[L'arte è espressione dell'anima ]
Il giorno seguente i due decisero di tornare a scuola, non importava quelli che era successo, non avevano ancora risolto l'omicidio di Ignifero ne avevano scoperto cosa aveva spinto questa misteriosa donna a desiderare tanto ardentemente la morte di quel povero ragazzo.
Appena si sedettero, l'uno di fianco all'altro, fu subito facile notare per chiunque era in quella classe quanta tensione gremiva l'aria, così tanta che sarebbe stato oltremodo facile tagliarla con un coltello anche se non subito si accorsero di cosa potesse averla causata.
Poi però, dopo un'osservazione approfondita fu ovvio come ciò che rendeva l'atmosfera in classe tanto tesa riguardava Mefisto in gran parte, il ragazzo infatti non faceva che mandare delle strane occhiate, quasi minacciose al parere della classe al suo compagno di banco mentre questo probabilmente non se se ne era ancora accorto.
Ignifero se ne stava con il volto appoggiato sul palmo della sua mano sinistra, il busto parzialmente ruotato verso l'altro, le gambe accavallano e la mano sorreggeva il pesante tomo mentre si dedica alla lettura di quelle pagine.
Il demone non lo osservava furente o tanto meno per minacciarlo, semplicemente osservava quel ragazzo bellissimo incapace di far vagare il suo pensiero o il suo sguardo altrove e la sua espressione minacciosa era dovuta alla sua concentrazione, insomma non voleva farsi vedere dal diretto interessato a fissarlo.
Poco dopo il suono della campanella tutti prepararono i libri per l'ora che stava per cominciare dopo essersi recati ai propri posti, Ignifero però non si mosse mentre il demone si era limitato a cercare qualcosa nel proprio zaino per passare il tempo probabilmente, quasi quei due sapessero qualcosa che gli altri non sapevano.
Ed era effettivamente così, quella dopo tutta era l'ora della professoressa che si era rivelata essere solo un'altra persona con il suolo obbiettivo di togliere la vita da poco riacquistata del moro ed era ovvio che non potevano già aver trovato una sostituta, infatti entrò una supplente un po' spaventata dalla reazione che avrebbero avuto gli studenti.
Ignifero continuò a leggere immerso nel suo mondo come se avesse voluto impedire alla propria mente di concentrarsi su qualcosa in particolare o magari non voleva solo accorgersi di qualcosa mentre Mefisto tirò fuori dal proprio zaino un blocco da disegno completamente nero, delle matite di differente durezza e una gomma.
Il demone disegnava spesso nel suo tempo libero poiché lo rilassava e gli piaceva immensamente e sentiva di averne un forte bisogno in quel momento senza che potesse spiegarselo, anzi poteva ma non voleva pensarci così tanto.
La sua mano pallida che impugnata la matita dal tratto più delicato percorreva il foglio bianco quasi fosse animata di vita propria, lui non aveva chiaro in mente quello che avrebbe voluto rappresentare tanto ardentemente e fedelmente ma il suo cuore a quanto pare aveva un'idea davvero precisa.
Infatti da quelle poche linee prive di dettagli che aveva tracciato per lo schizzo si rese conto di aver cominciato inconsciamente il ritratto di Ignifero e non gli era servito rivolgergli neppure un'occhiata poiché ormai ne conosceva i lineamenti come conosceva gli inferi.
Girò pagina molto velocemente per poi abbozzare qualcosa altro, cercò di imporsi di non lasciare che il suo tratto richiamasse ancora una volta il suo vicino ma fu vano poiché ne disegnò gli occhi.
Un sospiro sconsolato uscì dalle sue labbra mentre osservava il proprio disegno, era sollevato di non aver disegnato qualcosa che si capisse essere chiaramente Ignifero eppure era allo stesso tempo frustrato perché non riusciva a rappresentare la bellezza di quello sguardo con la sua mano e la sua matita, forse perché non lo conosceva ancora abbastanza.
Prima che se ne potere anche solo rendere conto i suoi compagni avevano assediato il suo banco incuriosito dal lavoro che lo aveva catturato tanto intensamente e che lo faceva sembrare tanto alterato «Wow, Mefisto, questo sguardo è fantastico, sembra vero... » disse estasiato una bionda con fare civettuolo.
Lui scosse la testa sfoggiando un riso amaro a quel complimento, forse era uno sguardo bello ma non stupendo, non mozza fiato come gli occhi di chi lo aveva ispirato in quel sul disegno tanto dettagliato.
«Non abbastanza... » sussurrò tornando a far scorrere la gomma e la matita sul foglio in modo alternato, si era tanto concentrato da non notare come la folla si fosse dileguata e di come quei medesimi occhi che cercava di replicare su carta con tanto ardore lo stessero osservando studiandone i dettagli del volto.
Eppure quell'atmosfera piacevole che si stava creando lentamente, venne spezzata in modo spiacevole e brusco dal suolo acuto e continuato della campanella segnando l'inizio dell'ora successiva.
Un giovane professore dai capelli del colore del miele, gli occhi verdi come le foglie vive degli alberi, la pelle abbronzata e un luminoso sorriso a illuminargli il viso si pose davanti alla cattedra attirando l'attenzione di molte ragazze a causa della sua brezza.
«Ciao ragazzi, il mio nome è Colton Evans e sarò il vostro nuovo professore di arte e musica dato che il vecchio è andato in pensione » disse con un sorriso ancora più raggiante di quello con il quale era entrato nella classe.
Tutti gli diedero il buon giorno e successivamente lui portò i suoi studenti nell'aula di musica ricolma di strumenti di vario tipo tenuti nelle migliori condizioni possibili nonostante si trattasse pur sempre della scuola.
«Bene, ora prendete uno degli strumenti che vedete e provate ad arrangiare qualcosa » disse sedendosi in una sedia mentre osservava incuriosito le scelte che venivano compiute fai vari elementi della classe.
«Prof, possiamo anche suonare qualche canzone già nota? » chiese uno degli studenti ricevendo un cenno di assenso dall'uomo che intanto aveva estratto il cellulare a causa del suono di una notifica con un sorriso diverso e brillante.
Il primo a dare sfoggio delle sue abilità fu Ignifero, per quanto non volesse ma tutti si erano tirati indietro così si sedette davanti al piano forte cominciando a cantare.
«Mueonga kkaejineun sorsoli
Il suono di qualcosa che si rompe
Nan mundeuk jameseo kkae
Mi sveglio dal sonno
Nasseoreum gadeukhan sori
Un suono pienamente sconosciuto
Gwireul maga bojiman jamel deulji mothae
Cercando di coprire le mie orecchie ma impossibilitato nel dormire» la sua voce profonda e rauca cantava in quella lingua a molti sconosciuta.Cantava strofe dal significato che solo il demone era riuscito a capire avendo vissuto abbastanza a lungo da imparare il coreano e aveva sentito che quelle parole non erano solo il testo di una canzone, erano parole che riflettevano quel ragazzo.
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Oltre la morte
FantasyE se un ragazzo ripartisse dalla sua morte conosciuta solo da lui e chi lo ha ucciso, se riuscisse a liberarsi dalla fine per avere quell'inizio che non c'è mai stato nella sua vita ma se fallisse nel ricordare o scoprire chi lo ha privato del respi...