Capitolo 25

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Andrea a Stephan quel giorno lo passarono insieme a divertirsi al centro commerciale. Non uscivano insieme da molto e fu come fare un tuffo nel passato.
- Era da tanto che non mi divertivo così.- disse Andrea spegnendo il motore della macchina essendo arrivati davanti casa.
- Già. Dovremmo farlo più spesso.-
I ragazzi scesero dalla macchina e Stephan prese la chiave di casa cercando di aprire la porta.
- Strano, è aperta. La mamma dovrebbe essere al lavoro a quest'ora.- disse guardando la sorella che fece spallucce. Entrarono e sentirono qualcuno come bisbigliare. Stephan andò in salotto, bloccandosi sulla soglia come impietrito. Al suo fianco Andrea lo raggiunse e se quello che suo fratello aveva visto lo aveva fatto diventare immobile, a lei fece girare i tacchi e uscire di casa prima di spaccare qualcosa.
- Andrea aspetta!- sentì da sua madre ma ormai era già in macchina e stava andando il più lontano possibile.
- Cosa ci fa qui?- le disse invece Stephan cercando di stare il più calmo possibile dopo averla portata nel corridoio.
- Ci stava cercando.-
- E per cosa? Per avere altri soldi dato che i suoi miliardi non gli bastano?-
- Stephan ti prego, non vi vede da anni. Gli mancavate tanto.-
- Dimentichi che voleva rinnegate tua figlia come tale per caso?-
- No non lo dimentico.-
Anja si avvicinò a lui prendendogli il volto tra le mani e guardandolo negli occhi.
- È pur sempre vostro padre, vuole sapere come state. Non sapevo che intendesse venire qui. Ti prego Ste.-
- Lo faccio solo per te, non per lui. Sia chiaro.-
La donna annuì ed entrarono di nuovo in salotto. Sul divano, seduto, che li guardava c'era un uomo verso la quarantina d'anni d'aspetto, poiché ne aveva di più di quelli che dimostrava. Aveva i capelli biondi, la pelle chiara, zigomi pronunciati, occhi severi e azzurrissimi, ancora più chiari di quelli del ragazzo e di sua madre. Non aveva molte rughe, si teneva giovane in qualche modo di sicuro pensò Stephan.
- Stephan.-
- So come mi chiamo sai?-
- Non c'è bisogno di essere così acidi, volevo vederti da molto tempo. Che uomo che sei diventato.-
Lui si alzò in piedi, era alto quanto Stephan che capì le sue intenzioni e lo bloccò.
- Non mi toccare Greg.-
Suo padre lo guardò stupito, non aveva mai sentito suo figlio chiamarlo per nome, era come se avesse messo una barriera tra loro.
- Credi che venendo qui tutto sia cambiato? Io non dimentico.-
- Quindi tua sorella non è guarita.-
- L'unica persona che qui è malata sei tu, non lei. Preferisco circondarmi di persone omosessuali piuttosto che stare con una persona chiusa di mente come te.-
- Lei l'ha fatto per avere ancora più attenzioni, non sa chi è veramente. Ha ingannato se stessa.-
- Lei? Per attenzioni? Ma non farmi ridere. Non hai idea di cosa abbia passato, cosa noi abbiamo passato.-
- Si è solo montata la testa che dovrebbe farsi mettere ap...-
- Stai zitto cazzo!-
Stephan colpì forte il tavolo che aveva affianco, facendo sussultare sua madre che era affianco a lui.
- Lei ti aveva dato tutto, faceva tutto quello che le chiedevi, che volevi. Ha oppresso il suo vero carattere, la sua vera indole per te, tu che poi l'hai abbandonata per una cosa che lei era e che non poteva cambiare. Quando siamo venuti qui è esplosa, si è sfogata. Ma a modo suo, per poter avere un pretesto, una giustificazione alla tua delusione che non trovava. Droga, sesso, scommesse, fumo. Raramente era sobria, lucida. È già un miracolo se non è morta di overdose o di suicidio. Eppure le mancava poco.-
Anja per poco non pianse al dolore di quei ricordi, Stephan invece se ne andò fuori casa infuriato a cercare sua sorella prima che potesse fare qualche pazzia.
- Ha davvero fatto tutto questo?-
La donna sospirò.
- Si Greg. Sono stati anni terribili. Io non riuscivo ad aiutarla, ero troppo debole. Stephan l'ha aiutata finché poteva.-
- L'ho detto che aveva qualche problema.-
Anja scosse la testa e sospirò.
- Eri il suo modello quand'era piccola, poi sei diventato un mostro. Le avevi persino detto che sarebbe dovuta morire. E lo stava facendo. È pur sempre tua figlia Greg. Preferisci avere una figlia che uccida o che ami una persona del suo stesso sesso?-
Anja se ne andò in cucina, lasciando quell'uomo ai suoi pensieri di un'era troppo antica.
Passò un'ora prima che Stephan rientrasse.
- Allora?-
Anja lo aveva subito raggiunto.
- Ho cercato ovunque, scuola, biblioteca, bar, centro commerciale, niente. L'ho chiamata una ventina di volte ma non risponde-
- Da Hèlen?-
Il ragazzo e la donna si guardarono e lui prese subito il cellulare cercando il numero tra i contatti. Ti prego, fa che sia da lei...

Hèlen si rese conto di essersi addormentata quando sentì la suoneria del suo telefono. Chi è adesso? Rispose, cercando di non parlare con voce impastata.
- Pronto?-
- Sono Stephan. Ti disturbo?-
- No no, figurati. Dimmi pure.-
- Andrea è da te?-
Hèlen guardò a sinistra del proprio letto, dove c'era la bionda di spalle.
- Si Ste, è qui. Sta dormendo.-
- Dio mio.-
- Che è successo? Lei non ha detto niente per quanto fosse incazzata.-
- Mio padre è qui.-
Ad Hèlen si gelò il sangue.
- Non le ha fatto niente vero?-
- No, appena l'ha visto se n'è andata. Ma è venuta diretta a casa tua?-
- No. Camminavo per strada e l'ho vista al parcheggio del parco che beveva.-
- Beveva?-
- Non si è ubriacata, ha bevuto un sorso di vodka, poi ha buttato via la bottiglia. E non ha fumato per quanto ne sappia. Non volevo lasciarla lì e l'ho convinta a venire qui.-
Hèlen vide Andrea alzarsi di scatto e correre in bagno, sentendola poi rimettere.
- Che è successo?-
- Vorrei dirti che sta bene ma non è così.-
- Hèlen.-
- Si è alzata di colpo e ora sta rimettendo.-
- C-cosa!?-
- Capitava anche a me. A volte quando è stressata, in agitazione vomita. È la seconda volta da quando la conosco che succede. Quando dorme però.-
- Tu sai anche il perché vero?-
- Non posso dirtelo io.-
- Devo sapere.-
- Non da me. E credimi, a me ha fatto male, ora a te non farebbe bene sapere e vederla. Così come non farebbe bene a lei.-
La ragazza sentì Stephan sospirare.
- Va bene. Fammi sapere.-
- Certo.-
La conversazione finì ed Hèlen si alzò, raggiungendo Andrea in bagno che stava già uscendo dopo essersi bagnata il volto con l'acqua fredda.
- Stai bene?-
- Si.-
Hèlen la prese per mano e la portò in salotto, facendola sedere sul divano e sparendo poi in cucina e uscendone qualche minuto dopo con due tazze calde in mano.
- Tieni.-
- Cos'è?-
- Una tisana che mia nonna mi faceva sempre quando avevo attacchi di panico o stavo male.-
Hèlen si sedette affianco a lei, bevendo un pò di quel liquido dal dolce aroma.
- Domani Meredith non c'è, bisogna coprire il suo turno.- disse poi.
- Faccio io.-
- Sicura?-
- Si, devo distrarmi un pò.-
- Ok. Ma se c'è qualche problema chiamami.-
Andrea poggio la tazza ora quasi vuota sul tavolino che aveva davanti, guardando poi la sua ragazza.
- Che c'è?-
Andrea non le rispose, le si avvicinò e basta, i loro volti che si sfioravano. Hèlen sentì come le farfalle nello stomaco, il cuore che bruciava. Era incredibile cosa potesse provare con piccoli gesti. Alla fine non ce la fece più e prese il volto di Andrea poggiando le sue labbra sulle sue, sentendo poi le loro lingue intrecciarsi. La bionda le prese i fianchi facendola sedere su di sé, senza smettere di baciarla, di perdere quel contatto facendola impazzire.
- Ehi! Qua a momenti ci vuole la censura!-
La voce di Lucy le distrasse.
- Haha, spiritosa.- le disse Hèlen lanciandole un cuscino.
- Di sicuro lo farai anche tu con il tuo ragazzo.- aggiunse.
- Non ho un ragazzo.-
- E allora chi è Samuel?-
Lucy diventò rossa in volto.
- Devo andare a studiare, non fate troppo rumore.- disse voltandosi e andandosene. Le due ragazze ridacchiarono.
- Come farei senza te Hèl?- le disse Andrea poggiando il volto sul suo petto e sentendo il suo dolce profumo.
- Me lo chiedo anch'io An.-
- Ti amo.-
Hèlen sorrise.
- Ti amo anch'io.-

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