La cornetta del telefono era fredda contro la pelle appena rasata, mentre il suono ripetuto della trasmissione della chiamata era quasi disturbante, ma quello era il modo più rapido che Jack aveva per comunicare con Hanna.
<< Papà?>>.
La voce dolce della figlia lo fece sorridere, nonostante fosse lontana da casa solo da tre giorni, Jack sentiva la sua mancanza, e sapere di essere la principale causa di quell'allontanamento lo faceva sentire in colpa, nonostante il suo dannato orgoglio gli impedisse di mettere fine a quella follia.
<< Hanna, come vanno le cose lì?>>.
<< Molto bene, la preparazione della spedizione procede come previsto, se tutto andrà bene il carico sarà pronto per lunedì>> rispose Hanna dall'altro capo, Jack annuì, in quel momento della spedizione non gli importava molto, voleva sapere come stava la sua bambina.
<< Ottimo, tu stai bene?>> chiese, picchiettando le dita sulla scrivania nervosamente << hai riconsiderato la faccenda di cui abbiamo discusso?>> chiese Hanna, andando dritta al punto, ma rimanendo sul vago per paura di essere ascoltata da orecchie indiscrete.
<< Ascolta Hanna, Lucas è tornato a farmi visita>> disse, procedeva con cautela, ma sapeva che tutta quella delicatezza non sarebbe servita a nulla << quindi?>> chiese Hanna con impazienza, nella sua voce si poteva scorgere la speranza.
<< Alexander tornerà dall'America lunedì, vorrebbe incontrarti il giorno seguente, e visto che per quella data la faccenda della spedizione sarà terminata...>> disse, ma Hanna lo fermò prima che potesse andare oltre << non dirai sul serio?!>> disse lei, Jack chiuse gli occhi provando a respirare.
<< Hanna è solo un incontro, non continuare con questa storia!>> disse Jack, pentendosi delle sue stesse parole << sai, non so per quale ragione tu mi stia facendo questo, perché ti ostini a rimanere cieco davanti all'evidenza?>> chiese Hanna, facendo trasparire tutto il suo disprezzo.
<< Hanna hai abbandonato la tua famiglia per uno stupido capriccio, tua sorella piange perché le manchi, noi tutti siamo in costante pensiero per te, ti prego di tornare a casa, così potremmo parlarne faccia a faccia>>.
<< Ci rivedremo lunedì, non disturbarti a cercarmi, se dovesse succedere qualcosa te lo farò sapere>> disse Hanna, per poi interrompere la comunicazione.
Jack ripose la cornetta al suo posto, strofinandosi il viso con le mani.
Ogni cosa stava andando come doveva, se solo non fosse stato per Lucas Burns, la sua famiglia rischiava di andare a rotoli a causa di quei maledetti Burns.
Ma Lucas Burns sapeva troppo, conosceva cose di Jack che avrebbero potuto distruggere ogni cosa, il sacrificio di una vita mandato in fumo da un segreto portato avanti da anni, e che tale doveva restare.
<< Perché non accetti il fatto che Hanna merita di meglio?>>.
Jack alzò lo sguardo, osservando Abel appoggiato allo stipite della porta, il fumo che usciva dalle sue labbra, lo sguardo pungente rivolto verso di lui << non ti ci mettere anche tu Abel>> disse Jack, accendendosi la pipa.
<< Cosa sa Burns su di te?>> chiese Abel, conoscendo il padre fin troppo bene << cosa stai dicendo?>> chiese Jack, fingendo che le parole del figlio fossero prive di senso.
<< So che Burns sa qualcosa su di te, o ti ricatta in qualche modo, altrimenti non gli permetteresti di rovinare la vita di tua figlia>> disse, Jack fulminò il figlio con lo sguardo, stanco di tutte quelle mancanze di rispetto.
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To Let Myself Go
ChickLitLondra 1927 Il matrimonio, il giorno che ogni giovane donna sogna fin dalla tenera età. Ognuna di loro si immagina con un lungo abito finemente confezionato, i fiori preferiti disposti lungo la navata della chiesa del paese, la famiglia alle spalle...