•Atto VII •

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[Una notte di fuoco dopo una scioccante verità]

Sul volto del ragazzo si dipinse un sorriso amaro prima che decidesse di rivelare a Mefisto quel piccolo dettaglio che tanto piccolo in realtà non era, era un'altra cosa che riguardava la sua infelice permanenza in quel tanto odiato laboratorio, qualcosa che riguardava la sua anima.

«È normale che il mio odore sia più forte, quello che percepisci ora è l'odore , più o meno, che dovrebbe avere la mia anima intera » ammise in un debole sussurro, tanto flebile che parve infrangersi contro la pelle dell'altro senza lasciare traccia della sua esistenza, quasi avesse sperato di non dover parlare di quel segreto che aveva tenuto sigillato oltre le sue labbra.

Mefisto cercò un po' di calma, forse la delusione ed il dolore nello scoprire che il suo ragazzo no aveva avuto abbastanza fiducia in lui per parlargli di qualcosa che riguardava la sua anima lo aveva aiutato, forse era la curiosità o era quella luce triste che brillava più del solito, quell'indizio di tristezza che Ignifero solitamente nascondeva.

Si sederono in modo composto sul letto matrimoniale presente nella stanza, accesero la luce calda e debole di una delle lampade posizionate al lato della testata e, illuminati da quella luce quasi spettrale, con il volto serio e le labbra serrate, con il cuore che batteva veloce di malinconia e le mani strette in pugni di rabbia che non sarebbe mai andata via il moro cominciò a raccontare.

«Sai, probabilmente ci sono tante, forse troppe cose di me che non sai e non le so nemmeno io, conosco solo ciò che ricordo e quel poco che ho potuto leggere nei documenti » fece una pausa come se il respiro gli mancasse, come se i suoi polmoni si volessero rifiutare di lasciare andare quelle parole che si era tenuto dentro, la causa della sua disperazione sempre presente in se.

«Mia madre, quella vera, non so neppure chi sia e so solo che una donna mi ha trovato e mi ha preso con se ma poi a causa di in debito io sono finito qui, l'unica cosa che ho sempre saputo è il mio nome e non so come sia possibile » si fermò ancora puntando le sue gemme smeraldine nelle pozze dorate del sua ragazzo, forse voleva un po' di sicurezza o forse voleva solo assicurasse che ascoltasse, che capisse.

«Io non ho un cuore, non uno vero, c'era solo quel pezzo in più della mia anima e non chiedermi come e non chiedermi perché, me lo strapparono e ci crearono delle catene, per un demone » la sua voce era soffocata e più che parlava più pareva di essere al cospetto di un vento lontano che portava un eco sconosciuto e stanco.

«Riesco a ricordare, di quel periodo, poco e nulla, ricordo un dolore lancinante, tanto forte da rendere persino il ricordo doloroso, riesco a percepire solo un gelo senza precedenti a allora e credevo di non dover essere vivo da tempo, tanto che quando mi sono trovato circondato dalla morte ho sperato di svanire e dimenticare quel gelido dolore » disse facendo riferimento al loro primo incontro, fu allora che il demone pensò a quello sguardo morto e stufo, alle catene che avvinghiavano la sua anima e il sul non voler sfiorare la luce.

Eppure, per quanto avesse voluto abbracciarlo, stringerlo a se e rendere più sopportabile quel suo dolore, quel gelo che emergeva dalle sue parole tremanti e tristi, Mefisto non fece nulla ne lasciò uscire parole di consolazione che tanto avrebbe voluto pronunciare per allietare il suo animo sofferente, sapeva che aveva altro da dire.

«É vero, per anni e anni non ho potuto percepire altro che il gelo, non potevo provare cose diverse dal dolore di non sapere, di non capire che senso avesse la mia vita eppure, nonostante la mia ostinazione nel voler sparire tu, tu hai cambiato tutto in me... » fu allora che Ignifero avvicinò le sue mani a quelle del demone che ancora pareva ferito, che ancora non riusciva a comprendere quello che quelle parole impacciate significavano, quello che cercavano di fargli capire.

«Io ho cominciato a vivere solo quando il mio cuore a cominciato a battere e sei stato tu, tu solo hai compiuto questa magia, tu solo mi hai salvato da me e dalla solitudine che mi stava divorando e per dire la verità se lo avessi saputo prima io te lo avrei detto » disse infine facendo finalmente vedere chiaramente i suoi sentimenti dalle sue iridi smeraldo, per quanto non avesse voluto mostrare se stesso in quel modo tango vulnerabile e debole non riuscì.

Era stanco di mentire a se stesso, di ripetersi che non c'era nulla che non andasse e che non c'era assolutamente bisogno di mostrare che anche lui poteva essere fragile, forse più fragile di quello che il demone pensava e voleva, finalmente, lasciarsi in balia di mani altrui anche se forse avrebbe fatto più male ma era consapevole del fatto che avrebbe amato di più.

«Non lo sapevi, intendo della tua anima? » chiese con tono ironico il demone, il suo tono lasciava intendere la sua rabbia eppure non stava ancora mostrando ciò che provava o pensava e questo stava divorando l'altro che non poteva fare altro che rispondere onestamente alle domande che gli venivano poste.

«No, è da quando siamo qui che non mi sento bene, la testa mi fa male da morire e poco fa ho avuto come un lampo nella mente e ho riavuto questi ricordi, credo che più sono vicino, più tempo passerò qui, più i ricordi torneranno e sinceramente non so nemmeno se abbiamo fatto qualcosa per impedirmi di ricordare » disse con un filo di preoccupazione nella voce dato che le mani calde del suo ragazzo erano scivolate via dalle sue e lo aveva visto alzarsi lentamente e dirigersi a qualche passo da lui, lo aveva osservato mentre si appoggiava al muro con quella sua espressione neutra senza lasciargli capire nulla.

Ma quella notte fu come se il dato avesse deciso di farlo soffrire ancora un po' come se avesse voluto tormentarlo in ricordo dei bei vecchi tempi poiché quando le labbra di Mefisto si mossero lui non riuscì a capire quello che disse, gli parve che il modo fosse stato privato fai suoni e ancora una volta tornò quel fastidioso brusio, come quello delle interferenze e i suoi occhi si chiusero.


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