Annabeth
- Se non interveniamo subito non ce la farà – disse semplicemente – Pensateci un attimo. Comunque è sveglio e gli ho spiegato la situazione. Sarà difficile che risponda a qualche domanda, il fiato che ha gli serve a respirare adesso –
- Grazie dottore – rispose Poseidone.
Una volta che il dottore se ne fu andato, Talia guardò lo zio con aria interrogativa.
- Il polmone sinistro non funziona più, non si capisce come è stato possibile. – spiegò – Deve essere operato oppure non ce la farà –
- Quanto tempo abbiamo? – chiese Sally
Poseidone scrollò le spalle. Avevo capito che sapeva quanto tempo restava a suo figlio.
- Vado a parlargli, così poi potete andare a vedere come sta – e detto questo entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Percy
Papà entrò nella stanza chiudendo la porta. Volevo parlargli, volevo fargli sapere che cosa ne pensavo, ma la mascherina che mi aiutava a respirare mi impediva di parlare e poi non ero sicuro di avere tanto fiato in corpo per avere una conversazione e la testa stava cominciando a girare.
- Il dottore ti ha detto che cos'hai, vero? – chiese sedendosi accanto a me.
Io annuii.
- Ma non ti ha detto che abbiamo trovato una soluzione. Ha lasciato che te ne parlassi io, perché era giusto così – disse facendomi una carezza sulla fronte – C'è bisogno di un donatore, deve esserti tolto il polmone e ne serve uno buono. Sei mio figlio e siamo compatibili, abbiamo controllato –
Sgranai gli occhi e scossi la testa, avevo capito perfettamente quello che intendeva, quello che voleva fare. Non gliel'avrei permesso, non volevo che lo facesse.
- Perseus io voglio farlo. Non ho mai concluso niente di buono con te e adesso non ti lascerò morire davanti ai miei occhi, quando so che posso fare qualcosa per salvarti – continuò.
Lo afferrai per la camicia e lo avvicinai al mio viso, in modo che potesse sentirmi.
- Non lo farai! – dissi con fatica – Non morirai per me, non te lo lascerò fare. Se mi lasci, appena ne avrò le forze, mi toglierò la vita – dissi deciso, lasciandolo andare.
Non stavo scherzando, non volevo che morisse solo per darmi il suo polmone, non lo volevo! Io volevo mio padre, non che desse la sua vita per la mia!
Papà mi guardò sconvolto, aveva capito che facevo sul serio.
- Percy ti rimangono due giorni a malapena! Maledizione, hai diciassette anni, hai tutta la vita davanti! – insisté lui.
Scossi di nuovo il capo e lo guardai negli occhi con determinazione.
- Non puoi chiedermi una cosa simile – disse con gli occhi lucidi.
Gli strinsi la mano per fargli capire che andava bene così, che ero felice e che non avevo paura di quello che mi sarebbe successo.
Dopo un po' si alzò e fece entrare mia madre. Una volta dentro lui scosse la testa indicandomi. Lei si portò le mani alla bocca, mentre le lacrime gli solcavano il viso, poi si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla fronte.
- Sei sicuro tesoro? – mi chiese con la voce rotta.
Io, semplicemente, annuii.
- Va bene, allora. Staremo con te fino alle fine – disse allungandosi al mio fianco e abbracciandomi, mentre papà mi teneva la mano.
La verità? Non ero triste. Stavo bene, sapevo che loro erano con me e mi bastava. Avevo solo un rimpianto: i miei amici e Annabeth.
Quella ragazza mi aveva fatto passare dei momenti bellissimi e li avrei rimpianti, avrei potuto costruirmi un futuro con lei, avrei voluto. Ma il destino aveva scelto diversamente. La mia unica paura? Speravo che non si sarebbe abbandonata alla disperazione. Ma dopotutto sapevo che era una ragazza forte e, poi, non era sola.
Mi venne da ridere. Chissà se sarei sopravvissuto altri due giorni, come diceva il dottore, o se sarei morto in quel momento, confortato dai miei genitori.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi al sonno.
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E se il destino...
FanfictionAnnabeth Chase vive a San Francisco, ha degli amici fantastici, una bella famiglia e un quasi fidanzato, finché sua madre non decide di abbandonare lei e il padre. È così costretta a trasferirsi a New York con la nuova moglie di suo padre e i suoi...