Kicking me out

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Apro gli occhi di scatto, respirando affannosamente, un respiro simile a quello che si ha dopo una lunga corsa.
Cercando di focalizzare, al buio, dove mi trovo, mi accorgo di esser circondata da pareti in legno chiaro e liscio, che mi ricordano le case sperdute nel regno di Gran Burrone, dove vivevo insieme a mia zia in tempi più felici, migliori.
Solamente che, dal girondolare del mio corpo e dall'ondeggiare del letto e dei mobili piccoli e bassi in questa stanza, deduco che sicuramente non mi trovo a Gran Burrone.
Mi tiro su velocemente sulla schiena, tuttavia, così facendo, mi ritrovo a combattere contro un pezzo di legno duro e compatto posizionato proprio sopra il mio capo.
"Ahia" mormoro, scivolando di nuovo sotto ad un lenzuolo in cui sono stata adagiata e massaggiandomi il punto dove ho tentato di spaccarmi il mio dolce e fragile cervello.
Improvvisamente una sensazione di umido mi avvolge e fa tremare il mio corpo, inducendomi a supplicare mentalmente per una coperta.
Guardando come sono vestita, mi ritornano in mente le fredde acque poco distanti dalle Terre Immortali, il sangue che si spargeva nel mare, il sorriso maligno di Ingwë e... e il sangue di mio padre a colorare la terra.
Deglutisco notevolmente.
Mio padre si era sacrificato.
Non per me.
Per i miei fratelli.
Ma l'aveva fatto.
Tutti questi anni a covare un odio e una rabbia talmente grande verso quell'uomo, verso l'uomo che ha distrutto la mia vita ed ecco che il mio desiderio si esprime, ed eccolo finalmente sparito dalla faccia del mondo.
Eppure, perché non provo gioia?
Perché sento un dolore tale come se avessero ucciso me, invece che lui?
Perché, dopo tutto quello che mi ha fatto?
Senza rendermene conto, lascio che delle lacrime scivolino veloci sul mio volto, realizzando anche che, dopo quello scontro che mi sembra sia appena accaduto, non potrò più rivedere i miei fratelli .
Mi commisero per un po' di tempo, provando a rimuginare e collegare tutto quello che mi è successo, finché, dalla porta di fronte al mio letto, non arriva una folata d'aria fredda ed un'intesa luce, così potente da farmi chiudere gli occhi e abbassare il mio volto bagnato.
Prima di distogliere lo sguardo, però, scorgo una figura, una figura muscolosa e imponente, con un viso angelico incorniciato dai capelli lunghi e gli occhi azzurri che spiccano nel buio.
Se credessi nell'amore, non sarebbe difficile innamorarsi di lui.
Sento i passi della figura avvicinarsi, fino a raggiungere il mio letto.
Lotto contro il desiderio di mirare nuovamente a quella bellezza che ti toglie il respiro, ricordandomi che non c'è amore che tenga davanti al potere o alla ricchezza.
Perlomeno, questo è quello che mi ha insegnato la mia modesta esperienza.
Tuttavia, mi mostro debole e, senza riuscire a trattenermi, con la coda nell'occhio sbircio i movimenti di Legolas.
Davanti alla sua immobilità, non riesco più nemmeno ad emettere un suono.
È possibile che sia così bello?
È possibile rimanere senza neanche una parola di fronte a tanta magnificenza?
Scuoto la testa con veemenza: questi pensieri devono smetterla di passarmi per la testa.
Alzo di nuovo la testa per salutarlo, ma mi ritrovo ancora senza respiro vedendo un taglio rosso solcargli il collo e la guancia.
Non ricordo che nessuno gli avesse fatto quel taglio, prima che mio padre fosse stato preso e barbaramente ucciso.
Non possono essere già arrivati e sbarcati nella Terra di Mezzo.
Percepisco le carezze violente delle onde sotto l'imbarcazione.
Velocemente e senza logica, mi alzo dal letto, buttandomi tra le braccia di Legolas per esaminare il taglio.
Lui, sorpreso e forse anche un po' infastidito dal mio gesto, si irrigidisce senza emettere, però, nessun suono.

"LIe tyava quel?!"
Stai bene?

Domando, scordandomi e infischiandomi di non avergli dato del "lei".
In fondo, ho ancora addosso il suo profumo al the verde e di frutti di bosco.

Lui, con forza e prepotenza, mi stacca le mani dal suo viso e mi riporta bruscamente sul letto, per poi allungare nuovamente le distanze tra noi.
Tutto ciò, sotto il mio sguardo sbigottito ed incredulo che cerca continuamente il suo per trovare risposte ad una simile reazione.
Mi sono solo avvicinata, non lo volevo certo strangolare.

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