[Cold and broken heart]

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1 dicembre.

Freddo.

Era un monotono giorno invernale nella gelida Seoul, ma le parole delle persone e il rumore dei clacson delle macchine vagavano ancora nell'aria di quell'enorme e noiosa città.

Namjoon era lì, seduto su una cigolante sedia sul balcone di quella casa popolare - che di casa non aveva nulla- che condivideva con il suo ragazzo.

Un modo poco opportuno per definire quella sottospecie di stronzo.

Namjoon sapeva benissimo che lo tradiva.
Quella relazione si stava reggendo sopra dei petali di un fiore, non aveva più nulla di qualcosa definibile amore, o passione, o sentimento.

L'attrazione fisica c'era ancora, ma come poteva, Namjoon, baciare quelle labbra che non erano più sue e toccare quel corpo minuto senza pensare a chi o quando l'avesse fatto dopo di lui?
Magari il giorno dopo, magari lo stesso.

La fredda e frizzante aria invernale entrava nelle narici del ragazzo, solleticandole e arrossando ancor di più le guance e la punta del suo naso, che già erano rossi per il pianto liberatorio di qualche minuto prima.

Si accese una sigaretta meccanicamente.

In quella casa Namjoon si è giocato i polmoni, la vita e anche la spensieratezza che un tempo lo caratterizzava.

Era iniziato tutto con un saluto, un sorriso, una confessione e il padre incazzato che decise di non avere più a che vedere con lui.

Jin ha affondato lentamente e dolorosamente gli artigli in lui, ma la genuinità e la gentilezza del -prima adolescente- Namjoon riusciva a nascondere tutto alla perfezione.

Con il tempo, dopo i cambiamenti radicali che entrambe le parti subirono, tutto iniziò a sgretolarsi e la verità celata dietro tutte le uscite anticipate, i post-it attaccati al frigorifero, il letto per metà freddo e la mancanza di attenzioni da parte del maggiore iniziarono a far insospettire il più giovane, che altro non chiedeva oltre l'apprensione e un po' di vero amore.

Un tiro, la gola bruciava.

Come quella volta che Namjoon entrò in un pub trasandato per dimenticare il dolore e la solitudine; ordinò qualcosa di forte e la gola gli bruciava come se fosse in fiamme.

Secondo tiro, il fumo impregnava i suoi vestiti.

Come quando i suoi amici sballati dall'erba lo misero nei guai con i genitori a causa dell'odore sgradevole che emanava.

Terzo tiro, il nervosismo l'abbandona.

Come quella volta in cui ha urlato contro il cuscino, pentendosi delle sue scelte.

Cɪɢᴀʀᴇᴛᴛᴇs (K.Nj.+M.Yg.) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora