5.

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"God, keep my head above water
Don't let me drown, it gets harder
I'll meet you there at the altar
As I fall down to my knees
Don't let me drown, drown, drown
Don't let me, don't let me, don't let me
drown"
(Dio, tieni la mia testa fuori dall'acqua, non lasciarmi annegare, è diventato più difficile. Ci incontreremo lì all'altare mentre cado in ginocchio, non lasciarmi annegare, annegare, annegare. Non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi annegare.)

Aprii lentamente la porta della mia stanza, facendo attenzione a non fare alcun tipo di rumore, e camminai con passo leggero fino al mio letto, vicino alla mia amata finestra illuminata dalla Luna che, anche quella notte, aveva bucato le nuvole ed era riuscita a raggiungere la mia stanza d'ospedale.

«Lauren, sei tornata finalmente.» sussurrò flebilmente una voce assonnata.

Mi girai di scatto verso la voce, incontrando due grandi occhi marroni che mi scrutavano con aria stanca. Camila era seduta vicino al mio letto, con le braccia incrociate sopra il materasso a farle da cuscino.

«Che cosa ci fai ancora sveglia?» sussurrai a mia volta. «Vi avevo detto di non aspettarmi, domani hai l'aereo e non voglio che tu sia stanca. Non hai un concerto dopodomani?»

«Sono sempre stanca Lo, sono abituata a dormire poco e in posizioni strane, anche se credo che quest'ultima cosa tu l'abbia già notata.» scherzò lei, alludendo alla posizione innaturale del suo busto fino a pochi istanti prima. «Ero preoccupata per te.»

«Non avresti dovuto comunque.» risposi con un sospiro, arrivando finalmente al mio letto e distendendomi con esasperazione. Tuttavia l'idea che mi avesse aspettata mi riscaldò il petto e non potei fare a meno di stringermi su un lato e di battere leggermente la mano al mio fianco, invitandola a salire. «Almeno vieni qua, non penserai mica che ti lascerò dormire una sola altra notte su quella poltrona che ha tutta l'aria di essere terribilmente scomoda.»

«Perché lo è.» commentò la ragazza, accettando però ben volentieri il mio invito togliendosi le scarpe e distendendosi al mio fianco.

Ci ritrovammo faccia a faccia a guardarci negli occhi, nella penombra della Luna e nel silenzio della notte rotto solo ogni tanto dai sospiri leggeri di Sofia che, ignara di tutto, dormiva tranquilla a qualche metro da noi. Le guardai il volto soffermandomi sui dettagli e ne accarezzai il contorno, sfiorandole appena la mandibola, finendo per spostarle una ciocca ribelle da davanti agli occhi.

«Ora mi dici perché sei stata via così a lungo?» sussurrò Camila, lasciando che le sistemassi i capelli.

«Non voglio rattristarti.» risposi.

«Voglio sapere.» insisté.

La guardai negli occhi incerta, ma il suo sguardo fermo e deciso mi fece capire che la ragazza era irremovibile e che non avrebbe assolutamente cambiato idea.

«Quando vai a parlare con il primario o ti lasciano uscire o stai per morire.» dissi subito senza troppi giri di parole, supponendo che la cubana, proprio come me, odiasse i grandi discorsi che non arrivavano mai al punto. «E io sono ancora qua, quindi...»

«Non c'è niente che si potrebbe fare?» chiese allora la ragazza, facendosi improvvisamente piccola davanti ai miei occhi.

«Non lo so Camz, non ho ascoltato a dir la verità.» risposi distogliendo lo sguardo e puntandolo verso la finestra. «Sapevo già quello che mi avrebbe detto una volta entrata lì dentro e so già che qualunque esse siano non ho intenzione di proseguire un giorno di più con la cura.»

«Tu che cosa?» chiese sconvolta la ragazza, tirandosi di scatto a sedere. «Lauren... Tu che... Non è vero... Tu...»

«Camila, ascoltami.» la supplicai facendole segno di abbassare il tono della voce e di tornare a distendersi. La ragazza mi guardò con aria titubante e ferita, ma alla fine decise di esaudire il mio desiderio. «Sai da quanto tempo sono qui dentro? Un anno e mezzo. Non vado al mare da allora, non vado in montagna da anche prima, non vado al bar e non bevo da troppo tempo, non vado nemmeno più in bicicletta e non vado a ballare sotto la pioggia da più di quattro anni perché avrebbe potuto causarmi un raffreddore che avrebbe potuto uccidermi. Sono stanca Camz, davvero tanto, e voglio solamente vivere quello che mi resta facendo quello che ho sempre amato fare: cantare, andare in bicicletta e rotolarmi nella sabbia fino a sentire i fastidiosi granelli prendere il posto dei miei capelli per poi buttarmi in acqua e rabbrividire a causa della sua bassa temperatura. Voglio vivere davvero, anche se per un'ultima volta.»

Head Above Water ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora