III

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Il fatto che Den, non voglia portare il falco dal veterinario per controllare se sta bene, è al quanto strano.

-Di la verità, l'hai ottenuto illegalmente vero?-

Inizialmente mi  guarda stranito,  per poi spostare lo sguardo sul falco che ho ancora tra le braccia, capendo di cosa sto parlando.

Si ferma sulla soglia di casa, fissando la maniglia di ottone su cui c'è appoggiata la sua mano, borbottando un -è complicato-

-Che cosa c'è di complicato?

Den apre bocca, ma la richiude di colpo senza riuscire a dire nulla,  limitandosi ad alzare ed abbassare le spalle.

-Ci sono cose che è meglio non sapere, fidati-  apre la porta di scatto, ed entra lasciandola spalancata.

Qualcuno qui è un pò suscettibile.

Il falco a differenza di Den, è fin troppo tranquillo,  ma soltanto perchè si è addormentato tra le mie braccia.

Avere un falco pellegrino tra le braccia, dormiente, è un qualcosa che non avrei mai pensato potesse capitarmi.

Non pensavo nemmeno che sarei stata attaccata da un qualcosa dotato di artigli e zanne, ma a quanto pare ho dovuto ricredermi.

I rintocchi di una campana, risuonano per la strada, mentre i raggi del sole iniziano a colorarsi di un color arancione rossastro.

-Sono già le 17?

Un raggio del sole, colpisce sia me che il falco, che spalanca gli occhi di scatto, più il sole cala, più inizia ad agitarsi come un ossesso sbattendo le ali, lanciando versi acuti e striduli.

Sono costretta a lasciarlo andare, sento gli artigli delle zampe che mi graffiano la pelle, si lancia verso le scale svolazzando per salire al piano di sopra.

-Oh dannato pennuto! Ed io che ti stavo aiutando!

Potrei fregarmene, ed invece corro dietro ad un rapace che potrebbe cavarmi un occhio se volesse.

Ed è con un momento come questo che uno inizia a chiedersi se i propri neuroni ci sono oppure no, i miei probabilmente no.

Vado verso l'unica porta semi aperta, che mi capita agli occhi, il che con il senno di poi si rivela un errore tremendo.

La spalanco di scatto, senza guardare prima dentro.

-Ok uccellaccio, ora ti....-

Le parole mi muoiono in gola, quando vedo Hiccup, immerso nella vasca, i capelli arruffati come se l'avessi svegliato.

-Astrid?-

Sbatte gli occhi, mettendoci un attimo che sono davvero io.

Il suo cervello sembra recepire soltanto ora davvero la mia presenza, la comprensione attraversa il suo sguardo.

-Astrid!- urla alzandosi di scatto in piedi, inorridito.

Hiccup, gocciolante e nudo, proprio davanti a me inizio a pensare che c'è qualcuno che da qualche parte mi odia.

I muscoli, a differenza di ciò che avrei potuto pensare sono tonici, scattanti di chi è abituato a correre.

Ok, se mai dovessi schiattare, spero sia ora, schiatterò felice.

Hiccup per puro istinto si copre l'unica cosa che può coprire con le mani, i suoi occhi vagano come a cercare un appiglio da qualche parte.

Doccia fredda, ho bisogno di una dannata doccia fredda.

Two Souls, One HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora