassin.

-Fratellone io ti adoro- disse Lamis abbracciandolo.

Le sorrise ricambiando poi alzò lo sguardo su di me.
Mi guardava dritto negli occhi in cerca di qualcosa.
Non riuscì a decifrare il suo sguardo.
I brividi percorrevano la mia schiena e sentivo le farfalle nello stomaco.
Era una sensazione strana, mai provata prima d'ora.

La sorella si staccò dal fratello e lo richiamò e nonostante ciò il suo sguardo non si tolse dal mio.

Vedendo che la sorella si voltò verso di me, abbassai lo testa cercando di riprendermi.

-Yassin, capisco che la mia amica è molto attraente, ma così la consumi tutta- dissi Lamis facendomi arrossire.

Non alzai lo sguardo finché la mia amica mi prese per un braccio e mi trascinò dentro ad un negozio di trucchi seguito da quello di vestiti e scarpe.

-Pronto?- disse Lamis rispondendo al telefono- Sì abbiamo finito puoi venirci a prendere.
Capì che stava parlando con Yassin e ne ebbi conferma quando, la stessa Audi nera di quella mattina, si fermò davanti a noi.

Yassin scese dall'auto e prese le nostre buste e le mise nel portabagagli.

-Ma che velocità fratellino!-esclamò Lamis.

-Ero solo qui- disse oltrepassandomi e salendo sulla sua auto.
Fecimo lo stesso anche io e la sorella.
Ovviamente io ero nel sedile davanti in parte a lui.

A metà strada sentimmo Lamis ansimare qualcosa e, dato che eravamo fermi al semaforo, sia io che Yassin ci girammo a guardarla: era sdraiata e dormiva beatamente.

Yassin mi guardò e poi scoppiò a ridere; la sua risata era così contagiosa e mi ritrovai a ridere con lui pure io.

In un quarto d'ora ci trovammo seduti a mangiare tutti e tre con Lamis che si lamentava di come il fratello l'aveva svegliata con un delicatezza di un elefante.

Lui continuava a riderle in faccia e io ero incantata a guardarlo sorridendo.
Aveva proprio delle belle fossette.

-Sahar di qualcosa invece di ridere!- disse Lamis girandosi verso di me e chiedendomi aiuto.

Volevo risponderle, ma vennimo interrotte dal rumore della tosse del fratello che gli era andato di traverso una patatina.
-Ben ti sta cavernicolo!-disse mentre io scoppiavo a ridere e lui si riprendeva.

Questa volta non ero io a fissarlo: mi guardava, quasi incantato, negli occhi e piano piano gli si formava un sorriso in viso.

Finimmo di mangiare ridendo e scherzando e poi giunse il momento di andare.
Yassin insistette di pagare lui il pranzo; la sorella non si fece problemi a dirgli che era ovvio che pagava lui e se ne andò a finire il suo sonnellino mentre io mi sentivo in colpa e lui mi assicurava che magari un giorno gli avrei offerto io qualcosa.

Mentre uscivamo io e lui, notai che dei ragazzi mi fissavano in modo minaccioso e d'un tratto sentì una scossa alla mano.
Yassin mi aveva preso per mano e mi nascose dietro di lui.
Mi sentì protetta come non mai.

Mi aprì la portiera e si assicurò che allacciassi, poi si giro verso quei ragazzi.

Sembrava minacciarli con gli occhi.
Fece il giro della macchina, salì, mi rivolse un occhiata e partì.

Sahar's Story [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora