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«Namjoon, sta iniziando a far freddo, che ne dici di tornare ognuno a casa propria?»

Namjoon ci pensó su per qualche secondo.
Voleva passare altro tempo con il maggiore e non voleva assolutamente andare a casa da solo.
Avrebbe preferito portare con sé Yoongi e passare la notte insieme a lui, magari a parlare di libri o di serie tv, o magari in silenzio, che tra di loro non erano necessare le parole per esprimersi.
Oppure semplicemente dormire.
Si, avrebbe invitato Yoongi a casa sua per quella notte.
Ancora si ricordava quanto fu stato bello svegliarsi accanto a lui, teneramente accoccolato al suo petto, con quell'espressione perennemente imbronciata.
E si ricordava anche dell'erezione mattutina ben nascosta tra le gambe per non allontanare il tepore del corpo di Yoongi da lui.
La sola compagnia del maggiore era paradossalmente piú bella e soddisfacente di un preliminare.
Quindi prese coraggio e dopo qualche istante gli rispose con un'altra domanda.

«Che ne diresti invece di venire da me stasera? Si fa festa.»

Yoongi parve rifletterci per qualche istante, con quello sguardo perso che spesso preoccupava Namjoon, ma annuí in risposta, facendo tirare un sospiro di sollievo a quest'ultimo.
Si alzarono quasi contemporaneamente dall'erba e Yoongi rabbrividí a causa dell'aria fredda.
Il minore, accorgendosene, si apprestó a coprire le spalle del ragazzo con il proprio giubbino.
Un gesto tanto carino quanto inaspettato, che lasció perplesso il maggiore.
Quest'ultimo peró, nonostante la confusione iniziale, si strinse nel cappotto impregnato del profumo di Namjoon e lasció che lo riscaldasse, arrossendo leggermente sulle gote.
Cosa che non passó inosservata al minore, che fece un adorabile sorrisetto e inizió a camminare verso casa, seguito a ruota dal ragazzo delle sigarette.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso e molto piacevole per entrambi.

Una volta davanti a casa -Namjoon aveva traslocato qualche settimana prima, trovando casa in un appartamento molto grazioso nel centro della caotica città, in una posizione strategica: abbastanza vicino al suo studio e alla casa di Yoongi, cosa che quest'ultimo, comunque, non aveva ancora notato - il minore aprí la porta e fece passare il suo hyung.
Entró dopo di lui, richiudendo la porta alle sue spalle.
«Fa' come se fossi a casa tua!»
esclamó contento Namjoon, mentre Yoongi si guardava intorno.
L'arredamento era semplice, ma sembrava davvero molto costoso.
I mobili, in legno pregiato, riscaldavano la stanza.
Namjoon, con il lavoro che faceva, era molto agiato economicamente, e conduceva una vita migliore rispetto a quella di molti mesi prima.
Una cosa che saltó subito all'occhio del ragazzo-mentina era una grande libreria a muro, che rivestiva una parete intera.
Era... affascinato.
Ma era una cosa che si aspettava dal maggiore.
Per Yoongi, Namjoon, era un uomo davvero intelligente e colto, e lo ammirava molto per la sua curiosità e il suo interesse verso la letteratura.
Sorrise e si tolse le scarpe, come era di consuetudine fare in Corea.

«Siccome non hai il pigiama potrei prestarti qualche vestito comodo per dormire.»
Annunció Namjoon, osservando il maggiore.
«Mi va bene anche solo una maglietta.»
Rispose quest'ultimo, mentre il piú alto si avvicinava a lui.
«Seguimi.»
Ordinó il minore, prendendolo per mano e portandolo in camera.
Yoongi aggrottó le sopracciglia.
«Ti avrei seguito in ogni caso, non c'era il bisogno di trascinarmi con te in giro per casa.»
Disse, imbronciato.
Nel frattempo Namjoon si avvicinó all'armadio e prese una maglietta per Yoongi.
Era semplice: bianca, di cotone, abbastanza lunga.
Gliela lanció e il maggiore la prese al volo, ringraziandolo.
«Puoi andare a cambiarti, il bagno é la stanza accanto a questa.»
Gli spiegó, Namjoon, gesticolando come un ossesso.
Aveva preso questa strana abitudine di muovere le mani in modo scomposto dai suoi colleghi di lavoro.
Yoongi seguí le sue istruzioni e andó a cambiarsi.

Namjoon, felice, si giró per richiudere l'anta dell'armadio, calcolando male le distanze e colpendola con la faccia.
Imprecó dal dolore e la richiuse con un pugno, ma ci mise troppa forza, e l'anta gli tornó indietro, sbattendo nuovamente sulla sua faccia.

«Oh ma porca puttana.»

Cɪɢᴀʀᴇᴛᴛᴇs (K.Nj.+M.Yg.) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora