Capitolo 1

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A distrarmi dai miei pensieri è stata la campanella che dà a significare l'inizio delle lezioni. La mattinata è andata bene, senza alcun intoppo. Arriva l'ora di pranzo, infatti, appena esco dalla classe vedo Sungjae dirigersi verso di me. Ha degli occhi enormi ed è più alto di me, circa 20 centimetri in più. Ha una mascella abbastanza visibile che risalta le sue labbra, i suoi capelli sono neri e, come gran parte dei ragazzi coreani, li ha a caschetto. Frequenta l'ultimo anno, è più grande di me.

Ricordo ancora il giorno in cui ci siamo conosciuti, è stato uno dei più belli che io abbia mai vissuto. Era il mio primo giorno di scuola, avevo sedici anni. Ero disorientata, quindi decisi di chiedere delle indicazioni. Mi avvicinai ad uno studente e gli dissi in modo confuso: «Scusami», quando si voltò mi rivolse un sorriso e mi disse: «Ciao!». Mi scusai nuovamente e gli chiesi l'indicazione per il 1ªC. Mi rispose che si trovava lungo il corridoio, l'ultima porta a destra. Lo ringraziai e feci per andarmene, ma lui mi fermò prendendomi per il braccio e aggiunse: «Io sono Yook Sungjae, tu?», mi chiese sorridendo. Da lì iniziò una grande amicizia.

Sorrido appena si avvicina. E' così bello, io non provo amore per lui, ma solo un'infinità di bene. Ricambia il sorriso e mi dice: «Ciao, Sunmi!» riprende a sorridere.

Gli rispondo con un tono allegro: «Sungjae!» lo abbraccio e lui fa lo stesso.

«Come sono andate le vacanze estive?» gli domando curiosa, ma lui fa le spallucce, dicendo: «Non ho fatto nulla di bello quest'anno.», sta un momento in silenzio e mi chiede come sono andate le mie.  «Beh...» ridacchio pensando a quanto potesse essere invidioso se sapesse che sono stata in Giappone. Mi guarda con occhi che esprimono curiosità, e termino dicendo: «Sono stata in Giappone» sorrido falsamente dopo aver detto questa frase, lui mi guarda incredulo e fa il broncio. Comincio a ridere, e quando smetto lo invito ad andare a mensa. Lui annuisce e ci avviamo.

Entriamo nella mensa, e ci andiamo a prendere da mangiare: io ho preso delle polpette al sugo, mentre lui nulla, spesso mangia molto. Strano. Mentre ci andiamo a sedere guardo gli alunni che si trovano all'interno della grande sala: ci sono le ragazze del club di danza, quelli del club di basket e di tennis. Ci sono anche i sette ragazzi, stanno ridendo mentre guardano il telefono che ha in mano uno di loro, Park Jimin.

Seguo Sungjae e ci sediamo al nostro solito posto, non pronuncia una parola, ha lo sguardo puntato verso il basso.

Corrugo la fronte.

«Hey,» dico con aria interrogativa «Che hai?».                                                         

«Sunmi...» dice con un filo di voce per poi iniziare a singhiozzare.                                                     

«Che succede?» domando, cominciando a sentire i miei occhi bruciare. Non mi piace vederlo piangere.       

«Oggi non sono venuto a scuola per fare lezione.» mi risponde freddo. Lo guardo con aria interrogativa, non capendo, e aggiunge: «Ricordi l'anno scorso quando picchiai a sangue quel ragazzo?» annuisco sperando che non sia come penso.                                                                        

«Il signor Lee n'è venuto a conoscenza. Sono stato espulso.» dice guardandomi negli occhi con paura.

Un'enorme sensazione di vuoto mi penetra nel petto, come se fosse una lancia invisibile. Lascio cadere a terra la posata che ho avuto in mano fino a poco tempo fa. Gli occhi cominciano a bruciare e io non riesco a muovere le pupille, neanche a sbattere le palpebre a causa dell'orribile notizia.

Lentamente alzo lo sguardo incrociando il suo, aspetto il momento in cui mi dirà che sta scherzando, ma ciò non avviene. Sento scorrere le lacrime lungo le mie guance mentre lo guardo, neanche lui riesce a proferire parola, ma improvvisamente dice: «Potremmo incontrarci fuori scuola.» sorride falsamente.                 

Non riesco ad aggiungere altro, mi alzo causando gran rumore con la sedia facendo voltare un po' di studenti nella mia direzione. Abbasso lo sguardo, non mi piace essere fissata mentre piango, è davvero imbarazzante. Mi avvio verso la porta della mensa. A peggiorare la situazione è Sungjae, che urla il mio nome attirando completamente l'attenzione di tutti gli studenti. Mi volto e noto che è quasi sul punto di piangere, rompo il contatto visivo che si è creato e mi vado verso la porta della mensa. Prima di uscire rivolgo un'occhiata a tutti gli studenti che mi guardano, anche i sette ragazzi. Non mi hanno mai calcolata, almeno fino ad oggi. Stanno facendo dei sorrisi, come se fossero divertiti dalla situazione.

Mi faccio coraggio e, per fare in modo che tutti mi sentino, alzo la voce dicendo: «Cosa avete da guardare?», abbassano tutti lo sguardo, tranne i sette ragazzi, stanno ridacchiando, mentre fissano Kim Taehyung che, nel frattempo, mi guarda con una faccia disgustata. Si volta verso i ragazzi e fa cenno di no con il viso, ma loro annuiscono ridendo a crepapelle. Stanno tramando qualcosa.

Esco dalla mensa con le lacrime agli occhi. Vado in classe aspettando che inizino le lezioni.

"Sarò di nuovo sola" penso.                                                                                                         

Mi metto le mani sul viso e comincio a piangere disperatamente. Non avrei mai immaginato che sarebbe andata così. Mai.

"Cosa farò?" mi domando. 

Adesso mi prenderanno di mira. Ho paura. Mi sento una criminale che sarà privata della libertà per sempre. Mi sento intrappolata in un pozzo senza via d'uscita. Mi sento come una mosca incastrata nella ragnatela di un ragno. In ogni sensazione che ho vedo me che soffro, vedo me sola.   

«Cosa farò?» dico ad alta voce.

«Fai come se non fosse successo nulla, tanto vi vedete solo qui a scuola, no? Non è un vero amico se è realmente così.» dice una voce maschile. Alzo lo sguardo e vedo Kim Taehyung, quell'odioso Kim Taehyung con un ghigno sul viso. E' sulla soglia della porta, appoggiato con la spalla sinistra. 

Non ha del tutto torto, io non esco spesso di casa, non mi piace stare all'aria aperta. Ma Sunjae mi ha sempre protetta in ogni occasione. Lui è un vero amico.

«Cosa vuoi? Cosa ti porta qui da me?» dico.  

Lentamente mi si avvicina e intanto inizia a parlare: «Rispondi alla mia domanda.», poggia le sue mani sul mio banco e si china per guardarmi meglio in faccia.

«Non sono cose che ti riguardano, ora vai via.» dico fredda.

Con un tono acido dice: «Senti, ragazzina, porta rispetto dato che sono più grande di te.» fa un sorriso.

Voglio spaccargli la faccia, vorrei che Sungjae fosse qui. Lo guardo negli occhi: «Ragazzina? Ma ti sei sentito? Hai solo un anno in più di me, non sei nessuno per dire quel che devo fare.» e, poggiando la schiena sul muro, sussurro: «Non poteva rompere a qualcun'altra? Ha tante ragazze che gli fanno la corte.»        

«Cosa hai detto?» dice con un tono irritato.

Io ripeto le mie parole come se nulla fossero, ma lui mi afferra il polso stringendo forte guardandomi dritto negli occhi, e rispondendo: «Devi portarmi rispetto.»       

Lo lascia violentemente per poi far sbattere la mia mano sul banco. Si mette in posizione eretta e si dirige verso la porta.

Si ferma e si volta per guardarmi.

«Ci vediamo, Jin Sunmi.» sorride per poi uscire dall'aula e non ritornare più.

"Sono sola di nuovo."

Rimango a fissare la porta ripensando a quel che è successo.                              

«Stronzo.» sussurro.

"Chi si crede di essere. Se non fosse ricco, non tratterebbe gli altri in questo modo." penso.                         

Senza Sungjae passerò un inferno in questa scuola.

ANGOLO AUTRICE

Scusatemi per eventuali errori.

In molti mi hanno chiesto il motivo per cui ho scritto "secondo superiore" e non "quarto superiore." Per il semplice motivo che in Corea la scuola non è strutturata come quella italiana:
Le superiori in Corea si iniziano a frequentare a sedici anni e terminano a diciotto.

Why Me? [Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora