Capitolo 13

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La macchina si fermò davanti a un ristorante di lusso, frequentato dagli alti ranghi dell'élite londinese. Quando si ritrovò con i piedi per terra, Hanna vide Alexander tenderle un braccio, ma lei rifiutò silenziosamente l'offerta, procedendo da sola sulla propria strada. Per quanto si sforzasse di lasciar trasparire tutto il suo disprezzo, il giovane Burns non sembrava prestarle troppo caso, esibendo lo sguardo di chi sapeva di aver già vinto la partita. 

Ad ogni sguardo che lui le lanciava, Hanna sentiva il sangue ribollirle nelle vene. Lo scopo di Alexander non era certo quello di corteggiarla, per lui quell'appuntamento era una sorta di cortesia, un favore che aveva fatto alla povera ragazza. Voleva parlare almeno una volta a quella che già sapeva che sarebbe diventata la sua futura moglie, che lei lo volesse o meno.


<< Mio padre vi ha definita una sorta di cavallo selvaggio, bisogno di essere domato da una mano ferma e decisa>> disse Alexander, affettando il suo arrosto d'anatra. Hanna si limitò a piluccare le sue portate, senza però risparmiarsi dall'ordinare le pietanze più costose sul menù. Ogni volta che l'uomo davanti a lei apriva quella sua maledetta bocca, provava l'istinto di rompergli la bottiglia di vino rosso direttamente sui denti.

<< Forse è vostro padre quello bisognoso di una giusta tirata di redini>> replicò Hanna, sorseggiando il suo vino. Alexander si limitò a sogghignare, sembrandole più viscido e velenoso ogni secondo che passava in sua compagnia. Continuò a domandarsi se avesse mai conosciuto qualcuno di più detestabile in tutta la sua vita, senza però trovare un paragone che potesse reggere il confronto.

<< So che siete molto legata alla vostra famiglia>> continuò lui, incurante delle parole sprezzanti che Hanna continuava a sputargli addosso.

<< Anche voi lo siete, altrimenti non avreste mandato vostro padre a chiedere la mia mano al posto vostro. Un vero gentiluomo si sarebbe preso la briga di corteggiarmi, per lo meno>>

<< Non avevo tempo da perdere con simili sciocchezze da romanzo. Entrambi sappiamo quanto la nostra unione gioverà alle nostre famiglie, insieme potremmo diventare gli eredi di un patrimonio immenso>> rispose Alexander, portandosi in bocca l'ennesima fetta di petto d'anatra. << Non amo che mi venga imposto cosa fare, tanto meno chi sposare>> ringhiò Hanna, ma l'uomo che aveva davanti sembrava prestare a malapena attenzione, come se le sue fossero parole prive di significato.

Hanna sentì le budella torcersi nello stomaco. Cosa avrebbe fatto se alla fine si fosse trovata all'altare al fianco di un uomo del genere? Le possibilità che vedeva nella sua mente erano terribili, e nonostante la morte le sembrasse un'alternativa più alettante, non avrebbe mai lasciato che un parassita del genere ereditasse i frutti dei sacrifici di suo padre. Mentre si portava nuovamente il bicchiere alle labbra, preferendo annegare i suoi incubi nel vino, vide Alexander sollevare lo sguardo su una figura alle sue spalle. Hanna avvertì un debole spostamento d'aria al suo fianco, seguito da un aroma di fumo e bucato che aveva imparato a riconoscere.

<< Scusate per il disturbo, spero vi stiate godendo la serata>> disse James Gould con la sua inconfondibile voce tetra, facendosi portare una sedia da un cameriere per potersi accomodare al loro stesso tavolo. Hanna lo guardò con lo sguardo spalancato, con il bicchiere ancora sospeso a mezz'aria, rischiando di strozzarsi con il vino. James le riservò uno sguardo veloce, per poi concentrarsi sull'ennesima stecca bianca pronta per essere accesa.

Hanna si stupì di quanto si sentisse sollevata nel vedere James, le sembrò di prendere una boccata d'aria fresca, dopo ore passate rinchiusa in una cantina. Ma nonostante il suo sollievo, non poteva fare a meno di chiedersi che cosa gli fosse saltato in mente.

To Let Myself GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora