VII

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9 febbraio 2018

Gianluca continuava a girarsi e rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Fino a poche ore prima non vedeva l'ora di tornare in hotel, mettersi il pigiama e andare finalmente a dormire, ma non appena si era coricato i pensieri avevano iniziato a riempirgli la testa. Anzi, in realtà non avevano mai smesso: infatti, dopo la notizia della probabile sostituzione di Ermal e Fabrizio con Marco Raugei, l'abruzzese non aveva potuto fare a meno di provare un sentimento di odio nei confronti di quest'ultimo.

No, non era giusto. Come potevano eliminare così dalla gara due dei più grandi artisti della musica italiana? E per uno come Raugei, poi? Possibile che Baglioni non potesse fare niente? Dopotutto era stato lui stesso a proporre ai MetaMoro di inviare il loro brano alla commissione selezionatrice del Festival.

C'era sicuramente qualcos'altro sotto. Già, ma cosa?

Il giovane era talmente concentrato nel trovare una spiegazione a tutta quella strana faccenda che non si accorse nemmeno della pioggia che ticchettava sulla sua finestra, finché il rombo di un tuono non lo fece sobbalzare. Prese il cellulare e guardò lo schermo che segnava le tre e mezza: la notte era ancora lunga.

Sbuffò lasciandosi sprofondare nel morbido cuscino, pensando ad un modo per poter riposare almeno qualche ora. Alla fine decise di provare ad inviare un messaggio a Piero, sperando che anche lui fosse sveglio.

Dormi?

La risposta del siciliano fu quasi immediata.

No, e a quanto pare nemmeno tu. Vieni nella mia camera, sto preparando una tisana rilassante.

Sollevato, Gianluca infilò le ciabatte, raggiunse la stanza del compare che si trovava due numeri dopo la sua e bussò piano, dato che era notte fonda e non voleva svegliare chi, più fortunato di lui, stava dormendo già da un po'. La porta si aprì e vi comparve Ignazio, in pigiama e con i capelli arruffati.

«Noto con piacere che nessuno di noi riesce a chiudere occhio» osservò il rosetano varcando la soglia.

«Lascia stare, cumpà» rispose il marsalese, sbadigliando. «Oggi è stata una giornata davvero pesante. Sono distrutto, ma 'sto cavolo di Morfeo non vuole proprio prendermi in braccio stanotte.»

«Tu, invece?» chiese Gianluca rivolgendosi a Piero, intento a versare dell'acqua calda in tre tazze. «Di solito anche dopo i concerti sei quello che crolla prima, mentre noi invece dobbiamo litigare con l'adrenalina post spettacolo.»

«Sono stato sveglio apposta per voi perché bastava vedere le vostre facce stasera per capire che non sareste andati a dormire tanto facilmente. Anche se vorrei ricordarvi che non ci vuole una laurea per mettere dell'acqua in un bollitore e aprire un filtro, nel caso in cui vogliate qualcosa di caldo per provare a rilassarvi.»

«Eh, ma come prepari tu i tè e le tisane non li prepara nessuno» fece Ignazio, buttandosi a pancia in giù sul letto dell'amico.

Il conterraneo scosse la testa divertito. Zuccherò le bevande a seconda delle preferenze dei suoi amici - Dopo nove anni, ormai li conosceva bene! - e gliele porse ricevendo un grazie da entrambi.

Gianluca prese posto vicino a Ignazio, sedendosi in maniera un po' più composta, e dopo aver bevuto un sorso dalla sua tazza puntò i suoi occhi in quelli di Piero, che invece era rimasto appoggiato al tavolino.

«Anche tu però mentre tornavamo in albergo avevi una faccia preoccupata. A cosa stavi pensando?»

«Riflettevo su dove potrebbero essere Ermal e Fabrizio, e quasi involontariamente ho iniziato a pensare a una cosa.»

Il grande gioco degli specchi || Il Volo & MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora