Capitolo 7

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Sentiamo bussare alla porta, sarà la cameriera con i miei vestiti; circa due ore fa è venuta a prendere l'intera cesta gialla e in quest'arco di tempo io e Taehyung abbiamo solo parlato, lui del suo viaggio con i suoi amici, io mi sono limitata ad ascoltare, non ho nulla raccontare: mio padre è sempre a lavoro, mia madre è sempre impegnata con i lavori domestici, non ho una famiglia unita. Non c'è mai stato nulla di divertente o interessante, è sempre la solita routine; l'unica vacanza, se così può chiamarsi, è stata in Giappone. Sono stata in ospedale da mia nonna, tutti i giorni, fino al momento in cui ci ha abbandonato per sempre. Piansi, non potevo non farlo. Era il parente più caro che avevo, che mi era rimasto, ora non ho neanche lei.

La porta si apre mostrando una donna con in mano la mia divisa, pulita e stirata; la ringrazio facendo un inchino, lei fa lo stesso sorridendo, poggia l'uniforme sulla scrivania e dopo esce dalla camera.

«Non devi per forza inchinarti a lei, è la mia domestica.» mi prende in giro.

«Hai detto bene, è la tua domestica e anche se fosse la mia, la tratterei in questo modo, tutti abbiamo il diritto di essere rispettati.» rispondo con un pizzico di rabbia.

Lui alza le mani in segno di resa facendo una faccia stranita.

«Il bagno sai dove si trova, vai.» cambia argomento.

Faccio un cenno con il viso, mi alzo e prendo gli indumenti.

Entro dentro l'altra stanza e la prima cosa che faccio è portarmi sotto il naso i vestiti lavati, hanno un odore così buono, sono caldi e senza una piega. Perfetti. Mi cambio, levando gli abiti prestati da Taehyung. Rimetto la mia gonna e la camicia con il fiocchetto sul collo.

Esco dal bagno e vado dal ragazzo porgendogli i capi, lui si limita a guardarmi.

«Mettili nella cesta.» ride.

Aggrotto la fronte guardandolo mentre si diletta.

«Mettili lì.» ripete con tono divertito.

Li faccio cadere all'interno del contenitore giallo per poi voltarmi verso di lui.

«Allora io vado, Taehyung.» dico mentre con gli occhi vado alla ricerca di un orologio.

"Eccolo! Sono le sette di sera. E' tardi, fuori è già buio."

«Sì, ci vediamo Sunmi.» risponde indifferentemente.

Esco dalla villa enorme, non ho una giaccia, una felpa, nulla. Dovrei iniziare ad evitarlo, oggi è stato carino, sì, ma non cambia l'opinione che ho su di lui. Le mie gambe tremano, non so neanche la via di casa, ho chiuso gli occhi durante il tragitto di andata. Mi sono persa, sono dieci minuti che cammino a vuoto sperando di trovare una strada familiare, ma nulla. I minuti si trasformano in ore, il mio cellulare è deceduto, non so più cosa fare; le macchine e i pedoni sono sempre meno e io non so a chi chiedere aiuto. Credo che saranno circa le undici, sono ore che vago per le strade di Seoul, ora mi trovo in un posto malandato, sporco e con una puzza di muffa. Congelerei se continuassi a camminare, è quasi ottobre e io indosso una gonna e una camicia leggera, sarebbe un'impresa sopravvivere a tale freddo.

Mi poggio sul muro invecchiato e scivolo a terra con gli occhi serrati, cercando di non piangere.

"Taehyung, perchè mi fai questo? Come puoi mandarmi via dalla tua villa sapendo che io non conosco la via per la mia di casa?" mi domando disperatamente.

"Ti odio Kim Taehyung. Ti odio!"

Inizio a piangere, le lacrime attraversano le mie guance, le mie labbra per poi arrivare al mento e cadere. Mi porto le mani sugli occhi cercando di placare la mia preoccupazione, ma non ci riesco; incomincio a singhiozzare rumorusamente per paura.

Why Me? [Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora