CENTODIECI

122 5 0
                                    

Lo aveva abbracciato stringendosi contro la sua schiena, strusciando il viso all'altezza della spalla sulla maglietta stropicciata, gli faceva il solletico con i capelli sul collo, lo sapeva da come si era mosso, ma lei era un po' che era sveglia ed anche se non avrebbe voluto svegliarlo, desiderava tanto che lo fosse anche lui. Capì che lo era quando le prese la mano con la quale gli accarezzava il petto da sopra la stoffa, intrecciando le proprie dita alle sue, Kate allora si tirò poco più sù e gli diede un bacio vicino l'orecchio, accarezzandogli furtivamente il lobo con la lingua. Voleva giocare, voleva giocare con lui ancora. Si sentiva come una bambina un po' dispettosa ma non riusciva a farne a meno, era lui che la faceva sentire così, viva e libera, come non lo era mai stata. E innamorata, soprattutto innamorata ed era forse proprio quello la causa di tutto il resto, quel misto di emozioni e sensazioni così nuove per lei.Lo sentì sbuffare un po', e poi lamentarsi quando gli diede un dolce morso sul collo, sapeva di non avergli fatto male e che lui stava come sempre esagerando, ed allora continuò, una scia di morsi che divennero baci, fino a quando lui vinto da lei, non si voltò e la sovrastò.- Cosa devo fare con te, Beckett? - Le disse sorridendo con un fare finto minaccioso. La guardava negli occhi che ridevano, quegli occhi verdi con quei riflessi dorati che brillavano quando si specchiavano nei suoi. Ogni tanto pensava che non le avesse mai fatto capire abbastanza quanto l'amasse ed in realtà certe volte chiedeva a se stesso come potesse amarla così tanto, come lei fosse riuscita ad entrare in lui in modo così profondo e totale, a scorrerle dentro, nelle vene, a diventare parte di lui. La sentì ridere come faceva sempre più spesso ed era una delle cose che amava più di lei, anche se doveva essere sincero, amava tutto, però la sua risata era qualcosa che gli scaldava l'anima. Vederla felice, complice, donna amante era tutto quello che voleva quando varcava quella porta della loro stanza e lì lui aveva una Kate tutta per sé, una Kate che non vedeva nessuno, che non conosceva nessuno, che di toglieva gli abiti di detective, di mamma, di quello che tutti conoscevano ed era tutto quello che era solo per lui. Si considerava un privilegiato e sapeva che in effetti era così.- Tutto quello che hai fatto stanotte andrà benissimo. - Lo provocò lei mordendosi il labbro con un atteggiamento che voleva sembrare innocente ma che in realtà sapeva benissimo che lo avrebbe eccitato ancora di più.- Tutto? - Chiese lui stupito ripensando a quello che era accaduto quella notte.- Tutto! - Ribadì lei sollevandosi per baciarlo ancora fino a quando non si incontrarono a metà tra lui ed il letto, per poi unire le labbra ed i corpi.Giorno libero. Due parole che per Beckett sembravano magiche. Aveva passato gli ultimi due giorni a parlare con tutti i parenti delle vittime del Killer delle Carte, a completare tutte le caselle mancanti di quel macabro puzzle ed alla fine avevano trovato un collegamento per tutti gli omicidi. Nel frattempo Ryan ed Esposito avevano stilato una lista di tutte le persone che avevano potuto aiutare Karn ad entrare in possesso dei dati delle sue vittime ed anche qui erano riusciti a ridurre i sospettati a due persone. Montgomery l'aveva quindi quasi costretta a prendersi quel giorno libero che le sarebbe servito per poi portare la stretta finale a Karn e lei aveva deciso di sfruttarlo al meglio, dedicandosi completamente alle due persone che amava di più, Joy e Castle ed in quel frangente era decisamente il turno di quest'ultimo.Avevano trascorso la sera prima a casa solo loro tre, Alexis e Martha erano uscite con le loro rispettive amiche, ed avevano così deciso di godersi quella sera in famiglia, per la prima volta dopo tanto tempo. Così Rick aveva creato una sorta di nido tutto per loro tra i divani ed avevano passato lì la serata mangiando le pizze che avevano ordinato e guardando la tv fino a quando Joy non era crollata tra loro. L'avevano lasciata dormire per un po' così, accarezzandola entrambi, spostandole i capelli dal viso e più di una volta le loro mani si erano sfiorate. Kate più passava il tempo insieme a Rick stava imparando ad amare le cose semplici che la vita di tutti i giorni le dava: un abbraccio di sua figlia quando tornava a casa, starla ad ascoltare mentre le raccontava tutti i suoi progetti e i suoi desideri per il futuro sapendo che non erano più un'utopia, che potevano realizzarli insieme. La felicità per lei era il sorriso riconoscente di Martha e Alexis, un bacio di Castle la mattina quando era ancora insonnolito e si svegliava solo per lei, per quel monto, la sua mano che le spostava i capelli quando parlavano, le labbra che sfioravano l'angolo della bocca sporco di pomodoro mentre stavano mangiando la pizza e la facevano sorridere imbarazzata mentre Joy li guardava. Stava imparando che poteva essere felice come non aveva mai creduto possibile ed avere quella vita che le era sempre sembrata una chimera lontana da quando era finita la sua giovinezza con sua madre uccisa in un vicolo buio. Aveva ripreso in mano la sua vita dopo più di 10 anni, 10 anni buttati tra paure, voglia di dimenticare e la consapevolezza di non riuscire a farlo, 10 anni tra rimorsi e rimpianti che erano solo aumentati quando sapeva che niente di quello che aveva desiderato per sua figlia si era realizzato, fino a quel momento, quello era il suo dolore più grande che ogni volta che ci pensava le toglieva il fiato, perché non era importante quello che aveva sopportato lei, ma quello che aveva fatto passare a Joy ed era convinta che per quanto avrebbe potuto fare, quel senso di colpa non sarebbe mai scomparso.La loro serata non era finita quando Rick aveva portato a letto Joy, le aveva chiesto di aspettarlo e così aveva fatto. Aveva preparato due bicchieri di scotch che avevano sorseggiato insieme e poi si erano spostati in camera da letto. Quando Castle le spostò i capelli baciandola a lungo sul collo Beckett capì quanto aveva bisogno di lui in quel momento e poi fu solo un crescendo di volersi e trovarsi fino a quando non si addormentarono esausti.Avevano ripreso così la mattina lì dove avevano finito la notte concedendosi il lusso di quelle ore solo per loro, delle chiacchiere sottovoce sotto le lenzuola, tra un bacio e l'altro, progettando il futuro o semplicemente della giornata che li attendeva. Sarebbe stata piena e divertente, come si erano promessi e come avevano promesso a Joy, desiderosi entrambi di realizzare tutti i piccoli grandi sogni della bambina. Rick l'aveva portata in un maneggio nel Queens qualche giorno prima ed era rimasta affascinata dai cavalli, così avevano deciso quel giorno di tornarci tutti insieme per passare lì una giornata tra la natura. Ma Joy teneva soprattutto ad una promessa che Kate le aveva fatto e che ancora non aveva mantenuto: dovevano tornare a mangiare da Mike, in quello che ormai lei considerava il loro ristorante e portarci anche Rick, come una famiglia. Beckett aveva sempre trovato una scusa per non andare, scegliendo altri posti o proponendole altro. Dentro di sé non si sentiva ancora pronta per tornare lì, come una famiglia e se da una parte desiderava tantissimo condividere quel posto con Castle, dall'altra sentiva che era una ferita ancora troppo aperta per essere lì tutti insieme, però quel giorno aveva ceduto, anche sotto l'insistenza di Rick che non capiva perché non voleva portarlo lì, e così punta sull'orgoglio aveva deciso che quella sera sarebbero andati a mangiare lì insieme, per chiudere definitivamente un cerchio aperto da troppi anni, doveva smettere di farsi mangiare dal passato e dai ricordi e prendere il suo presente ed il suo futuro in mano.Erano da poco arrivati al maneggio, il tempo di conoscere i loro cavalli e proprio mentre Kate stava sistemando il caschetto a Joy squillò il suo cellulare ad interrompere quella che stava per essere la loro giornata. La delusione che lesse nello sguardo di sua figlia mentre la pregava di non rispondere la fece sentire la persona peggiore sulla faccia della terra e mentre Rick pensava sistemare l'abbigliamento di Joy, lei si allontanò di qualche passo per rispondere. Come immaginava era il distretto e come temeva doveva andare. Non dové dire nulla, entrambi capirono tutto dalla sua espressione contratta e da come stringeva il cellulare tra le mani e fu quasi sollevata nel non dover spiegare.- Ehy, divertiti con papà, ok? - Disse Kate a Joy che aveva un'espressione decisamente contrariata e triste.- Non è la stessa cosa. Dovevamo essere insieme. - Ogni parola di sua figlia era per lei una stilettata. Joy non faceva spesso i capricci, almeno secondo Castle era decisamente sotto la media delle bambine della sua età, però faceva capire molto bene quando una situazione non era di suo gradimento e quella decisamente non lo era.- Mi dispiace, ma... devo andare, lo sai com'è il mio lavoro e... - Rick le si era portato alle spalle, le aveva cinto la vita come per volerle dare sostegno e vicinanza, sapeva quanto anche a lei faceva male dover andar via e deludere Joy.- Ma perché devi andare sempre tu? Non possono chiamare qualcun altro? Oggi dovevamo stare tutti insieme! - Protestò ad alta voce Joy.- Perché tua mamma è la più brava di tutte, lo sai. Per questo vogliono sempre che vada lei. È indispensabile per loro. - Intervenne Castle per aiutare Beckett, decisamente meno pratica di lei a gestire queste situazioni.- Beh, potresti essere un po' meno brava, allora, no? Anche per noi sei indispensabile. - Quelle parole prima riempirono il cuore di Kate e poi lo spezzarono violentemente. C'era tutto quello la faceva stare bene e tutto quello che la distruggeva. Sapere di essere "indispensabile" per sua figlia era qualcosa che le provocava una felicità indescrivibile ma la sua richiesta di essere "meno brava" era quello che riaccendeva i suoi dubbi su cosa avrebbe dovuto fare, se forse non era meglio valutare di cambiare reparto, fare qualcosa di diverso, con meno responsabilità, meno reperibilità, che le consentisse di dedicarsi di più alla sua famiglia.- Joy, se mamma fosse stata meno brava non avrebbe mai ritrovato te, non avrebbe mai conosciuto me e noi non saremmo mai stati insieme. Mamma deve essere brava, la più brava di tutti. Sempre. - Castle finì la frase guardandola negli occhi. Sapeva che avrebbe voluto dirle molto di più, sapeva che lui aveva letto i suoi dubbi prima di lei e voleva dipanarli subito, prima che diventassero troppo grandi. Kate andò ad abbracciare sua figlia e mentre le dava un bacio sulla guancia le fece una promessa.- Abbiamo sempre una cena da fare insieme questa sera. Ti prometto che ci sarò, qualunque cosa accada. - Poi guardò Rick, la promessa valeva anche per lui ed era decisamente intenzionata a rispettarla. Quella sera sarebbe andata a cena con la sua famiglia, glielo doveva. Al distretto qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbero dovuto fare a meno di lei.

YouthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora