Capitolo 14

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Odiavo i lunedì... entrammo a scuola mano nella mano, con lo stupore di chi ci vedeva... Lo sapevo... uno come lui con una come me? E si lo so che poteva trovarsi di meglio. Ma aveva scelto me. Camminavo fiera accanto a lui.

I compagni mi assalirono e mi fecero un mucchio di domande, in primis come stavo, poi ovviamente cosa che più gli interessava: da quando tu e quel pazzesco di Micene?

Cercai il suo sguardo, chiedevo aiuto, ma come sempre lui rideva e basta.Che stronzo!

Durante la pausa uscimmo in cortile, per un secondo incrociammo lo sguardo di Daniel, che scappò a gambe levate. Mi venne un colpo al cuore.Alcune lacrime sfuggirono al mio controllo. <<Eva... non preoccuparti. Non ti lascerò mai un secondo da sola. Ti proteggerò a costo della mia stessa vita!>

Lo baciai.

<<No!Se tu morissi... morirei anch'io!>>

Già...mi rendevo conto, ogni giorno sempre di più... il nostro amore cresceva di giorno in giorno. Stavamo diventando una cosa sola.Quando ero lontano da lui soffrivo. Era come mi mancasse una parte di me.

E il problema... non capivo come mai!

Chiesi ad Anna del suo appuntamento con Alessandro. Si arrabbiò.

<<Quello è uno stronzo! Indovina cosa voleva? Solo quello. Quello e nient'altro!>>

Lidia mi sedette accanto: <<E con il fotomodello alle mie spalle?Come sta andando?>>

<<Già Eva! Dicevi che non era il tuo tipo ecc...>>

Mi guardavano furbe.

<<Cosa vuoi che vi dica? È andata così...>> lo guardai da dietro la spalla di Lidia.

<<E lo avete...>>

Gli misi una mano sulla bocca. Non mi andava di affrontare un argomento del genere in classe. Ma ovviamente il signorino aveva captato la conversazione.

<<Mi ha tirato un calcio nelle palle... bastava un semplice no... AMORE!>>e lo sottolineò. Divenni rossa come un peperone. Mentre le mie amiche avevano la bocca spalancata. Volevano sapere di più. Sapere di cosa? Che non era successo nulla... a parte il calcio lì.

Micene non tralasciò nulla. Che figura. Mi coprivo la faccia con le mani.Era terribile. Anna e Lidia invece erano super interessate.

Perché doveva capitare a me.

<<Vuoi un altro calcio Micene?>>

Mi sorrise e mi baciò sulla guancia. <<Me ne vado, me ne vado!>>

Mi sentivo osservata... più imbarazzata di così si poteva morire!

Durante il ritorno in macchina lo ripresi. Ero furiosa di quello che aveva spifferato. Erano cose nostre e solo nostre.

Tenni il broncio fino a casa.

<<Eva dai!>>

Mi chiusi il cancello alle spalle!

<<E non provare a scavalcarlo! O dell'argento a casa!>>

<<Eva!>>

Entrai in casa. Preparai il pranzo, dalla finestra intravedevo una figura.Era rimasto li, proprio li dove lo avevo lasciato.

Ma ero troppo arrabbiata. Continuai a mangiare, e lui era sempre li. Mi venne da ridere.

Alla fine cedetti, gli aprii il cancello. Entrò tutto saltellante.

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