[Lonely]

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“Se tu fossi stato con me
t’avrei chiesto scusa.
Oppure aiuto.
Invece non c’eri;
incredibile come gli altri
manchino sempre nei momenti
in cui se ne ha bisogno;
passi giorni, mesi,
anni interi con qualcuno
a cui non hai da dir nulla
e nel momento in cui hai da dirgli qualcosa,
magari scusami, aiuto,
lui non c’è e tu sei solo.”

21 dicembre.

Dopo quella chiamata Namjoon rimase per un po' sul letto a meditare su sé stesso.

Di sicuro non si sarebbe mai aspettato una notizia del genere, soprattutto dopo tanto tempo che smise di credere nei suoi sogni.
E in sé.

Si rispose che forse il fato cambiò idea su di lui e che il suo destino sarebbe forse cambiato.
In meglio? In peggio?
Namjoon non lo sapeva.
Solo il tempo sembrava conoscere la risposta.

Con cautela scese dallo scomodo divano dirigendosi in camera sua e scelse alcuni vestiti dall'armadio.
Namjoon non era tipo da vestiti eleganti e fastidiosi, quindi optò per qualcosa di semplice ma d'effetto.

Mentre indossava i pantaloni, sentí la porta di casa sbattere, segno che qualcuno fosse tornato.

«Namjoon?»

La voce riluttante di Jin si fece spazio tra i corridoi del trilocale, e il diretto interessato rispose scocciato con un monosillabo.

«Sei in camera?»

Sentí la voce del ragazzo avvicinarsi sempre di più fino a quando vide sbucare dalla porta la sua faccia accigliata.

«Che c'è?»

«Ecco, io-»

Namjoon lo interruppe sovrastando la voce di Jin con la sua, sapendo già cosa stesse per dire.

«Se è per ieri sera, non ti
preoccupare ci sono abituato.»

«Ma-»

«Taci.»

Il maggiore restò in silenzio, e solo dopo che Namjoon si allacciò i pantaloni gli chiese perché si stesse vestendo.

«Forse troverò un lavoro.»

Ci furono attimi di silenzio.

«Un lavoro? Dove?»

«Casa editrice Kim, il
capo vorrebbe parlarmi.»

«È sempre stato il tuo sogno
diventare uno scrittore, perché
non esulti?»

A causa tua, avrebbe voluto dirgli Namjoon, ma non disse niente.
Jin, invece, continuò a parlare.

«Joonie, perché mi tratti
cosí?»

«Così come?»

«Sei così freddo..»

«Non sono freddo.»

«Si che lo sei.»

«Ascoltami attentamente, Seokjin.
Mi sono stancato di stare solo in
questa casa di merda a fumare
sigarette di merda tutto il giorno
con la consapevolezza che tu
mi stia tradendo con un altro.»

Jin a quelle parole restò fermo come un sasso, scottato.
Come aveva fatto Namjoon a capirlo?

Intanto, l'altro ragazzo stava tremando, tremando con i pugni stretti e la mascella serrata, per cercare di non versare lacrime.

«Per ore ti ho aspettato con la cena calda,
per ore ho pianto da solo in camera,
da solo e tu non c'eri.
Tu non ci sei più.»

«Namjoon lasciami spiegar-»

A quel punto non ce la fece più e Namjoon cominciò a piangere.
Pianse come non fece da tanto, pianse perché voleva liberarsi di tutto.

«Non devi spiegare.
Non sono stato abbastanza io,
da costringerti a tradirmi.
Almeno lui ti rende felice?
Ti fa sentire al sicuro?
È migliore di me?»

Il maggiore, spiazzato, non rispose.

Allora Namjoon varcò la porta senza aggiungere altro, a testa bassa, e Jin non lo seguí.

Cɪɢᴀʀᴇᴛᴛᴇs (K.Nj.+M.Yg.) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora