Michael

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Vado via da casa di Luke, tornando a casa di Calum a pezzi. Non credo che possa fare tanto per riavere Sarah.

Mi sdraio sul divano, pensando a cos'altro fare. Nessuna idea geniale si fa spazio nella mia mente.

Passo una mezz'oretta cercando ogni possibile cosa, ma niente. Mi sto per rassegnare alla situazione e lasciarla stare. Se siamo destinati prima o poi ci ritroveremo. Poi rifletto bene e, determinato nelle mie azioni, decido di andare a parlarle.

Dovrà pur cedere e sentirmi, prima o poi.

Mi alzo dall'odioso divano di Calum, diretto verso la cucina per un bicchiere di acqua. Ammetto che il divano fa schifo, è scomodissimo. Senso dell'arredamento zero. Ma non posso lamentarmi perché me la sono cercata.

Vorrei capire che cosa avevo in testa...

Sarah ha pienamente ragione sull'intera situazione. Nel momento più importante e difficile sono sparito come un codardo. Probabilmente la causa più grande che l'ha portata a questo è il fatto che si è sentita tradita. Illusa da tutto.

Le ho sempre detto che ci sarei stato in ogni momento. Che avremmo affrontato tutto sempre insieme. E poi che faccio? Sparisco. Divento assente in tutto. Un emerito idiota.

Esco dalla porta e salgo il piano per arrivare da mia moglie. Non busso, apro direttamente con le chiavi che ho ancora. La richiamo fino a che non si fa avanti verso di me.

«Dobbiamo parlare. Non mi importa se non vuoi.» dico determinato.

«Io non devo dirti niente. Sto apposto così.»

«Ma io devo. Per favore, lasciamelo fare»

«Come vuoi, ti ascolto. -mi dice- Ma per favore sediamoci al divano che i tuoi figli pesano.» enfatizza, reggendosi il pancione che tra un po' esploderà e ci accomodiamo su di esso.

«Parto subito con il dirti che mi dispiace tantissimo, non sai neanche quanto. -cerca di prendere parola, ma la fermo - Lo so, sono un cretino che parla tanto, ma non fa mai niente di buono. Nel momento più importante me la sono data a gambe nel peggiore dei modi: ignorandoti. Sto cercando di rimediare, ma non sono bravo in queste cose e ci sto mettendo più del previsto. Sei mia moglie, ma è come se in questi giorni non ti conoscessi più. Come se non sapessi più qual è il tuo cibo preferito, il tuo colore, cosa ami indossare maggiormente, quale canzone ti fa piangere. Come se ti avessi appena conosciuta e giuro che non capisco cosa sta succedendo. Sul serio, sto impazzendo.» sussurro l'ultima frase.

«Allora, sono lieta che tu sia al corrente dei tuoi errori, ma non risolverai con un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini. Potevi comprarmi così al liceo, forse, ma siamo adulti adesso. Riguardo il fatto che non mi conosci bene, è un tuo problema. Che c'è? Hai saputo per sposarmi, mettermi incinta, ma non ci riesci per farti perdonare? E sul fatto di conoscermi? Beh, spero che sia solo un piccolo black out altrimenti tutto questo mi porta a pensare che le tue scelte non erano poi così intenzionate e che non mi hai mai davvero conosciuta»

«No! Questo non puoi dirlo seriamente? Lo sai benissimo che ero e sono convinto di ciò che ho fatto e che ti conosco meglio di come conosca me stesso. Non me ne pento e te lo dimostrerò.» le dico, alzandomi e andandomene.

«Lo spero» sospira. 

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