Capitolo 2

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Il mio volto aveva lo stesso colore del pomodoro.

Mi venne un colpo.

Davanti al cancello c'era il ragazzo dai capelli biondo mielato, un sorrisetto sul volto, gli occhi puntati ai miei. Poi si spostarono, emi fece una radiografia.

Tossì.Le mani nelle tasche posteriori dei jeans, jeans chiari e strappati,la maglietta a maniche corte super attillata, si intravedevano i suoi muscoli. Esibizionista.

<<Fai sempre così tu?>>

<<Così come?>>

Ridacchio.<<Urli alla povera gente che viene a suonare il campanello?>>

<<Hem...no.>>

<<E apri il cancello a chiunque suoni? Potrebbe entrare gentaglia. Non ci hai pensato?>>

Aveva l'aria da perfetto stronzo, le sue parole erano irritanti.

<<Certo che no.>>.

Un altro sorrisetto, solo che questa volta era beffardo. Maledetto!

Così prima che il signorino aprisse di nuovo bocca, anticipai.

<<ti serve qualcosa?>>

Si avvicinò di più, chiuse il cancello e mise le braccia incrociate sopra di esso, il sorrisetto non voleva levarselo.

<<Si,ho bisogno di alcune cose.>>

Mi misi sul marciapiede che contornava la casa e la divideva dal giardino. <<Troverai tutto al negozio all'angolo.>> e gli indicai dove. Era abbastanza facile, usciva dal parcheggio, girava a destra, alla prima stradina a sinistra. Lo troverebbe anche un cieco.

<<Aspetta.In questo paesino sperduto, c'è un negozio di elettronica?>>

Oops...non mi aveva detto che cercava quel tipo di negozio.

<<No infatti. Devi andare in città.>>

<<hen,ecco, infatti. Mi sembrava strano.>>

Ero a disagio, la faccia che sembrava sempre di più ad un pomodoro e un sorriso da ebete stampato in faccia.

<<Allora?>>,mi fissava.

<<Castelfranco.Ai giardini del sole.>> lo sputai, e mi sentii più libera.Speravo che ora ringraziasse e se ne andasse.

Era li, in mobile. Perché cavolo non se ne andava? Così presi l'iniziativa, mi girai e andai verso la porta.

<<Non ti presenti? Che cattiva vicina.>>

Presi un bel respiro e mi incamminai verso di lui.

Lo giuro, gli avrei spaccato la faccia molto volentieri. Con un finto sorriso gli tesi la mano, <<Piacere, Eva.>>, il ragazzo si alzò dritto con la schiena. Oddio era alto, non come l'altro, ma quasi. Lo sguardo fisso sui miei occhi, mi prese la mano.

<<Piacere mio. Micene.>>

La sua stretta era forte, anche fin troppo, forse mi odiava, perché era micidiale, avrebbe potuto stritolarmela.

Ma aspetta... è uno scherzo? Si chiamava davvero Micene? Come il sito archeologico in Grecia? Che tristezza.

Micene allentò la presa, e mi tirò a se.

Stampò due baci sulla guancia e mi rimandò indietro.

<<Si fa così qui? Giusto?>>

Odiavo quel sorrisetto. Ma gli risposi gentilmente, con una sola parola, SI.

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