Graffiti

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Erano gli anni '80 ed io ero poco più che un adolescente quando, nella mia città, iniziò a manifestarsi il fenomeno del writing. Avevo sentito parlare del movimento hip hop, ma non mi ero mai interessato più di tanto visto che non mi riguardava in alcun modo.

Almeno credevo.

Era l'inverno del 1981 quando, andando a scuola, vidi una macchina della polizia ferma sotto un enorme graffito su un muro raffigurante un clown.

Ora, dovete sapere che in una piccola cittadina rurale, nessuno si sognerebbe di scrivere su un muro o tanto meno di farci un disegno, perciò una notizia del genere è destinata a far scalpore. Il disegno era stato realizzato sul muro che delineava il perimetro della proprietà della famiglia Marduk. Il padre stava fornendo i dati per la denuncia, mentre la madre teneva la piccola figlioletta in braccio vicino al marito. Non rimasi lì a lungo e mi diressi verso scuola per non tardare.

Una volta tornato a casa, durante il pranzo, come al solito mio padre vedeva il telegiornale; quando iniziò un servizio con il nome della nostra città nel titolo. Quello che sentii fu raccapricciante: mentre il marito era a lavoro, qualcuno era entrato a casa dei Marduk e ha ucciso moglie e figlia di 2 anni, per poi brutalizzarne i corpi per renderle simili a bambole di porcellana. Alla madre era stato colorato il volto, mentre alla piccola erano stati incollati una maschera e i capelli.

Dicevano che probabilmente la maschera era stata incollata quando la bimba era ancora viva e questo le avrebbe impedito di respirare. Io e i miei genitori eravamo sconvolti. Nonostante le ricerche la polizia non trovò nulla.

Due settimane dopo, sempre durante il pranzo, alla tv dissero che c'era stato un altro massacro in pieno giorno. Due sorelle di 17 e 10 anni, erano state uccise e brutalizzate. Gli occhi della maggiore erano stati strappati e messi nella bocca della minore, alla quale era stato inciso un lungo sorriso da orecchio a orecchio e cuciti dei bottoni sugli occhi. Poi era stata messa a letto coperta a pancia in su con solo il viso scoperto; la maggiore invece, era in brandelli sotto lo stesso letto. Erano stati i genitori a trovare i corpi.

La città era sconvolta, tutti erano sconvolti.

La mattina seguente andando a scuola, curioso decisi di passare davanti alla casa del massacro, ma quando la vidi, notai un disegno al muro vicino al portone: un clown.

Sembrava realizzato meglio di quello di due settimane prima. Mi chiesi se c'era un collegamento tra i graffiti e le morti e, leggendo i giornali, mi accorsi che anche i media si erano posti lo stesso problema.

Una settimana dopo avemmo la conferma: altro clown, altro massacro, ancora più cruento del precedente.

Anche il pagliaccio era realizzato meglio.

Nelle settimane si susseguirono numerosi delitti, con clown e omicidi sempre più terribili.

Una notte venni svegliato da mio padre che mi disse di mettermi una giacca e di andare in macchina. Io non capii subito, poi, quando partimmo, vidi il muro esterno del garage.

C'era un enorme clown disegnato sopra.

Non lo dimenticherò mai...

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