Capitolo 1

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Mrs.Hemmings

Capitolo 1.

Oggi nevica,qui a Londra. Ormai questa città inizia a non piacermi più,non da quando la mia famiglia mi ha lasciata sola. Prima vivevo una vita felice; avevo James,che era ormai diventato il mio migliore amico; avevo la mamma,che mi sapeva davvero ascoltare; avevo papà,che be',riusciva sempre a rallegrarmi le giornate; avevo la mia famiglia e la mia felicità. Ora che ho? Ho solo un misero pezzo di formaggio con cui saziarmi,non arrivo nemmeno a pagarmi l'affito,e lavorare in un supermercato è diventato imbarazzante,e ogni giorno di più.

Anzi,devo ringraziare la mia vicina,la signora Crystal,perchè è grazie a lei se ho il mio lavoro.

Mi vergogno tanto di me stessa. Non sono riuscita ad ottenere la laurea o il diploma,bello schifo. Sto continuando il collage,ma ormai non ho piú voglia di laurearmi o diplomarmi. Finirò questi ultimi due mesi di collage. Per il momento,sono impegnata quasi tutti i pomeriggi a lavoro,e svegliarmi la mattina per andare a scuola dopo aver passato ore e ore dietro una cassa,è stancante,molto. Ma i miei genitori e mio fratello se ne sono andati,mi hanno lasciata sola,ed ora eccomi qua; una giovane diciottenne senza soldi e sola.

Non arrivo più nemmeno a pagarmi gli studi.

A scuola mi stanno tutti alla larga,mi guardano con disprezzo,quasi come se fossi un alieno o qualcosa di simile,qualcosa di schifoso e orribile. Fa male,perchè infondo ho solo una brutta vita,ma rimango pur sempre una ragazza per bene. Andiamo,sono pulita (e tengo molto all'igiene) e ordinata e sono sempre educata e simpatica con tutti.

E allora,perchè ignorarmi? Cosa ho che non va? Non riuscirò mai a capirlo. La gente è davvero troppo strana. È questa una cosa che odio delle persone; stanno sempre a criticare gli altri,ma nessuno pensa mai a se stesso,ai propri sbagli e difetti. Come se tutti si sentissero i migliori. Be',nessuno è migliore. Alcuni a scuola mi chiamano sfigata,ma non ci faccio più caso,ci sono abituata,ormai. So a memoria tutte le critiche.

"Sfigata."

"Puttana."

"Nerd."

"Stupida."

"Orfana."

L'ultimo è quello che mi manda sempre in bestia; io non sono orfana. Mio padre viaggia,e mia mamma è in cielo,vive sopra di me,e credo che lei possa vedermi. Anzi,certe volte mi preoccupo anche di questo; se mia mamma può vedermi. Perchè se così fosse,non sarebbe troppo bello.

Sono una delusione,la sua delusione.

Andiamo,quale madre vorrebbe vedere la propria figlia distruggersi con le proprie mani? Nessuna,ovviamente.

"Ti faccio schifo,vero mamma?"

Sussurro,continuando a guardare il cielo sopra di me; sono le sei del pomeriggio,e comincia a fare freddo. Dei fiocchi di neve continuano a cadere da lassù. Sorrido. Ormai al parco non c'è più nessuno. Onestamente,vorrei tornare a casa anch'io,ma non ho niente da perdermi. Cosa farei a casa? Piangerei,mi taglierei,starei sola. Senza che me ne renda conto,delle lacrime scendono lungo le mie guance; sono fredde. Le asciugo velocemente,non volendo far colare il trucco.

Faccio un lungo sospiro,alzandomi dalla panchina del parco. Se devo piangere,tanto vale che pianga a casa. Non voglio buttare lacrime su una panchina. Cammino a testa bassa,ho gli occhi leggermente arrossati e gonfi,a causa delle lacrime e del sonno; ultimamente dormo poco e niente.

Alzo di nuovo lo sguardo,quando sento qualcosa bagnarmi la parte superiore della testa; sta piovendo. E io non ho ne un cappello ne un ombrello,perfetto.

"Proprio adesso?"

Dico seccata.

Sta diluviando ormai,e casa mia è abbastanza lontana. Non voglio bagnarmi,quindi corro,tenendo sempre la testa e lo sguardo basso,verso una grande quercia,in un'altro parco.

Rimango lì sotto per tutto il tempo.

Dopo 10 minuti belli e buoni,finalmente smette di piovere. Mi alzo da terra.

"Hey."

Un uomo mi si avvicina. Ha diverse cicatrici in volto,un sorriso malizioso curva le sue labbra; è ubriaco,si nota benissimo.

Cerco di allontanarmi,ma lui mi afferra il polso,impedendomi di scappare.

Sussulto per il contatto con la sua mano gelida e ruvida.

"Dove pensi di andare?"

Chiede. Quell'orribile sorriso non lascia ancora il suo viso. Mi inquieta molto questo tizio.

"Cosa vuole da me?"

Chiedo. Un cenno di preoccupazione si può benissimo notare nel mio tono.

"Uhm,tranquilla,ci divertiremo."

Mi dice. Rabbrividisco per le sue parole,e spalanco gli occhi.

Estrae qualcosa dalla sua giacca; un fazzoletto.

Si avvicina a me,obbligandomi a respirare quel fazzoletto; sonnifero.

La vista mi si annebbia tutto ad un tratto,e perdo subito i sensi. Vedo solo il buio.

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