C'è un leggero venticello stasera. Forse avrei dovuto asciugare i capelli dopo la doccia che ho fatto, invece ho preferito cedere il posto a Fabrizio e uscire da quello spazio ristretto che mi faceva mancare l'aria.
Sono appoggiato alla ringhiera del balcone della suite da quando lui è entrato sotto la doccia, mentre ripenso a tutti gli avvenimenti di oggi. Alla fine ho cercato di distrarre Libero dall'argomento papà
*
"Tesoro, ma tu ce l'hai già un papà" uno stronzo patentato, ma pur sempre tuo padre.
Lui annuisce, poi posa i pennarelli e mi dedica ogni sua attenzione. "Il tuo papà dov'è?" Mi domanda con grande curiosità e io mi sento sempre più a disagio nel dover affrontare un argomento così importante con lui.
"Lontano" gli rispondo, stringendomi nelle spalle.
Libero mi osserva sempre con attenzione.
"Tu non hai un figlio?"Mi metto a ridere, poi scuoto la testa:"no"
"E non puoi essere tu mio papà?" È la seconda volta che me lo chiede e io sento una forte stretta al petto a causa delle sue parole.
Vorrei dirgli che sarebbe bello, si, sarebbe un bel sogno.
"Noi possiamo essere amici!" Gli dico, accarezzandogli i capelli biondi e sembra che la mia proposta gli piaccia, perché sorride anche lui, poi accantona per un attimo i suoi colori e accende il Nintendo Ds.
*
Non abbiamo più parlato di papà-per fortuna- e abbiamo trascorso il resto della giornata insieme a giocare ai videogiochi. Ovviamente lui è mille volte più bravo di me. È un'altra generazione, niente da fare!
Alla sua età non sapevo nemmeno cosa fosse un videogioco e forse è stato meglio così.Poi ho richiamato Simona. Ho lasciato che lui giocasse per un attimo da solo, sdraiato sul letto, ho acceso anche la televisione, affinché non mi sentisse, poi sono uscito sul balcone, accostando leggermente la porta a vetri per poter chiamare la mia migliore amica e sfogarmi un po' con lei.
Il bambino sta dormendo adesso. Fabrizio gli ha detto qualcosa, mentre stavo facendo la doccia. Era su di giri quando suo padre è rientrato dal convegno. Gli ha raccontato per filo e per segno come abbiamo passato tutto il tempo oggi, sottolineando quanto fosse stato bravo e si fosse comportato bene.
Invece, Fabrizio con me ha scambiato solo qualche parola. Giusto quello che serviva per metterci al corrente della sua giornata. Nemmeno durante la cena si è sbilanciato più di tanto e io sto aspettando con impazienza il momento in cui potremo finalmente parlare.
Il rumore della porta scorrevole che si apre mi fa trattenere il fiato: lui è qui. Cerco di non mostrarmi nervoso ai suoi occhi, perché altrimenti sarebbe peggio.
Porta la sigaretta alle labbra, la accende, poi espira, poggiandosi con i gomiti alla ringhiera. Non parla, forse ha bisogno di tempo...Devi smetterla di dargli 'sto cazzo di tempo, Ermal!
Una vocina perfida nella mia testa interviene, forse non dovrei dargli retta. Ma proprio quando mi decido a parlare, lui mi precede, dandomi l'ennesima batosta della giornata.
"È finita, Ricciolè..." lo dice con un tono di voce calmo e lento. Per me è come l'effetto di una lama che mi si infila lentamente dentro al petto e poi esce ancora più lentamente.
"Ma davvero, Fabrizio?" Sento crollare ogni certezza, sento l'intero soffitto dell'albergo che si sbriciola sulla mia testa e il cervello mi va in tilt per qualche istante. So bene cosa significhi per lui quel diminutivo e speravo seriamente di non sentirlo mai più.
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Far away-MetaMoro
ChickLit[completa] Il giovane Fabrizio Mobrici torna a Roma con suo figlio Libero dopo cinque anni trascorsi lontano ed è proprio qui che conosce Ermal, il ragazzo con cui ogni mattina compiva lo stesso tragitto per andare a scuola e di cui non sapeva neppu...