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Abbottonandosi anche l'ultimo bottone della camicia, Eren si diede una lunga occhiata allo specchio: quella sera, era particolarmente bello.

I capelli gli cadevano perfettamente lisci sulla fronte, setosi e scuri, a contrasto con i suoi occhi verdi.
La camicia gli stava d'incanto, ed insieme ai pantaloni gli donava un'aria elegante.

Eren si era sempre ritenuto un ragazzo carino. Molte persone glielo facevano notare, e lui accettava consapevolmente tutti i complimenti.

Ma quella sera, si sentiva particolarmente carino.
Tutta la sua bellezza, però, sarebbe andata sprecata. Eren era bello, ma per nessuno in particolare.

Levi non sarebbe andato alla festa. Essere attraente sarebbe stato del tutto inutile.

Spruzzandosi un po' del suo profumo preferito, uscì dal bagno, trovandosi davanti i suoi compagni di stanza, tutti vestiti di tutto punto e belli quanto lui.

«Sono così nervoso» disse Marco, una volta che tutti si furono riuniti «Ho un brutto presentimento riguardo a stasera».

«No no no no, Marco» lo zittì Jean «Smettila di fare il guastafeste. Armin ha architettato tutto, e se un piano è stato ideato da Armin, non c'è modo che possa andare male».

Armin sorrise timido, stringendosi nelle spalle.

«Sarà, però sono comunque nervoso».

«Ti prego, Marco» sbuffò Jean «Ne abbiamo parlato mille volte. Non rendermi più nervoso di quanto non sia già».
Con un'occhiata al telefono, si diede un'ultima sistemata alla camicia e si rivolse ai suoi amici: «Sarà meglio andare. Gli altri ci staranno aspettando».

Dopo aver preso un profondo respiro, tutti uscirono dalla porta della loro sicura camera d'albergo, consapevoli che il rischio che stavano correndo quella sera era grande.

Ma del resto, la vita sarebbe decisamente noiosa senza un pizzico di rischio.

Una volta fuori in corridoio, si ritrovarono gran parte dei loro compagni, naturalmente anch'essi vestiti in modo elegante.

Alcuni, come Petra e Christa, sembravano sul punto di morire dall'ansia. Altri, come Ymir e Hanji, sembravano invece a proprio agio, come se scappare nel bel mezzo della notte per le strade di Londra fosse per loro un'abitudine.

Una cosa, però, li accomunava tutti: il silenzio. Tutti parlavano sottovoce, bisbigliando tra di loro e cercando di non emettere nessun tipo di suono.

La ragione era abbastanza ovvia: i professori erano in agguato, e al minimo rumore avrebbero potuto insospettirsi e coglierli di sorpresa.
Non che ci fosse bisogno di essere così silenziosi, in realtà, dato che c'era un intero piano a separarli, ma il silenzio creava comunque un'atmosfera che alimentava la loro adrenalina.

Le porte delle altre camere si aprirono man mano che gli altri studenti finirono di prepararsi.
Mikasa e Sasha uscirono da una porta in fondo.
Poi, fu il turno di Reiner e Bertholdt, che una volta usciti dalla loro stanza si diressero subito verso Annie, che li aspettava a braccia conserte.

Gli ultimi ad uscire dalle loro camere furono Eld, Oluo e Gunther.

E mentre aprirono la porta della loro stanza, Eren ebbe uno scorcio di cosa c'era dentro, o meglio, di chi.

My Other Half • EreRiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora