My Boss Is Shit

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Sto guidando verso il locale, pronta a subire un'altra volta gli Sguardi famelici del capo.

È un anno che mi sono trasferita qui a Toronto dalla mia New York, e sono più o meno otto mesi che lavoro al Pudd's.

Tiro fuori la chiave del locale, aprendo la porta subito dopo. È ancora vuoto e profuma di pulito, le sedie sono ancora sui tavoli, segno che nessuno è ancora arrivato.

Corro nello stanzino e metto alla svelta il vestitino giallo e lego i capelli con una coda di cavallo. Tiro le sedie velocemente a terra e mi metto dietro al bancone per sistemare tutto.

"Già sei qui?"
La voce di Luke mi fa sobbalzare.
"Erm si, sono arrivata prima e ho dato un po' una sistemata."
Luke lavora con me dietro al bancone, è lui che mi ha insegnato tutto.
"Vado a cambiarmi, Jack arriva tra poco."
Quel nome, lo odiavo nonostante fossero i suoi soldi a pagarmi il piccolo appartamento davanti alla Torre.

Il locale si stava lentamente riempiendo, i giovani avrebbero fatto qualunque cosa per bere i nostri famosi 'sieri' e gli uomini, beh loro avrebbero ucciso per le nostre minigonne.
Il club forniva le più belle ragazze della zona.

"Ehi bella, sei libera stasera?"
"Scusa tesoro, sono minorenne.. Em comunque sarei felice di stare con te.."
Adoro gli uomini canadesi, ci cascano sempre e nel cuore sono tutti uguali.
"Erm n-no, mi faresti un vodka lemon, sei qui per questo no. Muoviti e portami quel drink."
Sorrisi una volta che l'uomo sudato e grassoccio di fronte a me si girò puntando la pista dove stavano ballando 5 ragazze sui venti.

Ero occupata a fare tre birre per un uomo sulla sessantina che passava al Pudd's ogni sera per scacciare via i pensieri sulla moglie che lo aveva tradito con uno più giovane di dieci anni.

Una mano mi cinse il bacino mentre l'altra si occupó di afferrare una natica e stringerla tanto forte da farmi chiudere gli occhi in una fessura.

Mi girai di scatto tirando uno schiaffo al diretto interessato.

"Jack che cazzo fai!"
Un urlo misto a paura e rabbia uscì dalla mia bocca. Sapevo che tutte le ragazze che lavoravano al Pudd's erano le sue puttanelle, ma io non sarei stata sulla sua lista.

"Eddai, voglio solo divertirmi un po' con te."
Si avvicinò lentamente chiudendo il mio corpo in un piccolo spazio tra di lui e il bancone di legno.
"Fanculo" lo spinsi via, mettendo tutta la forza che avevo in corpo.

Corsi dietro il bancone mentre lui continua a ad urlare parole incomprensibili, afferra alla svelta il cellulare nel porta oggetti all'entrata e uscii consapevole di aver lasciato lì tutte le mie cose, compreso il mio lavoro.

Era sera inoltrata, Toronto era illuminata come sempre, il vento pungente si faceva spazio tra i miei capelli rendendoli secchi e freddi.
Avevo brividi ovunque, la mia pelle nuda però sentiva poco il freddo autunnale.

Gli occhi si riempivano di lacrime impaurite che io cercavo di mandare via.
Mi strinsi nelle braccia, mettendo le mani a cestino e soffiando i dentro per far arrivare almeno un po' di calore.

Stavo camminando quando una jeep nera si fermó davanti a me, rivelando la figura di un ragazzo.

Scese dalla macchina di corsa, posando il suo giacchetto di pelle sulle mie spalle e invitandomi a salire in macchina. Lo guardai accigliata ma sinceramente in quel momento poco mi importava di chi fosse.

Avevo bisogno di calore.

"Mio dio, ti rendi conto di come sei vestita?"
"Sbrigati a salire in macchina!"
Mi aprì la portiera dell'auto e la richiude una volta entrata, fece lo stesso anche lui.

"Chi ti ha ridotto così?"
"H-ho freddo alle mani, non le riesco a muovere."

Ignorai la sua domanda, distraendolo.

Prese le mie mani tra le sue, le baciò e ci soffio sopra per poi metterle davanti alla bocchetta dell'aria condizionata.

"G-grazie.."
"Figurati."
Riprese a guidare e ogni tanto si girava a guardarmi. Non sapevo dove stava andando, non sapevo io dove volevo andare. Chiusi gli occhi e mi addormentai subito dopo.

"Ehi ragazza svegliati.."
"Mmm"
"Ehi ti prego alzati."

La risposta non arrivó.

Sentii sollevarmi, una mano mi strinse le gambe e un'altra la schiena, lasciai andare la testa sul petto del ragazzo prima di essere trasportata su una superficie più morbida.

Qualche ora dopo

Mi sono appena svegliata, sono stanca ma non riesco a capire dove sono.

Mi alzo sui gomiti e mi guardo intorno per poi vedere una poltrona occupata da una ragazzo, il ragazzo che mi aveva portato via da quel posto.

Scendo dal letto avvicinandomi al moro, gli passo una mano sulla guancia per capire i suoi lineamenti e guardarlo più attentamente.

Ha una maglietta bianca, jeans blu e dei stivali.
Ha la mascella molto marcata e i denti perfetti, dorme con la testa da un lato e la bocca semi aperta, sono sicura che poco fa stava tornando da una festa. È davvero carino ora che ci faccio caso e a dire la verità credo di averlo già visto da qualche parte.

"La smetti di guardarmi?"
La sua voce mi riselveglia dal mio stato di trans facendomi saltare. Gli tiro uno schiaffo sul braccio per fargli capire che mi ha appena messo paura.

"Ahaha scusa non volevo spaventarti, che dici di dirmi il tuo nome?"
"Prima dimmi dove sono."
Ti ho portato al primo Motel più vicino, ora il tuo nome. "
" sei uno con le idee chiare eh"
"Si molto, il tuo nome o ti riporto da dive ti ho preso."
"È una minaccia?"

Mi sposto dalla poltrona buttandomi sul letto e chiudendo gli occhi.
Sento dei passi, il materasso che si abbassa e una ciocca di capelli che si sposta dalla presenza di una mano sul mio viso.

" Lasciami dormire per favore. "
" Prima il nome. "
" Emma. Posso dormire ora?"
Mi girai per guardarlo negli occhi.
"C'è n'è voluto di tempo eh"
"Lasciami in pace."
"OH ma andiamo, si tratta così un ragazzo che ti ha salvata dal freddo di Toronto."
" Beh Grazie mille.."
"Shawn"
".. Shawn, per avermi salvato e ora mi lasci dormire."

"Certo, me ne torno sulla mia bella poltroncina."
Rimasi in silenzio a fissarlo mentre si sedeva, si copriva e appoggiava la testa per poi chiudere gli occhi.

"Shawn.."
"che c'è?"
"Puoi venire a dormire qui."
"Finalmente, mi sta facendo troppo male la schiena" con uno scatto veloce si distese velocemente vicino a me.

"notte"
"notte."

Si può dire che riuscii a chiudere gli occhi nonostante tutto quello che mi passava per la testa in quel momento.

Ero in dormiveglia quando una mano mi abbracció la vita e la testa del ragazzo si appoggió tra l'incavo del collo.

Era addormentato e quella situazione, a me, non dispiaceva.

Mi stavo praticamente facendo schifo da sola, stavo lasciando un ragazzo sconosciuto fare tutto questo e poco primo il mio capo aveva tentato di toccarmi.

Decisi di chiudere gli occhi e lasciarmi andare al calore del corpo vicino a me.

Spazio 'autrice'

Non credo che questo sia un vero e proprio capitolo ma vabbè.

Ho sonno, sono stanca, ho fame e non voglio andare a scuola ma viva la vita.

Il prossimo capitolo è su una canzoncina carina che sicuro conoscete😁

Ci sentiamo prossimamente 💞

~fefa✨










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