capitolo 8

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Scendo velocemente le scale e cerco mia madre. Quando la vedo mi precipito verso di lei, l'abbraccio forte.
«Clarke» dice passando una mano fra i miei capelli.
«Stai bene?» chiedo angosciata, sciogliendomi dall'abbraccio.
«Si, si sto bene» risponde continuando ad accarezzarmi i capelli.
«Gli altri? Bellamy? Octavia?»
«Stanno bene, ora torniamo a casa» dice passandomi un braccio sulle spalle. Le sorrido lievemente. Prima di incamminarmi mi volto verso la torre, dove fino a poco fa ero. Lexa è affacciata alla finestra, ha assistito a tutta la scena. Incrocio il suo sguardo per qualche secondo, poi mi volto. Mi incammino insieme a mia madre e ci imbattiamo nella folta vegetazione.
«Mi dispiace, mi dispiace di avervi lasciato, non avrei mai voluto farlo»
«Lo so, lo so Clarke.» mi interrompe lei.
«Gli altri non lo sanno, non capiranno, e..»
«No, lo sanno.» mi interrompe nuovamente.
«Cosa sanno?» chiedo, continuando a farmi strada fra i rovi della foresta.
«Lexa mi ha spiegato la situazione mentre mi accompagnava da te, non è colpa tua, ti hanno imprigionata, Clarke.»
«Lexa?» esclamo.
«So del popolo della montagna, e lo sanno anche gli altri. Sappiamo che non ci avresti lasciato di tua volontà.» afferma sorridendomi lievemente. Sospiro stanca.
«Dobbiamo allearci con i terrestri» affermo.
«Clarke..»
«No mamma ascoltami» le dico fermandola per un braccio e mettendomi di fronte a lei.
«Non possiamo condurre due guerre contemporaneamente. Il popolo della montagna ha tecnologia avanzata, e da soli non ce la facciamo. Anche se siete arrivati, la popolazione dell'arca è troppo poca. Con i terrestri, potremmo vincere questa guerra»
lei mi guarda interdetta, poi sospira.
«Hanno appena ucciso la nostra gente, come possiamo allearci con loro?» risponde alzando di poco il tono.
«Anche noi abbiamo ucciso la loro gente, ora dobbiamo pensare a questa guerra» concludo, cercando di farla ragionare.
«Mamma, ti prego»
«Spero sia la decisione giusta» dice, per poi riprendere a camminare. La seguo, tenendo la testa bassa. Quando arriviamo, rimango sconcertata. Le mura del nostro accampamento sono in larga parte distrutte, il terreno è diventato arido. Ci sono cadaveri ovunque, terrestri e dei nostri. Quando varchiamo l'entrata, non riesco a trattenere le lacrime. La base centrale è intatta, ma le capanne sono a pezzi. Scorgo Bellamy in lontananza, corro verso di lui e lo abbraccio senza che possa dire nulla.
«Scusami, scusami tanto» dico fra le lacrime. Mi stringe forte a se.
«Non è colpa tua» mi sussurra. Mi sciolgo dall'abbraccio e gli sorrido lievemente, lui fa lo stesso. Mi volto e vado a salutare tutti gli altri, fortunatamente sono vivi. È ormai notte fonda, mi dirigo verso una delle poche capanne rimaste intatte. Non appena mi corico mi riaffiorano nella mente le parole di Lexa. Una parte di me, una piccola parte, forse la più egoista, avrebbe voluto rimanere con lei stanotte. L'ha fatto per salvarmi, era venuta qui per evitare di farmi uccidere. Ora come ora l'unica soluzione è allearsi con i terrestri, non sappiamo se possiamo resistere ad un solo popolo, figuriamoci a due. Sono perfettamente consapevole della situazione, gli altri non saranno felici di questo, ma se vogliamo sopravvivere dobbiamo farlo. Mi giro di lato e cerco di prendere sonno, sono emotivamente stanca, ma qualcosa mi impedisce di addormentarmi. Mi rigiro nel letto per parecchi minuti, fino a quando sento che finalmente i miei occhi stanno per chiudersi. Smetto di pensare e mi permetto di addormentarmi definitivamente.

To the moon and back Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora