14. Volevo piangere ma poi sei arrivato tu.

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"alzati e combatti, è solo un momento passerà" pensai a questa frase per giorni. E poi chi cavolo si crede di essere colui che mi ha scritto tale frase? Non può sapere cosa sto provando: non è me.

Nulla era cambiato attorno a me da quel giorno: tutti che ridevano di me, voci false sul mio conto giravano e i desideri della mia non-esistenza da parte di altri aumentavano. In sostanza: 'NA MERDA.

Qualcosa di diverso però c'era: Matteo non mi insultava più. Quello era qualcosa di miracoloso, non ci potevo credere davvero. Dopo quel giorno mi stava alla larga ma allo stesso tempo mi "teneva d'occhio". Con la mia compagnia ancora non avevo risolto nulla e per questo stavo male. Come si fa a superare un momento come questo senza i propri amici, o meglio, senza nessuno. Senza qualcuno che ti dia supporto, una spalla su cui piangere, un punto di sfogo. Non avevo neppure più un lavoro e i soldi tornarono a essere un problema.

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20 Dicembre. Primo giorno delle vacanze invernali.

Era il mio compleanno e già di prima mattina potevo dire che sarebbe stato il giorno peggiore della mia vita.

<<Mi dispiace ragazze, davvero, ma per il momento quell'appartamento è tutto ciò che ci possiamo permettere.>> disse mamma dispiaciuta a me e alle mie sorelle Zoe ed Alba.

Questa casa oramai era troppo costosa. Io avevo non avevo lavoro, mamma aveva subito un taglio allo stipendio e le mie sorelle erano troppo piccole.

<<Quando ci trasferiremo e dove?>> volevo sapere se ce ne saremmo andati da questa città di fuoco.

<< se riusciamo ad impacchettare la maggior parte della roba possiamo iniziare il trasferimento da domani. Tranquille rimarremo qui in questo città, semplicemente più in periferia.>> Cioè nelle case popolari.

<<E di questa casa che ne sarà?>> chiese quasi in lacrime Alba.

<<L'ho già venduta ad una coppia Inglese.>> Perfetto aveva fatto le cose senza farmelo presente.

Andai in camera per svuotare l'armadio e i vari cassetti.

Mentre facevo ciò aprii un cassetto e vi trovai le foto che avevo stampato alcuni mesi prima con i miei amici. Lacrime.

Poi le collane di Carolina, vecchie lettere da Sophie, i bigliettini che Davide mi mandava alle medie quando ancora eravamo a scuola insieme.

Dovevo chiarire con loro, assolutamente.

Dopo aver impacchettato la maggior parte della roba, quel pomeriggio, andai a fare un giro.

Aveva nevicato tutto il giorno precedente e continuava anche in quel momento, così sotto una leggera nevicata passeggiai fino al parco. Lo stagno era ghiacciato, il salice era fantastico e quella sarebbero stata la mia meta. Dovevo però passare davanti ad un gruppo di ragazzi della mia scuola. Tentennai un poco, ma poi mi decisi e a testa alta gli passai davanti.

<<Hey troia, come mai tutta sola?>>

"Ignoralo è solo uno stupido."

<<Cos'è siamo troppo poco per essere degnati di una risposta?>>

"No, siete troppo stupidi"

<<Michele lasciala stare, non lo sai che è un'asociale senza amici?>>

Smisi di ascoltarli e aumentai il passo con le lacrime agli occhi.

Sotto all'albero c'era un piccolo spiazzo di terra asciutta, così mi accovacciai li e i singhiozzi non tardarono ad arrivare.

Ma com'era possibile che ora tutti provassero tanto odio per me? Cosa diavolo era successo?

<<Dovresti darci un taglio con questi pianti, sai? Sei così carina quando sorridi, piccola>> qualcuno era al mio fianco. Quel qualcuno che oramai arrivava sempre quando ero in lacrime.

<<Oh, ma Matteo sei uno stalker?>>

<<Può darsi>> disse sorridendo<< dai vieni con me>>

<<Io non vado proprio da nessuna parte con te.>>

<<Zitta e seguimi, su!>>

Forse mi sarei pentita per quello che stavo per fare, ma dopotutto nulla sarebbe stato peggio di quello che mi era accaduto fino a quel momento.

Camminammo per la città per venti minuti buoni, mi chiese perché piangevo e gli raccontai quel che mi aveva detto mia madre quel mattino, senza dire tutto il resto però. Ad un certo punto si bloccò.

<<Ok, siamo arrivati. Però scelgo io cosa guardare.>>

<<mi hai portata al cinema! Perché?>>

<<Un uccellino mi ha detto che qualcuno compie gli anni oggi quindi, beh questo è il mio regalo>>

Lo abbracciai, non mi importava tutto quello che era successo, avevo bisogno di attenzione, di sorridere. E lui era lì, con quelle sue dannate fossette. Era lì con me, e io stavo bene e mi sentivo al sicuro, nonostante tutte le cose orribili che aveva detto in giro. Sapevo che qualcuno lo aveva spinto a dirle, perché DOVEVA essere così.

<<Grazie... davvero.>> era sorpreso dal mio gesto, e chi non lo sarebbe stato: generalmente ho sempre ispirato odio nei suoi confronti.

SCUSATE IL RITARDO CLAMOROSO.
Allora, per questo capitolo non avevo assolutamente nessuna dannata idea..... sono successe cose particolarmente pesanti quindi il tempo per scrivere è stato davvero poco.... peace&love. Baci, Irene <3

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