Reale o...?

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Lei lo guardò, impaurita. Subito si pentì di averla spaventata con quelle storie, anche se aveva iniziato lei a parlarne. “Meglio che la smettiamo, se no dopo ho paura a tornare a casa” disse Giulia guardandosi intorno.

Già di per sé l’atmosfera quella notte era abbastanza inquietante. C’era una strana nebbia nell’aria, quasi come a voler sottolineare la tensione del momento. Il vento muoveva le decorazioni che gli abitanti del paese avevano appeso alle panchine, alle reti e alle varie ringhiere, creando qualche volta un rumore simile al raschiare di una penna.

“Hai ragione, scusa. Ma a parlarne inizialmente sei stata tu” disse Paolo sorridendo leggermente. A lui quelle storie piacevano.. Davano quel senso di inquietudine che amava.  “Ma comunque, la maggior parte di queste storie non hanno nessun senso..  Sono solo create per spaventare, tutte queste creature non possono esistere” concluse lui.

Su di loro scese il silenzio. Sicuramente Giulia stava ancora pensando alla storia che Paolo aveva appena finito di raccontare. Una specie di essere che si metteva a fissare le persone, incutendo così tanta paura da non farle muovere.. Così tanta paura da ucciderle. ‘Come può ucciderti di paura qualcosa che ti fissa?’ pensò Giulia. ‘Paolo ha anche detto che è un essere senza faccia.. Come può fissarti qualcuno senza faccia? Non lo capiresti che ti sta fissando, che cosa stupida, non pensarci.’

Loro non capivano. Non dovevano raccontarsi quelle storie, ignoravano il potere delle parole. Ogni parola, ogni frase, ogni storia, ha più potere di quanto tutti pensano. Ognuno si crea il suo incubo, è responsabile di ciò che gli fa paura.     Lo stavano per capire.

“Ehi, guarda là” Paolo indicò uno specchio, uno di quelli per vedere se sta arrivando qualcuno dalla strada opposta.  “Per un momento mi è sembrato che c’era qualcuno che ci guardasse” disse in tono un po’ spaventato. “Probabilmente quella storia mi ha dato alla testa” concluse con un sorriso poco rassicurante.

Quello specchio era vicino a dove erano seduti loro. Anche Giulia aveva visto qualcuno, ma restò zitta. Non voleva creare più paura di quanta già non ce ne fosse. “Probabilmente te lo sei solo immaginato”, mentì lei. “Come hai detto, quella storia ci avrà dato un po’ alla testa.” Appena dopo aver pronunciato quelle parole, capì di aver commesso un errore.

“ ‘Ci’ ha dato un po’ alla testa?... Cosa significa? Anche tu l’hai visto? “ Non era da lui provare così tanta paura. Era sempre stato calmo quando si parlava di queste cose, Paolo. Sapeva che non lo aveva immaginato.    “Si.. Cioè.. Ho visto qualcosa.. Ma poteva essere qualsiasi cosa, l’ho visto di sfuggita..” Lo disse in tono spaventato. Non potè nasconderlo.. Era davvero spaventata.       Rimasero ancora zitti. Nessuno dei due lo disse, ma in realtà stavano solo aspettando che quella cosa si facesse rivedere.  ‘Stai calmo, è solo l’atmosfera. Probabilmente era solo una persona che sentendo le nostre voci è rimasto a guardarci dallo specchio per vedere chi eravamo… Non può essere altrimenti’ pensò Paolo. Non voleva crederci.

‘’Ehi Paolo.. C’è ancora.”

Non seppe dire cosa lo spaventò di più, se il tono di voce e lo sguardo di lei, oppure il fatto che C’ERA davvero qualcuno che li stava fissando. Ancora.     Voleva andarsene, ma qualcosa lo bloccava.. Non potè che rimanere a fissare lo specchio.. A fissare quella cosa.  Paolo percepì che anche Giulia era come ipnotizzata.. O forse ipnotizzata non era la parola giusta..

Paolo si accorse che lei stava piangendo.. Non poteva guardarla, aveva ancora lo sguardo incatenato allo specchio, però si accorse del rumore delle lacrime che cadevano. L’abbracciò. Era stranamente calmo, niente a che fare con la paura che aveva prima. ‘’ Se devi prendere qualcuno di noi, prendi me. L’ho raccontata io la storia, lei non c’entra niente. Lasciala andare” disse rivolto allo specchio. Nessuna reazione dall’essere…    Anche lei si calmò. “ No. La colpa è anche mia. Ho voluto che mi raccontasse la storia..  Non ho paura. Non abbiamo paura.” Queste parole riuscirono a provocare qualcosa. Non seppero esattamente cosa.

La creatura parlò. Ancora adesso non capiscono come. Non ha una bocca, come può emettere un qualsiasi suono?

" Resterò a fissarvi "

Questo lo sentirono chiaramente. Quelle tre parole risuonarono nelle loro teste, come se a parlare ci fossero molte persone intorno a loro. Come se fossero in molti ad averlo detto.

La creatura rimase lì.

L’incatesimo sembrò rotto, finalmente Giulia e Paolo poterono distogliere lo sguardo. Si guardarono per un po’ in silenzio. Si accorsero che nello specchio non c’era più nulla, ora, tranne il normale riflesso della strada. “Quindi che succederà?” domandò lei.    “Sarà tutto come prima.. Ma non dobbiamo più parlarne. Ci fisserà comunque.. Ma se non ne parliamo non lo vedremo più” disse Paolo, capendo. “Le parole lo hanno legato a noi, lo hanno strappato dalla fantasia di quel che era la sua storia. Lui non esiste.. O per lo meno non è reale come sembra.” Anche Giulia capì. Nonostante quell’essere faceva paura, concluse che non sarebbe mai stato reale, fino a quando loro non gli avrebbero dato importanza.. “Quindi basta con le storie di paura?” domandò lei ridendo.

Lui la guardò. Capii che in quella domanda scherzosa in realtà c’era molto di più di quello che lasciava intendere.. “Non lo so”, rispose Paolo, “possiamo ancora raccontarle, ma dobbiamo andarci cauti.. Molto cauti.”

Alla fine lo capirono. Ogni incubo è reale, ogni paura è reale, solo perché la rendiamo tale.

La prossima volta che raccontate una storia.. Fatelo dove non ci sono specchi.

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