Capitolo 12

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Quella mattina James Gould si alzò con un pensiero in più per la testa, come se quelli abituali non fossero giù abbastanza. Si mise a sedere a bordo del suo vecchio materasso, osservando con sguardo assorto la parete della sua camera da letto. Studiò i motivi damascati della tappezzeria intrecciarsi con cura, assumendo nella sua fantasia forme contorte e distorte. Aveva sempre detestato quella fantasia, un miscuglio di grigio e nero che non facevano altro che fargli venire il mal di testa, eppure si soffermava con lo sguardo su di essa quasi ogni mattina, come fosse la prima volta che metteva piede in quella piccola e modesta stanza. Forse aspettava di trovare qualche risposta tra quei motivi, articolati e contorti quanto le idee che aveva per la mente. 

Con un lungo sospiro, si alzò dal letto, iniziando a prepararsi per il nuovo giorno.

Dopo aver sceso le scale della piccola villetta che lui e il fratello condividevano, si diede un ultima occhiata allo specchio posto vicino all'uscio, sistemandosi la cravatta. Era domenica mattina, il che significava giorno libero per la maggior parte dei lavoratori, ma non per lui. Per James Gould, ogni giorno era un'occasione per guadagnare, investire e progettare. Come prima cosa, sarebbe passato nel suo ufficio per sistemare i documenti del grande carico gestito in collaborazione con i Dawson, pronto a partire all'alba della mattina successiva. Sapeva che Thomas era già uscito per passare a dare un'occhiata a uno dei tanti pub sotto la loro gestione, riscuotendo la loro quota mensile.

Mentre percorreva le strade della sua città a testa alta e passo deciso, non riuscì a fare a meno di gettare un occhio alla casa della signora Ellen. Hanna era partita quella stessa mattina, gli uomini dei Gould avevano informati James che era stato il fratello maggiore a venire a prenderla alle prime luci dell'alba. La sera prima, James aveva incaricato un suo uomo di fiducia di seguire Hanna nei suoi spostamenti, di tenerla sotto controllo fino a quando non sarebbe tornata a Camden. Voleva che lei restasse al sicuro, mentre i suoi ragni scavavano negli affari dei Burns, alla ricerca di informazioni interessanti.

Tra un pensiero e l'altro, lungo una delle strade secondarie delle cittadina, coperta di cenere delle fornaci e l'odore stagnante dei corsi d'acqua, un boato riempì l'aria carica di pioggia in arrivo. James si ritrasse d'istinto, ricordando per un breve istante gli agghiaccianti suoni della guerra, perennemente impressa nell'anticamera dei suoi ricordi. L'odore di legno in fiamme iniziò a disperdersi nella zona dei magazzini, mentre una colonna di fumo nero si alzava minacciosa verso il cielo. James affrettò il passo, consapevole che maggior parte della zona dei magazzini era di sua proprietà. Arrivò sul posto con il fiato corto, la cravatta in disordine e il soprabito sporco di fuliggine.

<< Signor Gould!>> urlò un uomo di mezza età, raggiungendolo con passo traballante, mentre in lontananza si udiva il ronzio delle sirene della polizia.

<< Il magazzino numero quattro è saltato in aria! >> continuò ad urlare l'uomo, mentre James guardava una parte dei suoi investimenti bruciare tra le fiamme. Fortunatamente il magazzino in questione conteneva solo una piccola parte degli alcolici e delle merci destinate al mercato americano, abilmente nascoste in mezzo a fieno e cibo per cavalli.

<< C'era qualcuno all'interno?>> chiese James, non riuscendo a staccare lo sguardo dalla ferocia delle fiamme, alimentate dal miscuglio di fieno e alcol.

<< Tre uomini, erano entrati per prelevare una partita di mangime>> sussurrò l'uomo, tenendo stretto il berretto tra le mani callose.

<< Avete visto qualcuno di sospetto entrare o uscire dal porto?>> domandò di nuovo Gould, nonostante avesse già un'idea ben definita su chi fosse l'artefice del colpo. Mentre l'uomo al suo fianco scuoteva la testa, un passo pesante li raggiunse, seguito da imprecazione di vario genere e natura.

To Let Myself GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora