Un giorno da non dimenticare

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Percy

Annabeth sgranò gli occhi a quella domanda e guardò ovunque tranne che nella mia direzione.

Dovevo ammettere che ero arrabbiato, più con me stesso sinceramente, per non aver detto a quella fantastica ragazza la verità su mio padre. Se lo meritava, però avevo sempre temuto che mi avrebbe visto e giudicato in modo diverso e avevo paura.

Invece lei l'aveva presa molto più che bene e aveva appena detto di amarmi. Forse e dico forse, questa volta avrei dovuto ringraziare mio padre.

- Hai sentito quello che ho detto quindi non insistere - disse Annabeth dopo un po'.

Cercò di alzarsi dal letto per allontanarsi da me ed evitare di darmi una risposta, ma io, da cattivo ragazzo che ero, mi misi a cavalcioni sopra di lei per evitarne la fuga e gli bloccai le braccia.

- Lasciami! Così non vale - si lamentò - Guarda che mi metto ad urlare e poi sono affari tuoi -

- Certo certo, Sapientona - risposi piegandomi in avanti e poggiando le mie labbra sulle sue.

Annabeth non si oppose, anzi ricambiò il bacio appassionatamente. Allora decisi di lasciargli libere le mani e lei cominciò ad affondare le dita nei miei capelli. Era incredibile, non mi ero mai sentito così bene e felice con nessuno, la mia fidanzata aveva il potere di farmi calmare e provare emozioni forti allo stesso tempo e quel bacio, lunghissimo, stava diventando la fine del mondo.

Avremmo continuato in eterno e forse saremmo andati anche oltre sé qualcuno non ci avesse interrotto schiarendosi la voce. Mi staccai da Annabeth a malincuore e mi voltai verso la porta della mia camera.

Mio padre ci stava guardando, parecchio imbarazzato, mentre teneva in mano un pacchetto di medicine che non riuscivo a distinguere.

- Scusate l'interruzione ma dovresti prenderti una tachipirina, ordini del dottore - mi disse lanciandomi il pacchetto.

Annabeth che si era accorta della presenza di mio padre qualche secondo dopo di me, divenne tutta rossa e cercò di alzarsi, senza successo visto che io ero ancora sopra di lei.

- Prenditela, ora! - esclamò lui prima di andarsene e chiudere la porta.

- Stupido Testa d'alghe! Togliti immediatamente! - esclamò lei tirandomi due pugni sul petto.

Per tutta risposta gli bloccai le braccia sopra la testa con una mano e con l'altra mi presi la pasticca. Solo allora mi resi conto che aveva smesso di ribellarsi e mi guardava, mentre le guance si tingevano di nuovo di rosso e deglutiva rumorosamente.

- Adesso che hai? - gli chiesi preoccupato da quella strana e improvvisa reazione.

Lei non rispose, continuava a guardarmi e poi mi accorsi che stava guardando un punto preciso. E quando dico preciso intendo il mio petto.

Accidenti! Non portavo la maglietta! Annabeth continuava a soffermarsi sul mio petto e sugli addominali, deglutendo in continuazione. Io cominciai a sudare, non so perché, forse il fatto che ero sopra di lei mezzo nudo e problema più grande non ricordavo come avevo fatto a ritrovarmi senza maglia, questa situazione non mi aiutava affatto. E poi c'era qualcosa che mi stava mettendo addosso una strana sensazione che in parte mi piaceva ma dall'altra parte non sapevo che pensare.

- P...Percy..non vorrei dire niente..ma..forse è meglio che ti togli! Mi sembri...ecco...agitato - disse Annabeth con il fiato corto.

Capii cosa intendeva e quello che stava provando ero quello che provavo io. Andai un attimo nel panico, no! Non era ora!

Mi tolsi immediatamente sopra di lei e mi allungai al suo fianco, mentre sentivo le guance andare in fiamme.

- Vorrei farti notare che fino a mezzora fa stavi con la febbre alta e se ora me l'hai attaccata te la farò pagare - mi minacciò allegramente. Anche se nella sua voce c'era una nota di imbarazzo e nervosismo.

- Scusa e grazie, comunque - dissi guardandola e facendogli una carezza sulla guancia.

- Per cosa? - mi chiese.

- Per essermi stata accanto, per esserti presa cura di me...e per non odiarmi - risposi sincero

- Odiarti?! Ma che ti dice la testa! - esclamò alzandosi sui gomiti e mettendo il viso molto vicino a me.

- Si, in effetti ti ho nascosto la verità, non merito più la tua fiducia. Come puoi non avercela con me - gli dissi, ed ero sincero, lo pensavo veramente.

Annabeth mi guardò e scosse il capo, poi mi diede un bacio delicato sulle labbra.

- Te l'ho già detto come la penso Testa d'alghe. Quindi zitto! - mi disse.

Poi poggiò la testa sul mio petto e chiuse gli occhi. Restammo in silenzio, finché non sentii il suo respiro farsi regolare. Sorrisi, si era addormentata e sperai di non avergli realmente attaccato la febbre.

- Ti amo, Sapientona - sussurrai poggiandoli un bacio sulla fronte.

E se il destino...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora