Capitolo 34

28 1 0
                                    

Stephan rientrò in casa stanchissimo, e non solo lui. Anche Anja non era da meno ed era già sera.
- Ma quelle due dove sono?-
- Non lo so mamma.-
- Forse di sopra.- ipotizzò Greg.
- Ah no in cucina, la luce è accesa.-
Stephan raggiunse il luogo e trovò le due ragazze. Andrea con una delle sue solite maglie grandi e maschili a maniche corte mentre Hèlen con una felpa addosso, entrambe sedie a tavola intente a mangiare.
- Che mangiate? Uh, sembra buono!-
- Ce n'è per tutti, non sapevamo a che ora arrivaste ma è ancora caldo.-
- Grazie Hèlen.-
- Che bello arrivare a casa e non dover cucinare.- disse Anja sedendosi mentre Stephan preparava tre piatti.
- Chi è che ha cucinato?- chiese il ragazzo.
- Andrea. Non mi ha fatto far niente.-
- Allora meglio non mangiare.-
Il modello si beccò un pizzicotto da parte della sorella quando si sedette affianco a lei e ridacchiò.
- No dai, anzi è molto brava. Dov'è che hai imparato?-
Andrea non la guardò, aveva affianco Greg e non voleva nemmeno averlo nel suo campo visivo.
- Da Alex.- rispose mettendosi l'ultimo boccone in bocca.
- Alex? Alexandra Brooke?-
- Si.-
- Quella con cui stavi quasi tutti i giorni?-
- Si Stephan. È quella con cui scopavo, hai capito o vuoi altre informazioni?-
Andrea si alzò e uscì dalla stanza. L'avere lo sguardo di Greg addosso la faceva imbestialire. Arrivò in camera e sbatté la porta. Cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza, fin quando non prese una scatola di metallo che trovò in fondo all'armadio e la buttò a terra, facendola aprire e creando rumore e preoccupando gli altri al piano di sotto. Stephan stava già per alzarsi ma Hèlen lo fermò e gli fece cenno di continuare a mangiare.
- An...- provò a dire mentre bussò alla porta. Non ci fu risposta ed entrò comunque. La trovò per terra a gambe incrociate intenta a guardare delle fotografie.
- Che fai?-
La bionda non rispose, troppo concentrata a fissare una foto in bianco e nero, ormai ingiallita nel tempo. Hèlen le si sedette affianco e guardò la foto. Era una giovane donna, molto simile a lei, stesso sguardo vispo, stesso sorriso sincero. I capelli erano liberi e mossi dal vento, così come il vestito chiaro che la donna indossava.
- Chi è?-
- Mia nonna. Lei sapeva già tutto di me, fin da quando ero piccola. Mi difendeva sempre. Non sapevo nemmeno di avere tutte queste sue foto.-
- Come si chiamava?-
- Amber.-
- È una coincidenza che il tuo nome, quello di tua madre e il suo inizino con la a?-
La bionda ridacchiò malinconicamente.
- No per niente. Anche la mia bisnonna aveva un nome con la a. Non so perché ma per tutte le femmine della famiglia vale questa cosa.-
- Ci eri affezionata molto eh?-
- Già. Stavamo sempre insieme, mi appoggiava in tutto. E aveva capito anche prima di me l'attrazione per le ragazze. Quando glielo dissi io mi sorrise e solo con quello capii che l'aveva sempre saputo e da quel momento potevo parlarle di tutto. Morì un anno prima che Greg scoprisse tutto.-
- Mi dispiace.-
- Ormai è passato.-
Hèlen sbadigliò già per la terza volta e Andrea si alzò, prendendola per mano e portandola sul letto.
- Vieni qui piccola bimba assonnata.-
- Non ho sonno.-
Hèlen si stropicciò gli occhi ed Andrea le diede un bacio sulla spalla.
- Va bene, dormo.-
L'indiana mise il suo volto sul suo grembo e prima di chiudere gli occhi guardò la sua ragazza perdendosi nell'intensità dei suoi occhi.

Andrea aprì gli occhi per l'ennesima volta. Era da tutta la notte che si rigirava nel letto. Sbuffò non riuscendo più a stare lì e si alzò, guardando l'orario sul telefono. Le sei del mattino, fantastico! Cercò di fare il meno rumore possibile per non svegliare la sua ragazza e andò in cucina a prendersi un bicchiere d'acqua che bevve tutto d'un sorso. Poi fece per ritornare in camera ma andò a sbattere contro qualcuno.
- Guarda un dove vai dannata lesbica del cazzo!-
Il sangue le si gelò nella vene. Quella voce la riconosceva alla perfezione, la stessa voce che l'aveva tormentata tutti quegli anni. Alzò lo sguardo e vide a mala pena quella persona ma non era cambiata per niente. Pelle olivastra, occhi, capelli e barba neri, mani callose che riusciva ancora a ricordare quando avevano toccato la sua pelle, quel senso di ribrezzo che aveva sentito. Quell'uomo uscì dalla casa ma non dalla mente della ragazza che cominciò a camminare verso un'altra stanza vuota per cercare di tranquillizzarsi. Sentiva già il cuore accelerare, la testa pulsare. "Fa male? Povera ragazzina! Dai che ci divertiamo un ." Le lame che la colpivano alle braccia, alle gambe. "Allora? Ti diverti?"
- Basta!-
Si mise le mani sulle orecchie per non sentire quelle voci ma era tutto inutile.
- Andrea? Cosa fai qui?-
Stephan aveva sentito dei rumori nella stanza affianco alla sua e gli sembrava strano di vedere sua sorella lì che ora le dava le spalle.
- Andrea?-
Si avvicinò e le toccò la spalla ma non si aspettò di vedere l'altra voltarsi e indietreggiare completamente terrorizzata. Mio dio Andrea... Nei suoi occhi c'era disperazione, il viso rigato da lacrime, il respiro era affannato, le mani le tremavano, a momenti sembrava che potesse svenire.
- Ehi, sono io.-
Provò ad avvicinarsi e a prenderle delicatamente il braccio ma lei cercò di liberarsi con uno strattone.
- Lasciami, non ho fatto niente!-
- Andrea ti prego calmati, sono Stephan.-
Provò di nuovo ad avvicinarsi con più cautela ma lei continuava ad allontanarsi, fino ad arrivare con la schiena contro il muro.
- Vi prego basta!-
Andrea si accucciò a terra, le mani sulle orecchie, le voci che le facevano esplodere la testa.
- Smettetela!-
- Ehi ehi, Andrea? Andrea!-
La ragazza stavolta alzò lo sguardo per guardarlo e per un attimo sembrò che avesse realizzato chi fosse e le prese le mani con cautela.
- Tranquilla, sono io. Calmati.-
La vide chiudere gli occhi e respirare in modo più regolare.
- Vanja.-
Lei lo guardò negli occhi e lui sospirò.
- È la prima volta che ti vedo in questa situazione così critica diciamo. Potresti spiegarmi una buona volta? Ti prego, non ti chiedo la luna. Voglio solo capire cosa successe quella notte.-
Lei richiuse gli occhi e parlò dopo un pò, quando si fu tranquillizzata del tutto.
- Una decina di ragazzi mi... Mi presero e legarono. Avevano... dei coltelli, uno anche una pistola. Mi ferivano quando non rispondevo alle domande, mi insultavano. Sono riuscita a liberami prima che... Mi stuprassero. Li mandò Greg contro di me. Poco fa vidi il capo, quello che mi puntò la pistola contro e...ho risentito le loro voci, tutto quello che hanno fatto e non ho capito più nulla...-
La sua voce tremava leggermente così come le sue mani fredde. Riaprì gli occhi guardando il fratello che ora aveva solo rabbia nei suoi occhi azzurri. Ora capiva perché non gli aveva mai detto niente. Non voleva ricordare tutto quello che le era successo. E capiva perché non voleva perdonare il loro padre. Ma ora lui non l'avrebbe passata liscia.

In your eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora