"Come dry me off and hold me close
I need you now, I need you most"
(Vieni a tirarmi su e stringimi forte
Ho bisogno di te adesso, ho bisogno di te più di ogni altra cosa)«Lauren, svegliati, ti prego.» la voce di Camila era lontana, ma mi era giunta chiara nel buio nel quale ero immersa. «È da tanto che sei addormentata, devi svegliarti.»
Mi sentivo debole, incapace di muovere un solo muscolo, e ben presto mi resi conto che ogni singolo movimento mi sarebbe costato una fatica immensa. Ogni muscolo sembrava atrofizzato, incapace di reagire ai miei comandi, come se gli impulsi mandati dal mio cervello non fossero abbastanza forti.
«Forza Lauren, svegliati.» questa volta la voce era quella di James, preoccupata come non l'avevo mai sentita e per un attimo mi spaventai, non abituata a sentire quel tono uscire dalla sua bocca. «Ti prendo a sberle se non apri quegli occhi.»
Accigliata mossi al meglio che potevo la mano destra, in segno di protesta, sperando che, visto l'enorme sforzo che mi stava costando, anche i due presenti lo notassero e cogliessero il messaggio. Fortunatamente una risata che conoscevo bene raggiunse le mie orecchie, facendomi dimenticare per un istante il luogo dove mi trovavo, i miei problemi e tutto quello che mi stava succedendo, lasciando unicamente spazio alla felicità di poter ancora sentire Camila ridere. Sorrisi appena, cercando ancora una volta di aprire gli occhi, e, fortunatamente, ci riuscii. Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di mettere a fuoco le cose che mi circondavano, e la prima cosa che vidi fu lo sguardo sollevato sul volto della cubana che, con le lacrime agli occhi, stava ancora ridacchiando.
«Dio, quanto mi hai fatta preoccupare.» sussurrò poi con la voce impastata, forse a causa del pianto.
«Dovresti abituartici allora.» commentò James attirando la mia attenzione e guardandomi con aria mista fra l'offeso e il divertito. «La signorina si diverte a far prendere spaventi enormi a tutti quelli che conosce.»
Corrugai appena la fronte borbottando qualcosa cercando di negare la sua affermazione, ma a quanto pare dovetti risultare parecchio ridicola perché entrambi i presenti scoppiarono a ridere, lasciandomi perplessa e anche un tantino offesa. Poi, l'infermiere, lasciò le ultime raccomandazioni a Camila e uscì dalla mia stanza lasciandoci sole.
«Cos'è... Successo?» chiesi con voce ancora incerta, sentendo la gola bruciare leggermente come se avessi gridato come una forsennata.
«Non ricordi niente?» chiese la cubana guardandomi con apprensione, iniziando a giocare con le dita delle mie mani.
«Poco.» risposi. «Ricordo... Paura. E tu eri triste e non volevo che tu lo fossi.»
«Cioè, hai rischiato di morire e tu ti sei preoccupata di pensare che io stessi bene?» chiese la ragazza incredula. «Dio Lauren, faresti strage di cuori fuori da qua.»
Improvvisamente mi ritrovai a pensare che non avrei voluto farne alcuna e pensai di volere solo un cuore fra le mie mani, al quale dedicare tutte le mie attenzioni, ma quando realizzai che stavo pensando a quello di Camila arrossii imbarazzata e decisi che, forse, era meglio tenere quel pensiero per me.
«Cos'è successo?» chiesi ancora, sviando il discorso e riportandolo verso la domanda iniziale. «Voglio sapere.»
«Ancora non si sa la causa ma sembra che per qualche motivo non stesse arrivando abbastanza ossigeno al cervello mettendo il tuo intero sistema in crisi.» spiegò la ragazza senza guardarmi negli occhi e tenendo i suoi puntati sulle nostre dita intrecciate con le quali stava ancora giocando. «Non ho capito molto e non mi hanno detto molto, non sono altro che un'amica per te e non ho il diritto di sapere le cose se non da te stessa o, in questo caso illegalmente, da James. Sai, per mantenere quelle robe della riservatezza o cose simili.»
«Ehi Camz, guardami.» sussurrai districando le nostre mani e alzandone una fino al suo volto, prendendole il mento e portandolo in alto cercando di convincerla a fare lo stesso con il suo sguardo, costantemente puntato verso il basso, che sapevo si stava offuscando a causa delle lacrime. «Sono in ottime mani qua, andrà tutto bene. Devi solo stare tranquilla e crederci, ho bisogno che tu lo faccia per me.»
«Non avrei dovuto addormentarmi.» disse lei e, a fine frase, la sua voce si spezzò.
Finalmente i miei occhi riuscirono a trovare i suoi, luccicanti e addolorati, e subito cercai di farle capire solo attraverso quel semplice contatto che non era colpa sua. Il mio corpo stava reagendo male alle cure, tutto qua, lei non avrebbe potuto farci nulla.
Le feci cenno di avvicinarsi ulteriormente a me e sollevai appena le braccia dal materasso, appoggiandole attorno alle sue spalle, e la portai al mio petto stringendola con forza, sentendo le sue lacrime iniziare a bagnarmi la maglietta del pigiama e parte del cuscino. Le accarezzai la schiena ricacciando indietro il nodo che si era formato nella mia gola e stringendo i denti, consapevole di dover essere io quella forte, per una volta, dopo tutte quelle settimane nelle quali Camila aveva ascoltato i miei sfoghi senza mai dimostrarsi debole ai miei occhi. Quella volta era il suo turno di dimostrarmi di avere paura di quello che sarebbe potuto succedere e quella volta era compito mio consolarla, consapevole del fatto che anche lei stava male e che aveva il pieno diritto di dimostrarsi fragile.
«Camz, è tutto okay adesso.» dissi piano. «Non sarà certo questo a buttarmi giù, non ora che ho scoperto che posso davvero guarire. Le supererò tutte, mi farò operare e poi verrò a vederti dal vivo in un concerto, un giorno. Te lo prometto, okay?»
«Ho paura Lolo...» sussurrò tirando su con il naso.
«Anche io, sai? Ho paura di non poter essere la causa della tua tristezza e non voglio che sia così. Voglio saperti felice, voglio vedere i tuoi successi e voglio essere orgogliosa di te e di quello che stai facendo. Voglio anche vedere Sofi correre per tutta la casa e voglio anche vedere il posto dove quella piccola peste si è rotta la gamba un po' di tempo fa per prenderla in giro perché è stata una stupida.» risposi accarezzandole i capelli mentre la sentivo soffocare una risata fra un singhiozzo e l'altro. «E poi voglio dimostrarti che non ti prendevo per il culo e che cucino divinamente per davvero. Sono disposta anche a farti la pasta con le banane, se proprio ci tieni, ma tutte queste cose le potrò fare solo se mi starai vicina e mi aiuterai a superare tutto questo perché da sola non ce la faccio proprio.»
Camila annuì contro la mia spalla, rimanendo comunque stretta fra le mie braccia, e sospirò leggermente. «Non lo fare mai più.» disse. «Se lo rifai giuro che ti farò rianimare solo per ucciderti con le mie stesse mani.»
Ridacchiai facendola sobbalzare leggermente sul mio petto e annuii a mia volta. «Va bene Camz, non lo farò più.»
La ragazza si tirò su guardandomi negli occhi che vidi sorridere, leggermente nascosti dai capelli scompigliati e dalla mascherina che si era sollevata verso l'alto. Alzai le mani e le sistemai le ciocche ribelli, sentendola mormorare un piccolo "grazie", e poi, contro tutte le regole che mi erano state imposte dall'ospedale e dalla malattia stessa, le abbassai la mascherina.
Subito Camila cercò di rimettersela, provando a protestare, ma con un semplice cenno della testa le chiesi di fermarsi e di rimanere semplicemente in silenzio.
«Sorridi.» chiesi piano, guardandola attentamente. La ragazza arrossì e realizzò il mio piccolo desiderio, incurvando le labbra verso l'alto, e, nonostante il trucco colato, le occhiaie evidenti e qualche lacrima che ancora stava scendendo lungo le sue guance, pensai che fosse bellissima. Sorrisi a mia volta, ringraziandola silenziosamente, e, con un pizzico di tristezza, le sistemai nuovamente la mascherina nascondendo dietro di essa il suo splendido sorrido. «Mi mancava.»
Non aggiunsi altro. Invece la avvolsi nuovamente con le mie braccia e la strinsi al mio petto, godendomi la sensazione di poterla avere al mio fianco, senza riuscire ad evitare di chiedermi se, per caso, quella sarebbe stata l'ultima volta che l'Universo mi avrebbe concesso di stringerla a me.
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Head Above Water ~ Camren
FanfictionI've gotta keep the calm before the storm I don't want less, I don't want more Must bar the windows and the doors To keep me safe, to keep me warm Yeah, my life is what I'm fighting for Can't part the sea, can't reach the shore And my voice becomes...