4. Ho voglia di baciarti.

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Il breve tragitto è molto silenzioso.
Poi, Fabrizio accosta l'auto proprio davanti alla sua trattoria.
Scende e apre il cofano, per prendere alcuni sacchetti della spesa.

"È qui che mangeremo?" Gli chiedo, aiutandolo con qualche busta e seguendolo fino alla cucina.

Annuisce. "Dovevo venì qui a provà certe ricette, prima di incontrarti" mi spiega, mentre dispone il contenuto dei sacchetti sull'enorme ripiano in metallo della cucina.

"Tu cucini?" Domando, appoggiando la schiena al bancone e avvicinandomi a lui.

Fabrizio sorride:"si, in questi anni ho lavorato come aiuto cuoco in un albergo" resta sul vago ma, vista la sua reazione precedente, non mi va di chiedergli altro riguardo i cinque anni passati lontani da Roma e dal quartiere.
"Vado a lavarmi le mani" dice poi, togliendosi la giacca di pelle per rimanere solo con la t-shirt dei Guns.

Quando torna, mi avvicino ancora di più a lui per osservarlo meglio. "Vuoi che ti dia una mano?" Gli chiedo.

Fabrizio ride:"devi solo stare fermo qui e non muoverti"

"Quindi mangeremo quello che cucinerai oggi?" Oggi, con tutte le domande che sto facendo, sembro un bambino curioso.

"Si, mi farai da cavia. Nun sei contento?"

"Dipende... é mai morto qualcuno avvelenato durante il tuo servizio all'hotel?"

"No" sorride, lanciandomi un'occhiata veloce, "almeno non che io sappia" solleva le braccia solo per un attimo, poi continua a piegare la testa e ad affettare alcune verdure su un tagliere.

"Perché non hai cucinato a casa tua?" Gli chiedo.

"Perché ci sarebbero state troppe distrazioni"

"Troppe distrazioni?" Chiedo senza trattenermi.

Fabrizio sospira spazientito:"si, troppe distrazioni. Ma me pare che qui è la stessa cosa"

"Okay, scusami. Starò zitto allora" dico, sollevando le braccia in segno di resa.

Non posso fare a meno di chiedermi quali fossero le distrazioni. Forse suo figlio... ma perché un figlio dovrebbe essere una distrazione?
Forse è fidanzato e non vuole dirmelo, magari sta ancora con la madre di Libero!
Non posso credere di aver aspettato cinque anni per vederlo tornare in questa città già impegnato con qualcun altro.

Questa posizione sta diventando scomoda, così mi allungo all'indietro, portando le braccia verso il muro e rimanendo a guardarlo senza dire una parola, mentre cucina. C'è talmente tanto silenzio che, se non fosse per il rumore dell'acqua che bolle in una pentola o qualcosa che viene soffritta in una padella, si sentirebbero i nostri respiri.

"Dai, sediamoci che è pronto" dice dopo un po',  mettendo in un piatto degli spaghetti cacio e pepe.

"Dimmi che ne pensi"

"É buona" dico. Non voglio sbilanciarmi dicendogli che è la cacio e pepe più buona che io abbia assaggiato in vita mia.

"Buona, tutto qui?" Mi chiede, mentre anche lui ne assaggia una forchettata. "Mh, secondo me ce voleva 'n po' de sale in più... vabbè" afferma, senza smettere di fissarmi.

Il resto del pranzo prosegue in maniera abbastanza tranquilla. Entrambi ricordiamo vecchi aneddoti del liceo, soprattutto Fabrizio che si divertiva a fare scherzi ai professori e a far cadere ai propri piedi le ragazzine. Mi racconta che, proprio a scuola, ha conosciuto la madre di suo figlio. Adesso lei, grazie alla sua laurea in ingegneria, lavora in Cina e il bambino è rimasto con lui qui in Italia.

Far away-MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora