Daddy Mendes

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*ispirato a  50 sfumature di grigio*


Ormai era cascata nella mia trappola.

Quasi mi dispiace per lei. Sono pazzo. Sono pazzo di lei. Vorrei scoparla fino a domani e fargli patire le pene dell'inferno proprio come ho fatto con tutte le altre prima di lei.

Invece no. Sono qui, alle tre del mattino, a fissarla come un ragazzino di quindici anni, con una scatoletta di gelato al limone.

Fanculo tutto.

Mi alzo di scatto dalla poltrona, levo di corsa le lenzuola da sopra il suo corpo coperto solo da un paio di slip bianchi, proprio come le avevo ordinato.

"Sha- Daddy cosa fai?"
Si corregge appena incrocia i miei occhi.
"Hai detto che volevi nuove esperienze no? Che ne dici di iniziare subito."
"Ma sono le tre del mattino, domani devo lavorare.."
"Non era una domanda la mia."

Afferrai i suoi polsi legandoli stretti con le lenzuola alla parte di letto in legno.

Presi l'orlo dei suoi slip portandoli lentamente verso il basso, accarezzando con le altre dita ogni lembo di pelle che rabbrividiva sotto il mio tocco.

" T-ti preg-"
"Shh" la zittii portando un dito sulle sue labbra e poi infilarlo nella sua bocca umida.

Presi la scatola del gelato al limone posata sul comodino, con le mani iniziai a spalmare il liquido denso sul suo petto, poi sui suoi segni, stuzzicando i capezzoli ormai turgidi, poi la sua pancia fino all'inizio del suo sesso.

"Ah" gemette una volta che il gelato toccò la sua pelle calda. Sorrisi.

Ripercorsi il tragitto disegnato di bianco sul suo corpo con la lingua. Sentivo il suo corpo ritirarsi sotto di me, la bocca che si apriva ma che si rifiutava di parlare.

"Urla il mio nome." le dissi.
"N-no" gemette quando tirai uno schiaffo sul suo seno destro.
"Fallo." strinsi la sua pelle tra le mie dita, le sue gambe si irrigidirono.

Scosse la testa, trattenendo quasi il fiato.

Mi tolsi la cravatta e la lega intorno alla sua testa, proprio sui suoi occhi marroni.

Strappai via la camicia bianca che avevo indosso, poi tolsi la cintura e la buttai via sul tappeto rosato disteso sul pavimento.

Tolsi i pantaloni rimanendo nei miei boxer firmati Calvin Klein aspettando.

Al suo colloquio, di quasi due giorni fa, mi aveva confermato di aver già fatto sesso. Aveva detto che solo un uomo era stato nella sua vita, solo uno era stato dentro di lei, poi questo coglione se ne è andato con la prima bionda spilungona che gli ha fatto l'occhiolino.

Ero triste per lei. Ho sentito il dovere di trovare quel pezzente e riempirlo di pugni fino a quando nemmeno sua madre riuscirà a riconoscerlo.

Mi ha detto che la sua prima volta è stata orribile. In un umile ascensore, lei si merita di meglio, e io sono qui per farla sentire la principessa che non è mai stata.

"Ti prego.. Non lo fare." ansimó una volta aver capito le mie intenzioni.

Lasciai perdere. Slegai alla svelta i suoi polsi, poi la cravatta e scendendo dal letto la coprii con le lenzuola bianche.

Mi abbandonai al freddo della poltrona di pelle marrone davanti al suo letto.
La fissavo e lei era raggomitolata nelle sue lenzuola, con il suo corpo nudo e perfetto ancora scosso da quello che stavo per fare.

La sentii singhiozzare, era rivolta verso la finestra e stringeva tra le mani le lenzuola.

Mi alzai dalla poltrona e camminai verso il suo lato del letto per restare faccia a faccia.
Mi piegai sulle gambe e la guardai dritta negli occhi togliendo una ciocca di capelli da davanti il suo viso.

"Perché piangi?" le chiesi
"Mi hai messo paura.." sussurrò
"Sei arrivato e mi hai obbligata a.."
"Scusa." la bloccai.

Lo aveva detto. Aveva detto che le avevo messo paura. Io l'ho spaventata. Io che volevo farla sentire a suo agio, l'ho impaurita.

Lasciai cadere la testa tra le mani incredulo di ciò che avevo appena fatto.
Le invece, si sporse dal letto per lasciare una bacio soffice tra i miei capelli.

Alzai il mento per guardarla negli occhi.
Si avvicinò ancora di più e mi baciò lentamente.
La lasciai fare, era tutto di sua spontanea volontà, e nonostante ciò che le avevo appena fatto, lei si era fatta avanti.

"Non ti scusare" sorrise nel bacio.
"Vuoi rimanere qui con me?"
"Io non dormo mai con la-"
"La mia non era una domanda" imitó la mia voce facendomi sorridere.

Mi alzai in pedi andando verso il lato del letto opposto, alzai con un braccio le lenzuola, mi distesi e le riabbassai successivamente.

Lei si avvicinò a me. Posò la testa sul mio petto e intrecció le gambe nude alle mie.

Abbracciai le sue spalle e con una mano iniziai a massaggiarle i capelli, lentamente in modo da farla addormentare.

Chiuse gli occhi poco dopo, abbandonando tutto il suo peso sul materasso e respirando sempre più lentamente, li chiusi anche io poco dopo.

Incredibile. Tutto ciò è incredibile.
Lei doveva essere la mia sottomessa, lei doveva ubbidire come avevano fatto tutte le altre prima di lei. Lei doveva essere mia e basta.

Invece sono qui, abbracciato a Lei, che le ripeto che andrà tutto bene. Sono qui a prometterle di esserci quando invece doveva essere tutto momentaneo.

Mi sono innamorato di una ragazza semplice. Mi sono innamorato dei suoi capelli ricci e castani, dei suoi occhi marroni con delle pagliuzze gialle, della sua altezza a dir poco bassa in confronto a me, delle sue curve, della sua pancetta che si forma ogni volta dopo aver finito di mangiare, della sua risata contagiosa.

Mi sono innamorato del suo essere semplice.
Io, che sono l'opposto del normale, che non bado a niente, che me ne frego di tutto, mi sono innamorato di una persona.

Era strano da dire. Ho imparato ad amare a diciassette anni, con la mia prima ragazza, Emily, lei si che ci sapeva fare. Era bionda e bellissima, più grande di me e innamorata del sesso. È stata lei ad insegnarmi tutto, è stata lei a far nascere la mia ossessione, il mio benessere nel vedere le persone soffrire per mano mia.

Però l'ho amata.

E adesso?

Spazio 'autrice'

È tardi ma io pubblico lo stesso.
Amo questo capitolo e mi è venuta voglia di continuarlo.. 😏

Ci vediamo al prossimo, lasciate un commento se volete la parte ✌️

~fefa✨

One shot || SMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora