XI (seconda parte)

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Dalla parte precedente:

Dopo aver acceso le torce dei loro cellulari, avanzarono velocemente verso l'unica porta posta vicino al palcoscenico, quella che li avrebbe finalmente portati ai sotterranei. La scrutarono per qualche istante, per poi scambiarsi delle occhiate di intesa.

«Penso che sia arrivato il momento di finirla con questa storia» mormorò Ignazio, e gli altri due annuirono.

«Entriamo» proferì Piero con fermezza, mettendo una mano sulla maniglia ed aprendo la via che li avrebbe finalmente condotti da Ermal e Fabrizio.

***

Stavano ormai camminando da più di mezz'ora, ma purtroppo dei MetaMoro non c'era ancora traccia. Dopo aver superato il retropalco, i ragazzi si erano imbattuti in un lungo corridoio e infine in una gradinata che li aveva condotti, a sua volta, in altri corridoi: ai tre cantanti sembrava di essere entrati in un labirinto.

«C'è qualcosa che non mi torna qui...» commentò nervoso il narese. «Ignà, passami la cartina per favore.»

«Qualcosa non va, Piè?» domandò allora Gianluca.

«Da quello che mi ricordo dalla planimetria dovremmo essere quasi arrivati, eppure le stanze sembrano essere scomparse. Inoltre queste scale davanti a noi e questi altri due passaggi a destra e a sinistra non erano segnati.»

«Ehm, ragazzi... Non la trovo» mormorò il marsalese.

«Come sarebbe a dire che non la trovi?!» si agitò Piero.

«Molto probabilmente nella fretta l'ho lasciata nella stanza di Gianluca» rispose l'altro, mortificato. «Non preoccupatevi, adesso telefono a Roberto e gli chiedo se può darci una mano.»

Ma non appena prese il cellulare, Ignazio dovette constatare un'altra amara sorpresa.

«Abbiamo un altro problema: qui sotto non c'è campo.»

«Minchia, solo questa ci mancava!» commentò esasperato il narese, allargando le braccia.

Anche Gianluca controllò il suo telefono per sicurezza. «Questo significa che non possiamo nemmeno sapere cosa sta succedendo sul palco e quando si esibirà Raugei.»

I tre amici si guardarono senza sapere cosa fare: tornare indietro era impensabile, ma anche proseguire senza una destinazione ben precisa non sembrava una grande idea. E se fosse stata davvero una trappola? Se Ermal e Fabrizio fossero sì rinchiusi lì, ma in una zona che sulla cartina non era segnata? Come avrebbero fatto a trovarli?

«Sono le nove e mezza passate e Sanremo è iniziato da quasi un'ora ormai. Non abbiamo altra scelta: dobbiamo dividerci» decise il rosetano, determinato nel portare comunque a termine la ricerca. «Uno di voi controlla il corridoio a destra, mentre l'altro quello a sinistra. Io nel frattempo scendo queste scale e vedo dove portano. Chi trova qualcosa chiama immediatamente gli altri due.»

Ignazio prese il passaggio a sinistra, ma dopo neanche un centinaio di metri fu costretto a fermarsi, ritrovandosi davanti a un vicolo cieco con una piccola porta di metallo.

«Ermal, Fabrizio, siete qui dentro?» chiese, bussandoci sopra.

Non sentendo alcun rumore provò allora ad aprirla, ma scoprì amareggiato che quello era solo un vecchio ripostiglio di materiale audio inutilizzato da parecchio tempo. Sospirò sconfitto e decise di tornare indietro, nel caso in cui i suoi due amici avessero bisogno di aiuto.

Dall'altra parte, invece, Piero era giunto in una via che sembrava non finire mai. A un certo punto, però, la sua attenzione venne catturata da una porta in legno alla sua destra. Tuttavia, a differenza del suo conterraneo, il narese non fu così fortunato: quella porta, infatti, era chiusa.

Il grande gioco degli specchi || Il Volo & MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora