17.

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Perrie's pov

Grazie a dio la campanella di fine lezione suona in fretta.
Scrivo un altro messaggio a Jesy e Holly, dicendo che non sto molto bene e che sarei andata a casa subito.
In parte è vero.
Non sto bene. Mi ha spezzato il cuore per l'ennesima volta.
Metto in moto l'auto e mi avvio verso casa, senza accendere la radio, senza ascoltare nessun tipo di musica.
Sento solo i mille pensieri che mi tormentano mentre guido per la strada.

Sono le quattro passate ormai, e sono rimasta a letto da quando sono tornata a casa.
Non ho nemmeno mangiato, ero troppo impegnata a guardare il soffitto di camera mia.
Ma tra un pensiero e l'altro improvvisamente mi ricordo della chiacchierata con Leigh, e solo ora mi torna in mente della lettera che mi ha dato.
Mi metto a sedere subito, estraendo dalla mia tasca quel pezzo di carta.
Mi sistemo meglio, mettendomi comoda.
Prendo un enorme respiro e poi apro quel foglio, cominciando a leggere.

Sono un pozzo. Sto piangendo da una mezz'ora come minimo.
Ho letto e riletto quella lettera almeno una decina di volte, e continuo a non credere a quello che c'è scritto.
D'altra parte dovevo capirlo.
Conosco Jade, e avrei dovuto capire quello che stava succedendo, quello che provava per me nonostante non riuscisse a dirlo.
Quanto siamo state stupide.
A quest'ora potremmo essere in tutt'altra situazione.
Non so che fare.
Il cuore mi dice di andare da lei, di perdonarla, di dirle quanto io la ami e baciarla senza lasciarla mai più.
Invece il cervello mi dice di rimanere qui, ad aspettare che si faccia avanti lei e di non rischiare più di stare male per lei.
Ci penso su qualche minuto, anche se so già cosa devo fare.
Decido di seguire il mio cuore.
Mi alzo subito dal letto, rimettendo la lettera in tasca.
Scendi giù dalle scale e corro fuori dalla porta, dirigendomi verso casa di Jade.
Corro il più veloce che posso, e quasi non mi accorgo che sta piovendo a dirotto e che mi sono infradiciata tutta.
Arrivo davanti alla sua porta, finalmente.
Suono il campanello, un po' di volte, aspettando che qualcuno venga ad aprirmi.
Ma niente.
So che è in casa, lo so.
Comincio a dare dei pugni contro la porta.

"Jade aprimi, so che sei qui" urlo, cercando di farmi sentire.
Aspetto un altro po', con la speranza che svanisce lentamente.
Sto per arrendermi, quando sento la chiave girarsi.
Apre la porta, finalmente.
E poi la vedo. È in pigiama e sta sbadigliando, ma non appena mi vede spalanca gli occhi.
Stava dormendo.

"Perrie..." non le lascio il tempo di parlare che tiro fuori dalla tasca quel foglio e glielo porgo.
Sembra non capire, ma appena posa lo sguardo sul pezzo di carta sbianca, cambiando del tutto espressione.
Entro in casa, chiudendo dietro di me la porta, mentre lei è ancora concentrata sul foglio.
Dopo dei secondi che sembrano interminabili mi guarda.

"Tu...tu l'hai letta?" chiede balbettando.

"Si Jade, l'ho letta" dico avvicinandomi a lei.
In tutta risposta lei si allontana da me.

"Come hai fatto ad averla?"

"Me l'ha data Leigh Anne, era dentro il quaderno che le hai prestato. Ma non è questo il punto e lo sai" dico prendendole la mano.
Lei mi guarda spaventata.

"Perrie non possiamo..." la interrompo subito.

"No, basta. Sono stufa di sentirtelo dire. Stufa di sentirti dire che non puoi, che non possiamo, che è sbagliato. Ho letto quello che hai scritto, so quello che provi, e io provo le stesse cose per te cazzo. Ti prego, smettila di pensare a quello che potrebbe dire la gente, smettila di-"
Non mi fa finire di parlare che mi ritrovo le sue labbra sulle mia.
Non me l'aspettavo, ma ricambio subito il bacio.
Dio quanto mi era mancato il sapore delle sue labbra. Quanto mi era mancata.
Poso le mani suoi suoi fianchi, attirandola a me, mentre lei porta le braccia dietro al mio collo.
Un semplice bacio, ma che vale più di qualsiasi altra cosa.
Lentamente ci allontaniamo, giusto quel poco che serve per guardarci negli occhi.
I suoi sono ancora chiusi, ha il respiro pesante e non riesco a capire come si senta in questo momento.
Ma poi li apre, e sul suo viso compare uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto, cosa che fa sorridere anche me.

"Scusami, scusami per essere scappata, scusami per non averti detto quello che provavo, scusami per tutto" dice, appoggiando la fronte sulla mia.
Poso una mani sulla sua guancia, accarezzandola.

"Non mi importa, non mi importa più niente. Ora sei qui, siamo qui, insieme, e mi interessa solo questo" dico, per poi unire di nuovo le nostre labbra.
Ma un bacio diverso.
Un bacio bisognoso.
Un bacio disperato.
La attiro più verso di me, facendo combaciare i nostri corpi.
Sta volta posa le mani sui miei fianchi, e lentamente mi fa indietreggiare, facendomi arrivare fino al divano.
Mi siedo, e lei si mette a cavalcioni su di me, senza staccarsi un attimo delle mie labbra.
Metto le mani dietro la sua schiena per averla più vicina, mentre mi appoggio sullo schienale del divano.
Socchiude le labbra, e senza farmelo ripetere due volte faccio incontrare le nostre lingue, che si cercano disperatamente per la prima volta dopo tanto tempo.
Dopo un po' sentiamo entrambe il bisogno di staccarci per riprendere fiato.
Si allontana da me, continuando a sorridere.

"È bello vederti felice" le dico, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"È grazie a te che sono felice" mi dice, ma poi cambia subito espressione, abbassando lo sguardo.

"Che c'è?" chiedo preoccupata.

"Ma con quella Holly adesso? Cosa farai?" mi chiede mentre si tortura le mani.
Gliele prendo fra le mie mani, cercando di tranquillizzarla.

"Non stavamo insieme, ci stavamo solo frequentando, ma sentivo che non sarebbe andata avanti e che mancava qualcosa"

"Che cosa?" chiede curiosa.

"Mancavi tu" rispondo, facendola sorridere di nuovo.

"Ti amo"
Wow.
Aspetta.
L'ha detto davvero?
Seriamente?
Sorrido come non mai, attirandola di nuovo a me e accorciando le distanza.
Faccio incontrare le nostre labbra ancora.

"Ti amo anche io" dico fra un bacio e l'altro.

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