Il sole arrossato e sonnolento del tramonto stava per svanire oltre l’orizzonte, dopo le fatiche di un giorno che, oramai, volgeva al termine; le nuvole tinte di rosa, indaco e arancio gli si avviluppavano come morbidi guanciali e la fresca brezza di ponente iniziava a spirare tra i fianchi delle colline verdeggianti che incorniciavano la fiorita vallata sottostante. Rimasi a contemplare quel panorama, abbandonandomi totalmente alla dolce melodia di quel silenzio, al fragrante aroma di quei colori ed alla brezza vellutata del crepuscolo, mentre le prime stelle facevano, timidamente, la loro comparsa nel cielo blu cobalto del crepuscolo…
L’ultima luce del giorno morente rendeva prezioso ogni elemento di quell’eden ritrovato: sulle colline d’oro si levavano, maestosi, alberi dai tronchi d’ambra e dalle foglie verdi come tanti smeraldi lucenti… Sembrava uno stupendo diadema d’oro con un grande diamante al centro: il piccolo stagno d’acqua cristallina, sulla cui sponda io mi trovavo.
Non sapevo come fossi finito in quel luogo, se vi fossi stato condotto da qualcuno, né, tantomeno, riuscivo a spiegarmi perché stessi indossando gli stessi vestiti che solevo portare da ragazzino. Pensai di essere morto improvvisamente e che quello doveva essere il Paradiso…
Poi, involontariamente, mi portai le mani dietro la testa e fu allora che mi accorsi di avere i capelli corti (da quando ero divenuto un pittore solevo portarli lunghi). Allora, come se la mia mente avesse già intuito ciò che era accaduto, mi toccai con una mano il mento: la barba era sparita.
Possibile che fosse accaduto davvero ciò che pensavo? Mi specchiai nello stagno… Buon Dio, ero tornato bambino!
Certo, quell’incredibile scoperta mi fece quasi venire un colpo, ma in breve tempo la gioia già era subentrata allo stupore. Sa il Cielo cosa non avrei dato per poter tornare nuovamente giovane. E, per quanto assurdo potesse sembrare, ecco che ero stato accontentato!
Fu allora che udii la più incantevole delle melodie che un uomo possa mai concepire, un’aria così perfetta, capace di esprimere un così profondo sentimento di pace e di beatitudine, da poter essere apprezzata appieno soltanto da chi aveva imparato ad ascoltare più col cuore che con le proprie orecchie.
Una voce femminile… la voce di una dea, senza alcun dubbio. Da dove proveniva? Dovevo saperlo.
Percorsi quel vasto prato pieno di fiori, trionfo d’eterna primavera, e giunsi in breve al cospetto delle grandi colline. Notai un passaggio tra due di esse; allora udii nuovamente il canto ma stavolta con maggiore intensità, quasi mi invitasse a superare quell’unico ostacolo tra me e la sua fonte.
Sinuose nubi imbrunate, simili alle bisce che nelle leggende greche si avvolgevano al collo di Ecate, regina della notte, serpeggiavano per il cielo serale, quando uscii da quel passo.
Ed ecco che il mio sguardo fu rapito dalla vallata sottostante: ah, Dio Onnipotente, ad avere avuto il tuo vocabolario, anziché questo nostro, misero e limitato, per descrivere ciò che vidi! Ma devo provarci comunque: davanti a me si estendeva una piana sconfinata e l’aria che respiravo era pervasa totalmente dall’aroma inebriante ma allo stesso tempo delicato di milioni e milioni di fiori tutti diversi tra loro e tutti ugualmente stupendi.
Ma non era questo che mi lasciò a bocca aperta: al centro della vallata si trovavano, infatti, animali d’ogni specie, dal cane al gatto, dal lupo alla pecora, dal leone alla tigre… e tutti giocavano insieme oppure riposavano sotto la volta celeste, come se avessero fatto parte di una sola, grande cucciolata. Non ci credete, eh? Beh… aspettate che vi dica ciò che vidi dopo: al centro di quel prato immenso si trovava una corona di querce, al cui interno stavano centinaia, forse migliaia, di bambini come me… bambini, esatto! E si rincorrevano, giocavano a rimpiattino, a mosca cieca, oppure contavano, sdraiati sull’erba, le stelle in cielo e osservavano le nuvole, vedendoci chissà cosa di meraviglioso; altri, invece, dormivano ai piedi di un trono di pietra, posto nel bel mezzo di quel circolo verde, e si facevano baciare il capo o accarezzare le guance dalla fanciulla che su quel trono stava seduta. Con il suo canto conciliava il sonno a quei bimbi.
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Legends ✔️
Terror(Storia in revisione) Raccolta di creepypasta, leggende, giochi horror ecc.. Un buon motivo per non riuscire a dormire, ti pare? La maggior parte delle storie contenute in questo libro non mi appartengono,il merito va agli autori. Potete trovarli s...