[meet.]

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23 aprile
ore 17:28

Namjoon stava passeggiando in riva al fiume.
Si stava dirigendo verso il luogo dove lui e Yoongi avevano stabilito d'incontrarsi.
Il tempo era volato via, come con un soffio di vento, e loro si contattavano sempre di meno.
Quel giorno facevano una settimana senza scambiarsi neppure i saluti, come era solito fare appena si svegliavano.
Non erano piú uno nei pensieri dell'altro, entrambi indaffarati e troppo presi dalle loro rispettive occupazioni, a malapena si ricordavano di esistere.

Yoongi, pur essendo piú grande di Namjoon, aveva faticato molto per ottenere un lavoro, non avendo frequentato l'università.
Una scoperta davvero sorprendente per il minore che, ascoltando parlare il ragazzo, rimaneva quasi estasiato dal suo modo idilliaco di esprimere le sue idee e opinioni.
Yoongi, di sicuro, non era mancante in nozioni. I soldi nel portafoglio per pagarsi gli studi non li aveva, l'intelligenza, invece, si.
Sapeva perfettamente come esprimersi, anche lui amante di romanzi e documentari, dei quali discuteva con Namjoon nei loro pomeriggi passati a farsi compagnia.
Conversare con Yoongi era costruttivo, conversare con Namjoon, invece, stimolante.

E ad entrambi, nel profondo del cuore, mancavano questi momenti.
Per questo, quando Namjoon arrivó nel luogo d'incontro, si sorprese quando si sentí stringere forte da due gracili braccia.
Abbassó la testa e vide una chioma di capelli color menta strusciarsi contro il suo petto.
E sorrise, riconoscendo il ragazzetto delle sigarette.
«Buon pomeriggio, mentina.
É da un bel po' che non ci sentiamo.»
disse, ricambiando l'abbraccio, stringendo il suo corpicino tra le possenti braccia.
Si, Namjoon aveva iniziato da qualche mese a fare palestra, ed i risultati erano ben evidenti.
Le magliette non gli entravano piú a causa dell'aumento di massa muscolare, quindi li gettava nei cassonetti dei vestiti che venivano poi regalati ai bambini poveri, nonostante i suoi vestiti fossero esageratamente troppo grandi per essere indossati da loro.
Yoongi non ci mise molto ad accorgersene, quindi sollevó la testa e lo guardó interrogativo.
«Tu non mi scrivi piú, ed io non voglio infastidirti.»
osserva, con un forte tono di vittimismo quest'ultimo, inziando cosí un'accesa discussione su per chi, per come, per dove, perché e quando avevano smesso di parlarsi.
Finirono poi per parlare delle loro giornate e dei loro inconvenienti, dal primo all'ultimo.

Si fecero le dieci, o forse le undici.
Non si diedero un orario, scrutavano il cielo, poi si guardavano negli occhi ed il riflesso delle stelle in essi.
C'era silenzio, non servivano altre parole.
Il rumore dall'acqua del fiume che scorreva e il casino della città che li circondava, che lasciava a loro lo spazio necessario per raccogliere le parole, formulare frasi, e lasciare il silenzio parlare al posto loro.
Namjoon, dopo un po', distolse lo sguardo dal fiume, e percorse con esso, molto minuziosamente, il profilo del delicato viso del maggiore.
Le gote color pesca, il nasino rossastro, gli occhi dal taglio felino, in quel momento chiusi, e quelle labbra..
...piccole e carnose, rosee ed invitanti.
Namjoon si morse il labbro inferiore, tornando a guardare il paesaggio.
La sua attrazione per il maggiore era più che palese, ma non agli occhi del diretto interessato, che si riposava al suo fianco.
Lasció il suo sguardo piú e piú volte cadere furtivamente sulla pelle candida e pallida del collo di Yoongi.
Avrebbe voluto sfiorarla in quel momento, ma no, non si sarebbe mai permesso, era contro ogni suo principio.
Spostó lo sguardo su ogni angolo del corpo del minore, sapendo che non avrebbe aperto gli occhi, cogliendolo nell'atto di squadrarlo con occhi affamati.
Sospiró, poi ascoltó l'improvvisa proposta del maggiore.

«Namjoon, sta iniziando a far freddo, che ne dici di tornare ognuno a casa propria?»

Cɪɢᴀʀᴇᴛᴛᴇs (K.Nj.+M.Yg.) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora