Capitolo 10

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«Andiamo lì, c'è posto.» lascia la mia mano sorridendo per poi avviarsi al tavolo libero. Guardo per un brevissimo periodo il mio palmo destro: è rosso a causa della sua mano calda, grande e morbida. Accenno un sorriso sulle labbra e dopo mi decido a seguire il mio nuovo amico, Mingi. Poso il vassoio sul tavolo, ho preso le due solite polpette al sugo. Lui è di fronte a me sorridente, ha i denti bianchissimi, li curerà molto immagino.

«Anche tu le polpette al sugo?» lo guardo in attesa di una risposta. Annuisce, «Oh!» rivolge un'occhiata al suo cibo, e dopo torna ad osservare me. «Sì.» fa una leggera risata — è carino. Ritorna serio e aggiunge: «Ho visto te che le prendevi, quindi suppongo sia il cibo migliore.»

Scuoto la testa ridendo, «Ci sono diversi punti di vista. Io trovo che questo sia il meno disgustoso, ma tu puoi pensarla in modo diverso.», non risponde. Ha le gote arrossate e ha un enorme sorriso imbarazzato. «Però mi fa piacere che tu abbia scelto quel che ho deciso di prendere io.» dico per farlo sentire meno a disagio. Lui fa "" con il capo e io mi limito a sorridere.

«Chi era quel ragazzo?» domanda improvvisamente.

«Quale ragazzo?» chiedo con un pizzico di nervosismo.

«Quel ragazzo!» dice ovvio sorridendo. «Quello che ci ha guardati in un modo indescrivibile nel corridoio.»

"Kim Taehyung".

«Oh!» sorrido agitata. Mingi inclina il viso a destra corrugando la fronte. «Era Kim Taehyung, nessuno d'importante per me» faccio un sospiro, «ma per tutta la scuola lo è.» tiro un respiro di sollievo, ma lui pare non farci caso.

«Come mai è così importante quello là?» chiede posando gli avambracci sul tavolo, per poi rivolgere al tavolo di lui uno sguardo strafottente. «Non ha nulla di tanto speciale.» torna ad osservarmi.

«Sarà perché ha molti soldi. Sai, i suoi genitori sono direttori di una grande impresa qui in Corea del Sud.» dico a malincuore, magari fossi io così ricca. Mio padre guadagna sempre meno a lavoro, mentre mia madre è sempre a casa. La mia famiglia sta cadendo lentamente, sia dal punto di vista economico che da quello sociale. E' così brutto.

«Come mai viene in una scuola pubblica?» si sporge più verso di me. Faccio le spallucce, «Probabilmente è perché ci sono più ragazze. Non lo so di preciso.» lui si limita soltanto ad annuire.

Sospiro rumorosamente. "Menomale che non ha chiesto nulla di particolare". Mi guardo intorno. Incontro i suoi occhi, ha la fronte corrugata mentre mi fissa, io faccio lo stesso. Fa un movimento con il capo indicando la porta.

Si alza e io attendo qualche minuto per non lasciare sospetti.

"Cosa vuole?" mi domando in continuazione. Non che io non voglia parlare con lui, ma mi lascia molti dubbi. Sono due settimane che non ci calcoliamo e ora che sono riuscita a farmi un amico, inizia ad assumere comportamenti strani.

Esco dalla mensa con la scusa di dover andare in bagno. Guardo il corridoio. E' lì, davanti alla mia classe. E' appoggiato sulla porta chiusa con le mani in tasca dei suoi jeans azzurri, ha le solite scarpe bianche con due strisce verdi che ne chiudono una rossa. Ha una maglia a maniche corte bianca con delle scritte arancioni e sopra una camicia gialla. I capelli biondi gli ricadono sul viso, lo rendono estremamente attraente.

Appena si accorge di me, mi dice di seguirlo. La curiosità è tanta. Ogni tanto gli rivolgo delle occhiate sperando che parlasse, ma nulla.

«Di cosa volevi parlarmi?» domando, cercando di non far notare la mia impazienza.

Accenna un sorriso e dopo si ferma, restando dietro. Mi fermo e mi volto a guardarlo, i nostri occhi sono puntati su quelli dell'altro. «Chi è quello?»

«Chi? Mingi?» chiedo sorridendo. Annuisce. «E' un amico.» affermo, nascondendo la mia felicità per l'interesse che ha mostrato nei miei confronti.

«Un amico? Stavate mano nella mano prima.» dice serio.

«Cosa dovrebbe importare a te chi frequento?» lo sfido facendogli credere che ci sia qualcosa. Voglio vedere fin dove arriva.

Spalanca gli occhi, «Vi frequentate?»

«Per ora siamo semplici amici, ma in futuro potremmo essere qualcos'altro.» faccio le spallucce.

«Non puoi frequentarlo.» scuote la testa, «No, no e no! Non puoi frequentarlo.» alza un po' la voce.

«Come mai no?» domando. «Perché lui non si è preoccupato per te quando stavi male, io l'ho fatto.» afferma.

Spalanco gli occhi. Faccio "No" con la testa. «Se la tua concezione di "preoccupato" equivale a farmi uscire da casa tua quando è buio con la divisa di scuola da sola, vuol dire che abbiamo due diverse opinioni.» ribatto con un gli occhi lucidi.

«Non l'ho fatto di proposito, lo sai.» si giustifica.

«Ma l'hai fatto.» rispondo secca. Distoglie lo sguardo e osserva attorno, se devo ammettere, un po' dispiaciuto, credo. «Dammi una motivazione per non frequentarlo.» incrocio le braccia al petto.

Torna a fissarmi accennando un sorriso. «Credo di provare un certo interesse per te, Sunmi.»

"Credo di provare un certo interesse per te, Sunmi." si ripete nella mia testa senza una fine. "Gli interesso? Davvero?". Mi sento una bambina dentro, come se mi stessero regalando la cosa che più desidero al mondo; mi sento come Heidi che saltella nel prato; mi sento come se fosse il primo giorno di scuola; mi sento come se avessi vinto la lotteria; mi sento come una ragazza che va al concerto dei suoi cantanti preferiti; mi sento come se la fortuna fosse dalla mia parte.

«Che tipo di interesse?» tento di rimanere seria.

«Non lo so nemmeno io, Sunmi.» sospira, «Ma mi interessi, provo una certa attrazione.»

«Che tipo di attrazione?» aggrotto la fronte. «Se è fisica puoi an-» mi interrompe, «No, non è fisica.»

Lo guardo alzando un sopracciglio, lui mi rassicura annuendo con il capo. Sbuffo in segno di approvazione.

Inizio ad andare verso la sua direzione, lo sorpasso e cammino verso la mia classe.

«Ci vediamo, Kim.» urlo alzando la mano sorridendo senza voltarmi.

«Non ti riesce per niente la parte della dura, Jin Sunmi.» alza la voce facendosi sentire. Ridacchio.

Why Me? [Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora