Emily Rose

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Questa è la storia di “Emily Rose, l’alter ego della vera Anneliese Michel, donna tedesca vittima di una possessione demoniaca. Riporto qui di seguito la storia, nonostante non sia una leggenda.

Cresciuta in una piccola città della Baviera, in una famiglia cattolica di ceto medio-basso, nel 1968 Anneliese iniziò a soffrire di convulsioni che la tormentarono durante gli anni della scuola superiore. All’inizio si sottopose a visite mediche e le fu diagnosticata una forma di epilessia; le furono prescritti medicinali per curare entrambe le sintomatologie.

Tra i primi problemi accusati dalla giovane c’erano paralisi degli arti, uno smisurato accrescimento del torace, rigidità improvvisa del corpo e l’impossibilità di parlare[1]. Fu tuttavia in grado di riprendere gli studi e conseguire il diploma e nel settembre 1973 si iscrisse all’università di Würzburg per realizzare il suo sogno di diventare insegnante elementare.

I genitori di Annaliese si rivolsero alla Chiesa, convinti che la loro figlia fosse posseduta dal maligno. In un primo tempo non le venne praticato l’esorcismo ma fu invitata a diventare più devota.

Convintasi che ciò che le accadeva fosse colpa dei suoi peccati e di quelli che le stavano vicino, Anneliese decise di dormire su un pavimento di pietra come penitenza.

Venne ricoverata in ospedale, dove i continui attacchi che subiva convinsero i medici a somministrarle tranquillanti e sottoporla ad alimentazione forzata.

Dopo cinque anni di lotta contro questi fenomeni, durante i quali la ragazza continuava le cure, i genitori iniziarono la ricerca di qualche religioso che potesse praticarle un esorcismo.

Perché l’esorcismo potesse esser ordinato, la Chiesa aveva bisogno di dichiarare la ragazza come realmente posseduta. Ciò avvenne nel settembre 1975 ed il vescovo Josef Stangl scelse come esorcisti il parroco Ernst Alt e padre Arnold Renz. Secondo i due esorcisti si sarebbero manifestati sette demoni tra cui Lucifero, Giuda, Legione e Belial.

L’esorcismo proseguì per quasi 10 mesi, da settembre 1975 a giugno 1976. Durante le varie sedute furono scattate numerose foto e venne registrato un nastro di circa un’ora e mezza di durata in cui si sentirebbe Anneliese parlare con voce “demoniaca” in più lingue (oltre il tedesco, lingua madre, avrebbe parlato in latino, greco, aramaico e altre lingue antiche), molte volte sdoppiando la voce in due distinte. Durante questo periodo la donna perse molto peso perché si rifiutava di mangiare e bere a causa dei “demoni che glielo impedivano”; questo portò ad un indebolimento ed alla debilitazione del suo corpo, martoriato dalle lesioni autoinflitte.

Nei momenti di lucidità Anneliese non faceva altro che pregare e le continue genuflessioni le causarono la rottura di entrambe le ginocchia. Durante il rito di esorcismo Anneliese mostrava una forza impressionante, tanto che, in alcune sedute, per tenerla ci vollero parecchi uomini forti. Il rito avveniva generalmente tre volte a settimana. Gli esorcismi, come riportato dal film estremamente documentato Requiem, furono 12 in totale.

La visione del fim “The Exorcism of Emily Rose”, di Scott Derrickson, può essere fuorviante nella comprensione degli avvenimenti, per il fatto di contenere un’interpretazione di questi ultimi.

Infatti, nel film, Anneliese scrisse delle lettere ai suoi esorcisti chiedendo la fine del rito ed asserendo di aver avuto un incontro con la Vergine Maria che l’avrebbe messa davanti ad una scelta: esser liberata dai demoni e trovare la pace eterna subito, o continuare a subire la possessione e tutto il potere dei demoni per poter salvare il mondo e le anime di tutti. Anne scelse di rimanere posseduta per la salvezza del mondo interrompendo la pratica di esorcismo.

In realtà, come scrive Gabriele Amorth in una sua pubblicazione “Annalisa aveva dichiarato che Gesù e la Madonna le avevano detto che lei soffriva ed espiava per gli altri, per salvarli”.

La mezzanotte del 1º luglio 1976 Anneliese,come aveva predetto nelle sue lettere, morì a soli 24 anni. Prima di morire chiese al prete di pregare per lei; le ultime parole andarono alla madre alla quale chiese scusa.

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