Non sa come è arrivata fino lì. È buio e lei è solo una bambina, non dovrebbe trovarsi lì. Nonostante l'oscurità, capisce di trovarsi in un'ampia sala, poiché una luce fioca penetra dalle grandi finestre. Ai lati della stanza nota degli spalti, sui quali sono sedute delle figure, delle figure d'ombra. Lei ha paura e abbraccia con forza l'orsacchiotto che tiene fra le mani. Sa perché è lì. Quello è un tribunale.
Le ombre sembrano tutte uguali, fatta eccezione per un particolare: gli occhi. Ogni ombra la fissa con occhi penetranti, dai quali traspare una sensazione di rimprovero, rabbia e costernazione. "Non è stata colpa mia", pensa la bambina "È stato un'incidente. Non volevo farlo". Un colpo di vento tanto gelido quanto improvviso scuote la lunga veste da notte della bambina e una scossa fredda le parte dalla schiena per arrivare fino ai piedi scalzi. Stringe più forte il suo orsetto, cercando riparo nel calore che emana. Le ombre non smettono di fissarla e lei si sente giudicata da ogni singolo sguardo. "Non volevo farlo!" grida nella sua mente la bambina, e si copre il viso con le mani tremanti. A quel punto, sul patio in fronte a lei appare un'ombra diversa dalle altre. Anche questa è senza volto, ma gli occhi sono diversi dagli altri. Questi occhi scavano in profondità nell'anima della piccola, mettendo a nudo ogni segreto che non aveva mai rivelato a nessuno.
La bambina vorrebbe urlare, chiamare la madre, ma dalla sua bocca non esce suono. La figura continua a fissarla con occhi profondi, antichi come il tempo e guardiani di un abisso di oscurità. Prende il martello e lo sbatte sul piano del patio, dando vita ad un suono cupo che scuote la sala e rimbomba in ogni angolo di essa. Lei si tappa le orecchie mentre una voce profonda proveniente da un luogo lontano risuona nella sua testa: "Colpevole". Un grido esce finalmente dalla bocca di lei mentre le immagini si dissolvono e si ritrova a urlare madida di sudore nel suo letto. Ansima per qualche secondo, si guarda intorno in cerca di tracce dell'incubo, ma non ne trova. Si tranquillizza e sorride.
Accarezza un barattolo accanto al letto all'interno del quale, sospesi in un fluido per non rovinarli, c'erano due bulbi oculari, l'iride di un colore verde acceso. Può ancora leggere il terrore della donna a cui li aveva strappati, qualche mese prima. Urlava e scalciava, ma non era riuscita a contrastarla. Non ci riescono mai. La ragazza si alza nella penombra generata dalla luna piena, e mentre raggiunge un'altra stanza, passa una mano su ogni barattolo presente negli scaffali che ricoprono le pareti della casa. Ogni volta che ne tocca uno può sentire le urla che avevano riempito l'aria mentre rimuoveva gli occhi alle sue vittime, chiudeva le palpebre e se ne cullava. Arrivata al bagno guardò il suo volto allo specchio. Mostrava quella che avrebbe dovuto essere una donna sulla trentina, senza capelli, con piccole cicatrici che riempivano il viso scarno e con una parte di pelle mancante che mostrava i muscoli dallo zigomo sinistro fino al mento. Guardò un contenitore di vetro accanto allo specchio. All'interno si trovava il primo paio di occhi di cui si era impossessata, appartenenti ad un suo amico di giochi di quando era piccola. Era sempre stata attratta da quell'azzurro gelido e pieno di vita, e voleva scoprirne il segreto. Lui fu il primo di una lunga serie. Erano lo specchio dell'anima dopotutto, e a lei piaceva rivivere la paura delle sue vittime quando li guardava.
Rivolse nuovamente lo sguardo allo specchio e sorrise. Era ora di andare a caccia. A caccia di occhi.
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Legends ✔️
Horror(Storia in revisione) Raccolta di creepypasta, leggende, giochi horror ecc.. Un buon motivo per non riuscire a dormire, ti pare? La maggior parte delle storie contenute in questo libro non mi appartengono,il merito va agli autori. Potete trovarli s...