capitolo 17

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«Andiamo» le dico non appena stacco le labbra dalle sue, aiutandola ad alzarsi. Si mette a sedere a fatica.
«Clarke» entra di corsa Raven.
«Aiutami» le dico, mettendo un braccio di Lexa dietro al mio collo. Inizialmente sembrava insicura, ma poi mi affianca. La trasciniamo fino al piano terra, dove troviamo alcuni dei nostri.
«Gli altri si stanno già incamminando.» dice Bellamy, lanciando un'occhiata a Lexa. Annuisco per poi dirigermi verso l'esterno.
«Ce ne possiamo occupare noi» esorta all'improvviso una voce femminile riferendosi a lei.
«Preferirei curarla» rispondo.
«Clarke, vai a casa» dice Lexa con un filo di voce.
«Non ti lascio da sola.» affermo, per poi affiancare Indra.
«Devo portarla al nostro accampamento, non ce la farà se non avrà le cure necessarie» lei annuisce solamente, facendosi largo tra i rovi. Camminiamo a fatica, il suo peso comincia a stancarmi, ma non intendo fermarmi. Finalmente arriviamo davanti al grande portone, mi dirigo subito all'interno della mia tenda.
«Stendiamola qui» dico a Raven indicando il mio letto. Dopo averla coricata, le scosto leggermente i capelli dal viso.
«Ha bisogno di una trasfusione» affermo, notando il suo pallore a causa del sangue perso.  Senza pensarci due volte prendo un ago e una busta.
«Clarke, il nostro sangue potrebbe ucciderla» esordisce all'improvviso Raven, capendo le mie intenzioni.
«Non c'è abbastanza tempo» rispondo in preda al panico, Lexa stava lentamente perdendo i sensi.
«Chiama Indra, fa' presto!» mi rivolgo a Raven, la quale esegue velocemente. Prendo il viso di Lexa fra le mani: è bellissima anche in queste situazioni.
«Non ti lascerò morire» continuo a ripeterle, sperando che riesca a sentirmi. Poco dopo Raven fa ritorno, accompagnata da Indra.
«Ha bisogno di sangue» dico voltandomi. Senza dire una parola la donna prende la busta e osserva l'ago, per poi infilarselo nel braccio. Subito regolo la quantità di sangue da prendere, non appena finito mi affretto a inserirla in Lexa. Dopo minuti che sembrano interminabili comincia a riprendere il suo colorito naturale, il che mi solleva enormemente. Aspetto di fianco al suo letto, fino a quando rimaniamo sole. È ormai sera quando rientro per l'ennesima volta nella mia tenda, aspettando che si svegli.
«Commander» dice un soldato entrando.
«Lasciatela qui, la accompagnerò a casa domani» rispondo con noncuranza. Lui annuisce uscendo.
«Clarke..» non appena sento la sua voce, mi avvio subito verso il letto. Le poggio una mano sulla guancia.
«Ti avevo detto che saresti stata bene» dico accennando un sorriso. Sforzandosi ricambia.
«Grazie Clarke»
«Non devi ringraziarmi» dico inginocchiandomi e stringendole le mani.
«Ma devo sapere che non rifarai più una cosa del genere» continuo, guardandola negli occhi.
«Clarke, non potevo lasciarti andare ad ucciderti»
«Era una mia decisione»
«Non volevo rispettarla»
«Questo lo so, voglio sapere il motivo» Alza lo sguardo in alto, facendomi cenno di coricarmi di fianco a lei. Lo faccio, poggiandomi su un gomito, cosicché possa continuare a guardarla in viso. Comincia ad arrotolarsi i miei capelli fra le dita, sorridendo al contatto.
«Non lo so, Clarke..»
«Come sarebbe a dire che non lo sai?» esclamo un po' sorpresa.
«Non lo avrei mai permesso»
«Ti saresti lasciata uccidere per una persona che ha causato tali danni? Mi avresti donato la tua vita cosi?»
«Te l'ho donata dal primo momento che ti ho vista» risponde, incredibilmente seria. Rimango letteralmente sconcertata. A fatica si alza sui gomiti, guardandomi intensamente negli occhi.

To the moon and back Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora