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"Must bar the windows and the doors
To keep me safe, to keep me warm"
(Devo sbarrare le finestre e le porte
Per mantenermi in salvo, per mantenermi al caldo)

«Lauren, Laur svegliati.»

Mugolai in segno di protesta, raggomitolandomi sotto le coperte e nascondendomi al meglio sotto alle coperte che, all'improvviso, mi vennero tolte di colpo di dosso.

«Ehi, ma che cazzo!» esclamai di colpo, aprendo gli occhi e fulminando con lo sguardo James che, con un sorriso dolce, mi stava guardando dall'alto. «Che problemi hai? Oggi non ho la terapia.»

«Innanzi tutto abbassa la voce, Sofi dorme ancora.» mi rimproverò indicando alla mia destra. «E comunque lo so, ma devi fare colazione.»

«E tu mi hai svegliato per farmi mangiare due fette biscottate con una specie di marmellata che sa di merda e bere una mezza tazza di the bollente con il quale, ogni fottuta volta, mi scotto?» chiesi incredula, mettendomi a sedere sul letto.

«Non possiamo permettere che il tuo corpo si indebolisca e lo sai.» rispose con gentilezza.

«Come se non lo fosse già di suo.» borbottai, guardando sconsolata il vassoio sul comodino al mio fianco. A malincuore afferrai una fetta biscottata e la addentai cercando di non fare troppo caso a ciò che c'era sopra e deglutii facendo una smorfia. «Contento? Ora puoi anche smettere di farmi da cane da guardia.»

James alzò le spalle ma non si mosse di un solo centimetro. Ormai era da due settimane che tutte le mattine controllava che mangiassi tutta la colazione, esattamente da quando mi avevano scoperto buttare quella schifezza nel cestino causandomi un calo di zuccheri che spaventò terribilmente i medici del reparto, come se uno svenimento potesse portarmi alla morte.

«Dai James, ti prego, ho imparato la lezione.» lo pregai. «Mi fai sentire come se fossi una bambina incapace di mangiare da sola e che ha bisogno di essere imboccata.»

«A me piace essere imboccata.» s'intromise improvvisamente una voce proveniente dalla mia destra. «Mi fa sentire viziata ed amata, proprio come quando ero bambina.»

Mi girai di scatto ritrovandomi faccia a faccia con una ragazza che non avevo mai visto prima. Aveva grandi occhi color nocciola, simili ad un paio che avevo già visto da qualche parte, il viso incorniciato da una chioma di lunghi capelli scuri, leggermente mossi, che le ricadevano sulle spalle con eleganza. Aveva la pelle caramellata e i lineamenti erano senza dubbio cubani, terribilmente simili a quelli della ragazza sul letto a fianco al mio.

«Piacere, Camila.» disse rivolgendomi un sorriso gentile.

Ed io, totalmente incantata dalla sua bellezza, consapevole che la ragazza che si trovava a pochi metri dal mio letto era la sorella della mia compagna di stanza e che, di conseguenza, l'avrei vista spesso nei successivi giorni, risposi nel modo più stupido e imbarazzante di sempre:

«Ah.»

In quel momento mi ritrovai seriamente indecisa fra il suicidio e lo scappare dalla stanza urlando, cercando di fuggire dalle mie responsabilità e dalla figura di merda che avevo appena fatto. Divenni inevitabilmente rossa come un peperone e subito lanciai uno sguardo a James, in cerca di aiuto, che, stronzo come non mai, finse di non cogliere.

«Comunque... S-sono Lauren, credo.» dissi a fatica, fingendomi improvvisamente terribilmente interessata alla fetta biscottata che mi ritrovavo fra le mani.

«Credi?» chiese ridacchiando.

«Sì, cioè no, insomma mi chiamo Lauren e basta, ecco.» risposi frettolosamente, insultandomi mentalmente in tutti i modi possibili ed immaginabili.

Head Above Water ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora