•Atto I•

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[Il patto con Mephistpheles ]

Lui si era fermato quando ogni rumore aveva smesso di essere udito, si era seduto a terra per poi stendersi definitivamente per poi chiudere gli occhi abbandonandosi alla sensazione di essere assimilato da quel nero pece.

Forse, gli balzò alla mente il pensiero, sarebbe svanito molto prima di quanto aveva immaginato ed era un sollievo per lui che aveva sempre conosciuto solo il tormento e non poteva essere tentato poiché non possedeva desideri.

Ma no, non sarebbe svanito come svanisce la fiamma di una candela quando la cera si è troppo consumata, non sarebbe stato così facile svanire e il silenzio non sarebbe durato ancora per molto, infatti il suono di passi che si avvicinavano catturò la sua attenzione, nonostante non si mosse ne aprì gli occhi.

«Non capisco, perché non vuoi fare un patto con me, potresti vendicarsi di chi ti ha fatto questo » «Io non possiedo desideri ne aspirazioni e svanirò come sono nato, senza lasciarmi nulla dietro o dinnanzi » rispose lasciando trasparire la sua riluttanza nel continuare il discorso  ma chiaramente al demone non importò.

Non poteva capire come quella ragazzo potesse non avere desideri,  non poteva comprendere che un cieco nato nel buio che non aveva avuto modo di vedere non volesse farlo, non poteva capire un essere umano che non aveva desiderio alcuno poiché quella era la natura umana, desiderare fino alla morte.

Mephistopheles, a causa del nero invadente e asfissiante che c'era in quell'anima sgretolata, non si rese neppure conto della purezza di questa, di come quel ragazzo morto e tormentato da pesi pesanti non avesse commesso un solo peccato.

Egli non aveva infatti mai odiato.
Non aveva mai mentito.
Non aveva mai profanato il nome dell'ogni potente, di Dio.
Non aveva mai incolpato i suoi genitori della sua pessima vita.
Non aveva mai ucciso.
Mai aveva desiderato donna o uomo d'altri, lui per la verità non aveva mai desiderato nessuno.
Mai aveva commesso adulterio.
Mai si era difeso.
Mai aveva denunciato.
Mai aveva agito.

Lui si era sempre comportato come una bambola di pezza priva di cuore e di vita nonostante quella non fosse la realtà dei fatti, lui quel muscolo pulsante lo possedeva anche se degradato ed in rovina ma è quello che accade quando non usi qualcosa perché lui non lo aveva mai usato, il suo cuore.

«Tu non hai mai amato, vero? » chiese il demone fin troppo volenteroso di ottenere quell'anima particolare che gli si era mostrata davanti «No, ne voglio farlo » rispose piatto, come aveva sempre risposto e vissuto.

Lui infatti non aveva mai bramato un contatto fisico o l'amore sentimentale poiché aveva sempre visto questo sentimento come qualcosa di pericoloso, inutile e decisamente sciocco; non riusciva a comprendere quelle persone che ne dipendevano da altre, che sacrificavano la loro vita felice per quella di qualcun'altro.

Lui semplicemente non capiva la natura umana poiché egli stesso era disprezzato dagli altri, poiché egli, nella sua solitudine e nel suo tormento, non aveva mai avuto nessuno a prendersi cura di lui o a insegnargli il valore dei sentimenti, dei sogni, delle speranze e delle aspirazioni.

«Accettare il patto, potresti trovare un modo di spezzare le catene che ti feriscono tanto » «Ferire? » chiese il ragazzo dalla chioma scura drizzando la schiena e piegando la testa di lato confuso, perché ormai lui non sentiva più niente o semplicemente non se ne accorgeva poiché non era nulla di rilevante a parer suo.

«Ah, no, mi ero quasi dimenticato di queste...  » disse sincero osservando la creatura davanti a se in quelle sue gemme ambra brillanti, osservo lo stupore e l'incredulità negli occhi del demone senza comprendere la fonte del suo stupore, pensava che almeno lì sarebbe risultato normale.

Si sbagliava.

Lui non era normale e non lo sarebbe stato mai, lui era diverso, diverso da tutti gli altri, da ogni altra creatura, lui non era nato per vivere ne destinato a morire, la sua esistenza era qualcosa di particolare e specifico, qualcosa di inimmaginabile per il demone.

Ne Il ragazzo ne Mephistopheles sapevano quale sarebbe stata la sorte che sarebbe spettata poi a quel ragazzo privo di ogni nozione su come vivere, sulle emozioni, suoi peccati e privo di quella frivola corruzione che rende l'animo umano tanto succulenti per le creature rinnegare dal grande immortale.

«Se riesci ad indovinare il mio nome accetterò di fare un patto con te » «Mh, perché hai cambiato idea sul non volerlo fare? » «Non c'è un motivo, magari sono solo curioso di sapere chi mi ha ucciso, magari voglio sapere se c'è un motivo o magari voglio solo vedere se riesci a scoprire qual'è il mio nome » rispose vago, come suo solito ignorando l'espressione arrabbiata che l'altro gli rivolse.

Il demone però mostrò un sorriso saccente di chi ha già la risposta pronta, come sarebbe potuto non essere così, dopotutto lui era il grave Mephistopheles, il terzo demone più grande, il secondo comparato a Lucifero.

«John, giusto? » chiese sicuro della risposta che aveva dato ma presto quel sorriso disdicevole abbandonò il suo volto «No, non è il mio nome » rispose annoiato l'altro, non che lo fosse o meglio non lo poteva essere perché non provava interesse come non provava gioia o altro, lui era vuoto, completamente.

Mephisto allo fece quello che facevano tutti i demoni per definizione, imbrogliò, in realtà non lo fece perché nessuno aveva detto che non poteva usare i mezzi a sia disposizione per scoprirlo, nessuno, meno quel ragazzo davanti a lui e quindi si collegò alla sua anima per svorgenrne i segreti.

Non riuscì ad andare a fondo, a scoprire quello che quel ragazzo aveva vissuto poiché egli gli aveva negato la possibilità di farlo, lui non sapeva come fosse possibile ma lo aveva fatto, però in un piccolo angolo riuscì a scorgere un nome, il suo.

«Ignifero, che razza di nome è? » chiese il demone confuso passandosi una mano fra i capelli «Un nome strano suppongo, non ne ho idea, non mi interessa » rispose ponendosi in piedi.

Il demone usò uno dei suoi artigli per ferire il braccio del ragazzo poi gli porse una piuma d'oca e una pergamena «Firma alla fine » disse lui mentre le pupille veloci leggevano attentamente il contratto.

Fu così che il patto fu stipulato.

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