Capitolo 2

753 20 4
                                    

La grafite scorreva leggera sulla grana del foglio, lasciando dietro di sé dei solchi più o meno sottili, guidati dalla mano esperta della ragazza, creando una lieve sinfonia dall'effetto terapeutico.

Usava posizionarsi su una piccola e comoda sedia nel mezzo del grande giardino, osservandosi introno con attenzione, per poi scegliere il soggetto che più la ispirava, divertendosi a giocare con ombre, luci e colori.

Riportare quello che la natura le donava su un pezzo di carta la faceva sentire libera da tutti i pensieri che tormentavano la sua mente, trasmettendole la pace da cui il mondo sembrava tenerla lontana.

Ripeteva quel rito di liberazione fin da bambina, rifugiandosi in esso e nei libri ingialliti nei momenti difficili, trovando conforto in quella che lei definiva una dolce solitudine.

Una piccola farfalla dai colori vivaci di era posata sulle piccole primule bianche quel pomeriggio, muovendo con delicatezza quelle sue ali tanto belle, quanto fragili.

Hanna la osservò con attenzione, come catturata da quella piccola creatura, promettendole di ricrearla con fedeltà, così come un pittore rassicurava la sua musa.

Assorta da quella pratica, Hanna non si accorse del veloce avvicinarsi di un ospite inatteso <<Hanna!>> gridò una voce stridula, facendo sollevare la farfalla di nuovo in volo, pronta a vivere a pieno le sue ultime ore che la vita le aveva messo a disposizione.

Hanna gettò la testa all'indietro annoiata, aspettando che la sorella minore la raggiungesse << Abby che c'è? >> chiese, voltando lo sguardo verso la bambina, vestita di un grazioso vestitino a fiori, con i lunghi capelli ramati raccolti in due trecce, le guance paffute colorate di rosa, sembrava una bambola capace di parlare e correre << è arrivato papà, mi ha chiesto di venire a chiamarti >> disse con un sorrisetto furbo.

Hanna annuì, sapendo che fare aspettare il padre non era mai una buona idea, per cui si alzò controvoglia, intrecciando le lunghe dita affusolate con quelle piccole e in carne della sorellina, incamminandosi con essa verso casa.

Quel pomeriggio Jack aveva convocato tutti i suoi figli nel suo ufficio, compresa Hanna, la quale non fece altro che chiedersi che cosa richiedesse la partecipazione dei Dawson al completo.

All'interno della stanza alleggiava una leggera patina di fumo, Jack sedeva dietra la grande scrivania di legno pregiato, il suo sguardo sembrava perso tra centinaia di pensieri diversi, Hanna si accorse subito che qualcosa non andava, ma rimase in silenzio, in attesa che il padre iniziasse a parlare.

<< Sedetevi>> disse Jack, indicando le sedie di pelle di fronte a lui, così Hanna e Ben seguirono le indicazioni del padre, mentre Abel si appoggio con una spalla alla vecchia libreria di famiglia, accendendosi una sigaretta come d'abitudine.

<< Oggi Lucas Burns è venuto nel mio ufficio>> iniziò Jack senza troppi convenevoli, guardando un punto non preciso della stanza, catturando l'attenzione dei figli << mi ha sottoposto un offerta... un'offerta riguardate te, Hanna>> disse, posando lo sguardo sulla figlia maggiore.

Hanna sentì il cuore mancare un battito, ma cercò di non darlo a vedere << di cosa si tratta?>> chiese lei con un filo di voce << sembra che il figlio maggiore di Burns, Alexander, sia interessato a te>>.

Abel rivolse alla sorella un sorriso divertito, Hanna scosse la testa confusa << che cosa significa?>> chiese << significa che i Burns vogliono un matrimonio>> disse Jack con tono sempre più grave, spegnendo il sorrisetto sulle labbra di Abel.

<< Ma lui neppure mi conosce!>> disse Hanna, iniziando a percepire una morsa allo stomaco << non avrai accettato spero?>> chiese Abel con una sottile risata, aspettando che il padre li rassicurasse, iniziando come suo solito a inveire contro i Burns, ma così non fu.

To Let Myself GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora