12. Ma che cazz...

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<<Vale, non ora.>> Urlò Riccardo.

<<Che cavolo é successo?!>> chiese Carolina.

Nessuno beveva, nessuno provava, nessun cliente, nessun urlare di voci ubriache, nessun depresso al bancone, nessun depravato concentrato a fissare i culi delle ballerine. Solo un gran disastro.

Intorno a noi tutto era un disastro unico: tavoli a pezzi, bottiglie in frantumi, sedie a terra. Il palco era un porcile. Piante ornamentali, lampade, tappeti, tovaglie, quadri.. tutto sparso ovunque. Sullo sfondo i ragazzi con scope e palette a pulire il tutto, mentre ascoltavano la musica e parlavano. Sembravano quasi tranquilli. Come se fosse una cosa normale pulire un locale distrutto.

<<Ma niente, semplicemente Raffaele ha deciso di farci una visitina.>> rispose Luca, uscendo dalla cantina/stanzadelfumo. Era fottutamente calmo. Ma io sapevo che non c'era nulla per cui si poteva stare calmi. Il locale distrutto era solo l'inizio della fine. Sì, perché Raffaele non si sarebbe fermato a così poco.

<<Beh si in effetti mi pare normalissimo che uno entri in un locale e distrugga tutto,>> ironizzai<<su Luca parla, perché cazzo ha distrutto tutto?>> chiesi pur sapendo la risposta: gli stavo offrendo la possibilità di confessare tutto giusto per diminuire la tensione.

<<Non sono cazzi tuoi, ora o pulisci o fuori dai coglioni.>> urlò irritato. Mi lasciò quasi senza parole. Voleva la guerra?

<<Oh si che lo sono, anzi sono nostri,>> dissi indicando le altre<< e ti dirò di più: pensiamo proprio di sapere anche perché Raffaele ha distrutto il locale.>> dissi quasi fiera.

<<A si? Sentiamo>> disse, nascondendo la sorpresa mista al disagio.

<<Voi, tutti voi. Siete dentro a qualcosa, e quella cosa è troppo. Troppo per voi, per noi.

Voi spacciate. Carte, numeri. Ecco di cosa parlava Giulietta. Carte, parla di cartine per rollare canne. Per i numeri presumibilmente sono i cellulari dei compratori.

Vi siete cacciati in qualcosa di grande perché la droga è non solo illegale, ma anche territorio di Raffaele e dovreste sapere che ciò che é suo é sinonimo di guai troppo grandi...>> prima che potessi continuare venni interrotta da Daniele che si era avvicinato.

<<1) é erba non droga; 2)Ti sbagli sui numeri: sono semplicemente orari, giorni nei quali compriamo roba, e numeri civici cioè a casa di chi andiamo a comprare. É troppo difficile per voi, Vale.>>

<<va beh, comunque a noi non da fastidio il fatto che voi spacciate,-ovviamente ci dava fastidio ma gli dovevo far capire che eravamo ferite- a noi da fastidio il fatto che voi non ce lo abbiate detto!>>

<<É una cosa troppo grande, ci teniamo troppo a voi.>>

<<BALLE! Siete troppo cocciuti:pensate di poter fare tutto voi. Orgogliosi! Pensate che noi ragazze non siamo capaci di fare un cazzo. Che facciamo solo sbagli. Poi in realtà non é affatto vero. Scommetto che noi riusciremmo a vendere più roba di voi tutti messi insieme.>> sbraitai.

Scoppiò a ridere. Mi rise in faccia. Pensava che scherzassi.

<<Si va beh, e io so mettere lo smalto meglio di tutte voi messe insieme!>> disse ridendo. I ragazzi lo seguirono a ruota.

Giuro: in quel momento sperai che morisse dal ridere. Ma proprio morto stecchito.

<<Daniele, VAFFANCULO. TU E TUTTI GLI ALTRI.>> Urlai e uscii. Mi lasciai dietro le voci delle mie amiche che mi invitavano a tornare indietro. Fanculo.

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