Capitolo 22

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Mancavano pochi mesi alla fine della scuola. Micene sapeva già cosa avrebbe fatto. Io... io come sempre no. Ci rimuginavo sopra di continuo e non usciva niente.

Guardavo le università, guardavo il lavoro che avrei scelto... nulla. Non mi veniva in mente nulla. Il campanello suonò e mi venne un colpo...come sempre del resto!

Micene entrò con la solita aria spavalda, maglietta attillata e jeans chiari strappati. Da sbavarci dietro, i capelli che andavano da tutte le parti e stava giocando con il suo pircieng, ci avrei giocato volentieri anche io.

Lo bacia.

<<Come mai questa volta hai suonato il campanello? Tu non lo fai mai. Lo salti.>> mi baciò di nuovo.

<<Così...>>

Andò verso il computer e si mise a guardare. <<Non hai ancora deciso?>>

Lo raggiunsi <<Non sono come te...>> chiusi il computer e lo misi al suo posto.

Micene si mise a ridere. Lui poteva tranquillamente fermarsi e come gli altri... fare il nulla facente. Io non potevo.

<<Sai Eva... mio fratello dice che sei straordinaria!>>

<<Perché?>>ero proprio curiosa.

<<Avrei potuto ucciderti. Sei riuscita...>> non lo lasciai finire, gli saltai al collo.

<<È perché il nostro amore è più grande di qualunque altra cosa!>>ci baciammo intensamente, non ne avevo mai abbastanza. A solo all'idea di una vita con lui... mi faceva venire i brividi, brividi di gioia.

Micene si sedette sul divano a gambe aperte.

<<Sai...oltre a te mio fratello ha appuntato anche Argo.>> e si mise a ridacchiare.

<<Come mai?>> mi sedetti sulle sue gambe e misi le braccia intorno al suo collo.

<<Diciamo che quando non era in se... ha sbattuto ripetutamente la testa contro la gabbia. Deve avergli fatto parecchio male>> e fece una smorfia di dolore. Mi venne in mente quel giorno, quel giorno non molto lontano. Era successo solo pochi giorni fa. Mi guardai il braccio. Chi sa quanti punti avevo.

Micene continuava a ridere sotto ai baffi, e in effetti... a solo l'idea della testa appuntata di Argo... mi venne da ridere.

Emi venne in mente che tra qualche tempo avrei dovuto prendere la patente, Lidia mi aveva consigliato di iniziarla e di fare gli esami appena avrei compiuto i diciotto. Che voglia... mi toccava pensare anche a quello.

Però la patente la volevo, volevo essere indipendente e non farmi scorrazzare di qua e di la da Micene, anche se questo non dispiaceva a nessuno dei due.

Ne parlai con lui, e come Lidia, anche lui propose la stessa cosa. La prossima settimana sarei andata in cerca di autoscuole.

Ora che ci pensavo erano quasi nove mesi che ci conoscevamo, erano passati già nove mesi. Il tempo volava. E avevo rischiato la morte tre volte. Un po troppe per il mio gusto. Sarei mai sopravvissuta? Melo domandavo spesso.

Di una cosa ero preoccupata, Arn, era ancora in circolazione. Più furioso che mai per la mano che Micene gli aveva staccato, e cercava ancora me.

Melo sarei mai tolta di torno?

Ma c'era una cosa che mi spaventava di più, che Micene si ferisse, che Micene morisse sotto i colpi di Arn.

Gli piacevo a tal punto da venire da me per ben due volte, aveva perso una mano a causa mia. Forse ora... aveva cambiato idea, forse ora...mi voleva morta.

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