8 febbraio 2018
«Ma... cosa...»
Al chitarrista di Ermal morirono le parole in gola. Mai si sarebbe aspettato di ritrovare la camera dell'amico in quelle condizioni.
L'attenzione dei quattro si concentrò immediatamente sul letto: le lenzuola immacolate del materasso erano state bruscamente tirate via e ammucchiate sul pavimento, come in un gesto di rabbia. A sinistra del letto, frammenti di un abat-jour ridotto in mille pezzi, il cui piedistallo giaceva rovesciato sul comodino. L'armadio vuoto, le ante spalancate verso il caos che regnava in quelle quattro mura. Il suolo costellato di foglie secche e piumini di pioppo, probabilmente finiti dritti nella stanza a causa di una folata di vento. Le tende, infine, sembravano svolazzare quasi minacciosamente, segno che la finestra era stata lasciata semiaperta.
«Cosa diavolo è successo qui?» farfugliò Gianluca inorridito, dando voce ai pensieri degli altri tre.
Montanari avanzò lentamente, oltrepassando la soglia d'ingresso per poter osservare meglio, per accertarsi che quella non fosse un'orrenda visione creata dal suo subconscio per qualche strano motivo. Ebbene no, era terribilmente reale.
«Ragazzi, non lo so davvero» mormorò con un filo di voce, scuotendo il capo. «Non è da Ermal ridurre una stanza d'albergo in questo stato. Che io sappia non ha mai messo a soqquadro la sua, figuriamoci quella di un hotel nel periodo del Festival di Sanremo. Non lo farebbe mai.»
Piero fece un passo in avanti, sospirando amaramente.
«Marco, tu... pensi che sia stato qualcun altro a fare tutto questo?»
Lui annuì debolmente. «Io direi proprio di sì, Piero.»
«Non so, magari Ermal potrebbe aver avuto un momento di rabbia dopo l'accusa di plagio» ipotizzò Ignazio. «Spesso la rabbia ci porta a commettere azioni che in un momento di lucidità non avremmo mai il coraggio di fare.»
Marco scosse la testa. «Non credo. Ieri sera era con Fabrizio, hanno cenato insieme per farsi forza ed erano entrambi piuttosto calmi, come sempre.»
«Forse sarà andato a farsi due passi insieme a lui, spegnendo il telefono per staccare la spina dalle preoccupazioni» continuò il marsalese tentando di essere ottimista, ma Montanari non si trovò d'accordo neanche in quel caso.
«Se così fosse stato avrebbero avvertito qualcuno, o perlomeno stamattina alla reception li avrebbero visti uscire. Invece nessuno sa nulla, e poi le chiavi sono qui in stanza...» osservò, notandole di fianco al comodino e raccogliendole da terra.
«Ma hai chiesto davvero a tutti? Sei sicuro?» fece Piero.
«Sicurissimo. Ecco perché ero convinto che Ermal fosse ancora qui.»
Detto ciò, senza aggiungere altro estrasse il cellulare e prese a telefonare ai vari componenti della band di Fabrizio che stavano arrivando a Sanremo per supportarlo in occasione del grande evento, uno per uno, nella speranza che almeno loro avessero notizie dei due.
"Perché, Fabrizio non è con voi?", ribattevano. "No, a me non ha detto nulla.", "No, non lo sento da ieri sera."
Ad ogni telefonata Marco riattaccava sconfitto, quel briciolo di ottimismo che gli era rimasto andava via via scomparendo. Dopo aver terminato il giro di chiamate senza ottenere alcuna informazione utile, imprecò adirato scaraventando il telefono contro il materasso.
«Ok, ragazzi. Cerchiamo di stare calmi, per quanto possa essere possibile, e pensiamo a qualcosa» intervenne Piero, nel tentativo di tranquillizzare se stesso e tutti gli altri.
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Il grande gioco degli specchi || Il Volo & MetaMoro
FanfictionÈ finalmente in corso di svolgimento la sessantottesima edizione dell'evento musicale più atteso dell'anno: il Festival di Sanremo. In seguito alle accuse di presunto plagio verso i cantautori Ermal Meta e Fabrizio Moro e alla loro sospensione, i du...