Capitolo 15

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Andrea aveva un atteggiamento strano da quella mattina, come se non fosse presente, con lo sguardo perso, non aveva fatto altro che scarabocchiare sul quaderno. Mancava mezz'ora prima della fine della scuola quando la bidella entrò in classe.
- Andrea Nyber in vicepresidenza.- disse all'insegnante. La ragazza, nel sentire il suo nome, alzò lo sguardo dal foglio e l'insegnante di filosofia le fece cenno di andare. Prese le sue cose e uscì dall'aula, andando nel luogo indicato dall'inserviente. Bussò alla porta una volta arrivata e una voce le diede il permesso di entrare.
- Oh ciao Andrea. Accomodati.-
Andersen era seduto su una sedia in pelle dietro una scrivania piuttosto massiccia. Di fronte due sedie e si sedette su una delle due, lasciando lo zaino a terra.
- Non sapevo che vi foste trasferiti.-
- Siamo qui da poco più di una settimana.- rispose in tono un po' freddo.
- Bene. So che mi odi quando te lo chiedo, ma stai bene? Non solo fisicamente intendo.-
- Si sto bene.-
- Ok. Per quanto riguarda quella cosa del drogarsi e...-
- Ho smesso.-
- S-sul serio?-
- Ho smesso un anno e mezzo fa. Fumo di tanto in tanto ma non come prima. Non voglio più ripercorrere quella strada.-
- Eri davvero devastata Andrea, sono felice che ora stai bene. Per qualsiasi problema la mia porta è aperta.-
La ragazza annuì.
- E, bhe, ho notato che sei arrivata con Hèlen Shanda. Non ha passato dei bei momenti nemmeno lei in passato, non approfittare di lei Andrea.-
- Non sto approfittando di lei.-
Quello che aveva detto l'uomo stava cominciando a farle saltare i nervi, come poteva venirgli in mente? Era cambiata ora.
- Ok. Puoi andare a casa, tanto suona tra poco.-
La ragazza annuì e uscì dall'istituto, tornando a casa.

Appena l'ultima ora finì le tre ragazze si diressero verso il parco, non lontano dalla scuola.
- Chissà cosa vorrà dirci.- disse Irene.
- Credo di saperlo.- disse a bassa voce l'indiana guardando a terra. Le altre due non dissero nulla e si sedettero all'ombra di un albero.
- Fa ancora caldo, non ce la faccio più.-
- Ma se in Colombia fa più caldo di qui!-
- Ma l'aria è meno umida lì Irene.-
- Sta arrivando.- le interruppe la terza.
- Ciao di nuovo.- disse Stephan sedendosi a terra con loro.
- Ciao. Allora, cosa volevi dirci?- chiese Melanie.
- Volevo parlare di Andrea, anche se Hèlen in parte lo sa già.-
Lo sapevo pensò Hèlen che gli mise una mano sulla sua come per dargli forza e lui sorrise.
- Il motivo per cui ci siamo allontanati dai riflettori è che lei aveva perso tutto, la voglia di fare qualsiasi cosa.-
Stephan si fermò e continuò.
- L'ultimo servizio fotografico che abbiamo fatto, a quattordici anni, è stato quando nostro padre scoprì l'omosessualità di Andrea, l'unico che in famiglia ne era all'oscuro. Ricordo che quel giorno appena tornammo a casa la chiamò nel suo ufficio e quando lei uscì da lì, da come corse in camera sua, sapevo che era successo qualcosa di grave. Scoprii da una discussione tra i miei che avevano litigato e mio padre le alzò le mani addosso dalla rabbia. Non era mai successo, era severo a volte ma non fino a questo punto. Non la fece uscire per settimane, fin quando una notte riuscì a scappare. Odia non potersi muovere, rimanere chiusa in un luogo. Quando ritornò la mattina litigarono di nuovo, lui era deluso dal suo comportamento, non la riconosceva più. Fu allora che nostra madre decise di allontanarci per un pò venendo in Italia. E dove cominciarono i problemi.-
Stephan si fermò di nuovo, prese fiato e ricominciò, mentre Hèlen gli strinse la mano.
- All'inizio sembrava stesse bene, a parte alcuni attacchi di panico che aveva ma faceva conoscenza di altre persone e usciva normalmente. Ma la situazione cominciò a sfuggire di mano, cominciava a tornare a casa tardi, a volte anche alle quattro di mattina e non era quasi mai a casa. Pensavo avesse qualche problema a scuola ma invece aveva quasi il massimo in tutto e non aveva problemi con i compagni. Quando provavo a parlarle era molto evasiva e stava per ore in camera o fuori. Dopo molti mesi passati così andai da questa Nicole, una nostra amica con cui avevamo legato molto, e le chiesi se sapesse dov'era mia sorella e lei mi diede risposte senza senso, cercando di mandarmi via ma alla fine cedette e mi disse dov'era e in cosa si era ridotta.-
La sua voce tremò leggermente e deglutì mentre i ricordi di facevano più nitidi nella mente.
- Avrei preferito scoprirlo io che sentirlo da un'altra persona. Sapevo che fumava, ma non che si drogava, andava a bere dove poteva e si portava a letto chiunque, non la riconoscevo, non era lei. Ritornai a casa e sperai che fosse tutto uno scherzo, non l'avevo mai vista ritornare a casa dato che mi diceva sempre di non aspettarla, quindi non sapevo se fosse la verità ma ormai avevo un sacco di dubbi. La vidi alle sei del mattino. Non ho la più pallida idea di quanto abbia bevuto, a mala pena si reggeva in piedi, aveva fumato chissà cosa, è stato come venire schiacciati da una montagna vederla così. Cercai di parlarle ma non mi ascoltava e alla fine le urlai contro che non aveva senso tutto quello che faceva, che stava mandando all'aria la sua vita. Capii tutto quando vidi la sua mano con piccoli tagli che sanguinavano avendola sbattuta contro il tavolo dove c'erano dei pezzi di vetro per farmi tacere, vedere i suoi occhi spenti e disperati, il suo volto solcato da lacrime. A differenza mia, lei era quella che si era dovuta adattare di più tra noi alla vita che nostro padre ci faceva condurre. Aveva sempre tenuto represso il suo carattere ribelle e a volte anche meschino per lui, aveva sacrificato ogni cosa di sé e lui la rinnegò per l'unica caratteristica che aveva permesso di far parte della sua vita e alla fine se ne fregò di tutto, donando la propria vita a qualcosa più grande di lei e che non voleva combattere. Vorrei solo essermene accorto prima.-
Stephan finì di parlare, lasciando che il silenzio li circondasse.
- Mi dispiace Stephan, dev'essere stata dura per entrambi.- le disse Melanie avvicinandosi e abbracciandolo.
- Ma ora è tutto apposto no?- domandò Irene.
- Si, ha smesso da poco più di un anno ma volevo che lo sapeste, non si sa mai.-
- Ok, ma ora pensiamo ad altro. Direi di andare a mangiare perché ho una fame terribile che mangerei tre case intere.-
Melanie fece ridere tutti e sollevando il morale e si diressero verso qualche posto dove mangiare.

Si sentiva strana da quella mattina, come confusa e tutto quello che la circondava era come se non ci fosse. Ripensava continuamente alle parole dette da suo fratello, che non sarebbero riusciti ad evitare il loro padre per sempre. Il sol pensiero di doverlo vedere, anche solo da lontano le faceva perdere la testa, completamente irata, fuori di sè. Un messaggio fece vibrare il suo telefono e allungò il braccio verso il comodino per prenderlo.
+ Sei a casa? Sono con le ragazze, mangio fuori. Ti aggreghi?+
- Si e no, ho già pranzato.- scrisse subito ricevendo una risposta immediata.
+ Ok a dopo.-
Navigò un po' sui social e cercò il profilo di Hèlen su Instagram, trovandolo subito. Sorrise nel vederla in quelle foto, così felice e raggiante. L'ultima che pubblicò l'aveva fatta quando erano in camera sua nella casa precedente. Lei era dietro ad Hèlen sorridente che cercava di guardarla, le braccia che le avvolgevano la vita, il volto sul suo incavo. Sembrava stesse cercando di nascondersi ma non sapeva nemmeno che la bruna avesse scattato quella foto. Sotto l'immagine una frase che la fece sorridere. "You are not a bad girl, you are only a person who didn't know who really was in the past". Ed era vero, era fottutamente vero. E lesse quella frase più volte, dovendo smettere sentendo le lacrime agli occhi. Guardò il muro per un secondo e vide un uomo incappucciato davanti a sé e subito scattò in piedi scuotendo la testa e riaprendo gli occhi. Non c'era nulla, solo lei riflessa nello specchio. Il cuore cominciò a batterle all'impazzata, la testa pulsare, le mani a tremare e andò in bagno, aprendo uno sportello del mobile che aveva di fronte e prese un piccolo barattolo in plastica bianca, lo aprì e versò il contenuto sulla mano. Alcune pastiglie tonde e bianche caddero a terra e riuscì a prenderne una e mettersela in bocca, bevendo l'acqua del rubinetto. L'aria cominciò a mancarle e sentiva il bisogno di uscire. Lasciò tutto così e andò verso l'uscita di casa, cominciando a correre una volta fuori verso una meta che non sapeva.

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