Malattia

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Percy

Non c'era stato verso, non ero riuscito a convincere Annabeth a lasciarmi a casa.

Avevo la febbre alta e quando eravamo arrivati a casa i miei genitori non c'erano, come mi aspettavo, e quindi quella testarda della mia fidanzata si era imposta su di me dicendo che non potevo restare da solo in quelle condizioni. Mi aveva tolto la felpa, visto che ero stordito e non ce la facevo neanche a cacciarmi una maglietta, lasciandomi a petto nudo nonostante l'imbarazzo di entrambi e facendomi allungare sul mio letto. Poi aveva trovato il termometro, non so dove, e me lo aveva messo in bocca mentre andava a preparare del tè caldo.

Rientrò in camera mia dopo cinque minuti con una tazza fumante in mano, mi prese il termometro e mi fece mettere seduto per farmi bere il tè.

- Certo che sei peggio di mia madre! - esclamai con quelle poche forse che avevo.

- Hai la febbre a 39 e mezzo! Ci sono delle tachipirine in questa casa? - mi chiese.

Nei suoi occhi tempestosi riuscivo a leggere tutta la preoccupazione che provava in quel momento. Come avevo potuto dirgli quelle cose prima? Mi sentivo uno schifo, in tutti i sensi. Avevo bisogno di Annabeth più di quanto immaginassi.

- Io... non lo so. È mia madre che si occupa di queste cose - dissi debolmente.

Solo allora mi resi conto di stare veramente male. La tazza stava per scivolarmi dalle mani e Annabeth se ne accorse, prendendola immediatamente, gli occhi mi si chiusero e caddi all'indietro, per fortuna sul cuscino. Sussurrai un "grazie Annabeth" e poi il buio.

Annabeth

- Percy! - lo chiamai e comincia a scuoterlo, ma lui non dava segni di volersi svegliare.

Qualsiasi ragazza della mia età sarebbe andata nel panico, se il proprio fidanzato gli fosse svenuto davanti e per giunta con la febbre alta. Ma io non ero una qualsiasi ragazza.

Andai in bagno, presi una bacinella e la riempii di acqua fredda, presi un asciugamano e lo immersi nell'acqua. Tornai in camera di Percy e gli misi l'asciugamano bagnato sulla fronte. Il respiro era sempre più affannato e mi venne un'altra idea. Tornai in bagno, presi un altro asciugamano e lo bagnai. Cominciai a tamponare il collo e i polsi di Percy, dovevo evitare che la febbre salisse ancora e nel frattempo presi il cellulare e chiamai Sally, la madre del mio ragazzo, che appena conosciute aveva voluto scambiare i nostri numeri.

- Ciao Annabeth! - mi rispose - C'è qualcosa che non va? - mi chiese subito dopo.

- Ciao, veramente si! Ho bisogno di sapere dove tieni le tachipirine. È un'emergenza! -

- Sono finite ieri sera, ma cosa è successo? - chiese con la voce preoccupata.

Non sapevo se era il caso di dirgli la verità visto che stava al lavoro, ma Percy cominciò a lamentarsi nel sonno e capii che stava peggiorando. Non avevo altra scelta.

- Sono a casa tua, Percy ha la febbre alta e poco fa è svenuto, non riesco a svegliarlo in nessun modo e comincia ad agitarsi nel sonno. Se non gli do qualcosa subito penso che dovrò chiamare un'ambulanza - spiegai mentre la preoccupazione cominciava a divorarmi.

- Cosa? Arrivo subito e chiamo anche il dottore. A quanto ce l'ha la febbre? - mi disse allarmata.

- Cinque minuti fa a 39 e mezzo -

- Accidenti! Arrivo subito! Tu sta tranquilla - esclamò chiudendo la comunicazione.

Dieci minuti dopo aprii la porta e mi ritrovai Sally davanti che teneva in mano una busta della farmacia.

- Il dottore arriverà tra poco. Intanto mi ha detto di fargli mandare giù queste medicine - mi disse andando in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.

- Sally come facciamo? Non si sveglia! - dissi tornando in camera di Percy per bagnare di nuovo l'asciugamano che aveva sulla fronte.

- Insistiamo! - rispose prendendolo per le spalle e mettendolo seduto mentre lo scuoteva.

Con mia grande sorpresa Percy sussultò e aprì gli occhi a malapena.

Sally tirò un sospiro di sollievo.

- Annabeth mettiti dietro di lui e tienilo in piedi, continua a scuoterlo se vedi che chiude gli occhi - mi ordinò.

Feci come mi aveva detto e lei prese una pasticca dalla scatola e la immerse nel bicchiere d'acqua, facendola scogliere.

Percy aveva la testa abbandonata sul petto e mi resi conto che anche se aveva gli occhi aperti non era cosciente.

La madre gli prese il mento e gli sollevò la testa, gli poggiò il bicchiere sulle labbra e lentamente gli fece scivolare il liquido nella bocca. Lui tossì un paio di volte ma Sally non si fermò finché non vide il bicchiere vuoto.

Poi mi fece segno di farlo stendere e appena poggiò la testa sul cuscino chiuse gli occhi.

Dopo un po' arrivò il dottore che gli fece una visita senza farlo svegliare.

- La febbre è scesa a 38 e penso che scenderà ancora, appena si sveglia dategli una tachipirina da 500 - disse il medico

- Grazie mille! - disse Sally accompagnandolo alla porta.

- Per Percy questo e altro - rispose con un sorriso - Fatemi sapere come sta -

E detto questo uscì. Solo allora mi resi conto che prima, insieme al dottore, era entrata un'altra persona.

- Che cosa ci fai qui Poseidone? - chiese Sally rivolta al padre di Percy - Se si sveglia e ti trova qui si fa salire la febbre per il nervoso -

E se il destino...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora